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Appello patteggiamento: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento, poiché i motivi non rientravano tra quelli tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. L’ordinanza chiarisce i rigidi limiti dell’appello patteggiamento, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e a una sanzione di 4.000 euro per la manifesta infondatezza dell’impugnazione.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Patteggiamento: La Cassazione Ribadisce i Rigidi Limiti

L’appello patteggiamento rappresenta una delle questioni più delicate della procedura penale, poiché bilancia l’esigenza di deflazione del contenzioso con la garanzia del diritto di difesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 23090/2024) torna a fare chiarezza sui confini invalicabili di questo strumento, dichiarando inammissibile un ricorso presentato per motivi non consentiti dalla legge e sanzionando pesantemente il ricorrente. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

Il Caso: Un Ricorso Contro la Sentenza di Patteggiamento

Il caso trae origine da una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (comunemente nota come “patteggiamento”), emessa dal GIP del Tribunale di Monza. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando una serie di censure avverso la sentenza. Tuttavia, la Suprema Corte ha immediatamente rilevato un vizio insanabile nell’impugnazione.

I Limiti dell’Appello Patteggiamento e la Decisione della Corte

Il cuore della pronuncia risiede nell’applicazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce un elenco tassativo e invalicabile dei motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. La Corte ha constatato che le doglianze del ricorrente erano del tutto estranee a questo elenco, rendendo il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione in modo netto e conciso, fondandola sulla palese “indeducibilità delle censure proposte”. In altre parole, i motivi addotti dal ricorrente non potevano, per legge, essere fatti valere in quella sede.

L’Art. 448, comma 2-bis, c.p.p.: Un Elenco Tassativo

La norma citata consente il ricorso contro la sentenza di patteggiamento solo ed esclusivamente per motivi attinenti a:
1. L’espressione della volontà dell’imputato: ad esempio, se il consenso al patteggiamento è stato viziato.
2. Il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza: se il giudice ha emesso una pronuncia difforme da quanto concordato tra le parti.
3. L’erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato classificato in modo errato.
4. L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata: se la sanzione è contraria alla legge.

Qualsiasi altro motivo, come quelli sollevati nel caso di specie, non rientra tra le censure ammesse e conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Le Conseguenze dell’Inammissibilità

L’inammissibilità del ricorso ha comportato due conseguenze negative per il ricorrente, come previsto dalla legge. In primo luogo, la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, il versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha giustificato l’entità di tale sanzione pecuniaria evidenziando l'”elevato coefficiente di colpa” del ricorrente nel proporre un’impugnazione manifestamente infondata, che ha inutilmente impegnato il sistema giudiziario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

L’ordinanza in esame è un monito importante per gli operatori del diritto. La scelta di impugnare una sentenza di patteggiamento non può essere presa alla leggera, ma deve fondarsi su una rigorosa analisi della sussistenza di uno dei pochi motivi consentiti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Proporre un appello patteggiamento basato su motivi generici o non previsti dalla norma non solo è destinato all’insuccesso, ma espone il proprio assistito a significative sanzioni economiche. La decisione riafferma la natura eccezionale di questo tipo di impugnazione, confermando la volontà del legislatore di dare stabilità alle sentenze che recepiscono un accordo tra accusa e difesa.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, il ricorso è consentito solo per un numero limitato e specifico di motivi espressamente indicati dalla legge (art. 448, comma 2-bis, c.p.p.).

Quali sono i motivi validi per un appello patteggiamento?
I motivi validi riguardano esclusivamente problemi con l’espressione della volontà dell’imputato, la mancata corrispondenza tra la richiesta e la sentenza, l’errata qualificazione giuridica del fatto oppure l’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Cosa accade se si presenta un ricorso per motivi non consentiti dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in 4.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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