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Appello parte civile: limiti dopo la Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14370/2024, ha stabilito i limiti all’appello della parte civile contro le sentenze di proscioglimento per reati minori. A seguito della Riforma Cartabia, la Corte ha chiarito che l’inappellabilità prevista dall’art. 593 c.p.p. si applica anche alla parte civile, dichiarando il suo appello inammissibile. Resta comunque la possibilità di ricorrere direttamente in Cassazione.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Parte Civile: La Cassazione e i Nuovi Limiti della Riforma Cartabia

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche al sistema processuale penale, con l’obiettivo di snellire e rendere più efficiente la giustizia. Una delle questioni più dibattute riguarda i limiti all’appello della parte civile avverso le sentenze di proscioglimento. Con la sentenza n. 14370 del 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, interpretando in senso restrittivo le possibilità di impugnazione per la parte danneggiata dal reato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento per diffamazione dinanzi al Giudice di Pace, conclusosi con l’assoluzione dell’imputato con la formula “perché il fatto non costituisce reato”. La parte civile, ovvero la persona che si riteneva danneggiata dalla presunta diffamazione, ha proposto appello avverso tale decisione dinanzi al Tribunale competente.

Il Tribunale, tuttavia, ha dichiarato l’appello inammissibile, ritenendo applicabili anche alla parte civile le nuove limitazioni introdotte dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) all’art. 593 del codice di procedura penale. Insoddisfatta, la parte civile ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che tali limiti dovessero valere solo per l’imputato e il pubblico ministero.

La Questione Giuridica: I Limiti all’Appello Parte Civile

Il nodo centrale della questione era se il divieto di appello per le sentenze di proscioglimento relative a reati di minore gravità, puniti con la sola pena pecuniaria o alternativa, si estendesse anche all’impugnazione presentata dalla parte civile per i soli interessi civili.

Secondo la difesa della parte ricorrente, la norma di riferimento per l’impugnazione della parte civile è l’art. 576 c.p.p., che non è stato modificato dalla riforma. Pertanto, le limitazioni dell’art. 593 c.p.p. non avrebbero dovuto pregiudicare il suo diritto a un secondo grado di giudizio per ottenere il risarcimento del danno.

L’impatto della Riforma Cartabia sull’Appello

La Riforma Cartabia ha modificato l’art. 593 c.p.p., stabilendo che sono “in ogni caso” inappellabili le sentenze di proscioglimento relative a reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa. L’espressione “in ogni caso” è stata il fulcro dell’interpretazione, suggerendo una portata generale della norma, senza distinzioni soggettive.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale e fornendo una lettura sistematica delle nuove norme.

I giudici hanno affermato che l’intento del legislatore, con la Riforma del 2022, era proprio quello di circoscrivere il rimedio dell’appello per i reati di minore entità, al fine di alleggerire il carico dei tribunali di secondo grado. L’espressione “in ogni caso”, introdotta nel testo dell’art. 593 c.p.p., è stata interpretata come una formula volutamente onnicomprensiva, volta a escludere l’appello per tutte le parti processuali, inclusa la parte civile.

Secondo la Corte, sebbene l’art. 576 c.p.p. riconosca alla parte civile un generale potere di impugnazione, questo potere deve essere coordinato con le nuove limitazioni. La norma dell’art. 593 c.p.p. agisce come una lex specialis che deroga alla regola generale per specifiche tipologie di sentenze. Di conseguenza, l’inappellabilità oggettiva prevale sul diritto soggettivo all’impugnazione.

È importante sottolineare che questa interpretazione non priva la parte civile di ogni tutela. La Corte ha infatti chiarito che, pur essendo precluso l’appello nel merito, alla parte civile resta la possibilità di proporre direttamente ricorso per cassazione avverso la sentenza di proscioglimento, per far valere eventuali violazioni di legge.

Le Conclusioni

La sentenza in commento consolida un orientamento restrittivo in materia di impugnazioni. Le conclusioni pratiche sono chiare: per i reati minori (punibili con sola ammenda o pena alternativa), la parte civile non può più proporre appello contro una sentenza di assoluzione per ottenere il risarcimento dei danni in secondo grado. L’unica via percorribile per contestare la decisione è il ricorso diretto alla Corte di Cassazione, un rimedio limitato al controllo di legittimità e non a un riesame completo dei fatti. Questa decisione segna un punto fermo nell’interpretazione della Riforma Cartabia, privilegiando l’efficienza del sistema giudiziario rispetto all’estensione dei mezzi di impugnazione.

Una parte civile può sempre appellare una sentenza di proscioglimento?
No. A seguito della Riforma Cartabia e della sentenza in esame, la parte civile non può proporre appello avverso le sentenze di proscioglimento relative a reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa, in quanto l’appello è considerato inammissibile.

Perché l’appello della parte civile è stato ritenuto inammissibile in questo caso?
L’appello è stato ritenuto inammissibile perché la Corte di Cassazione ha interpretato la modifica all’art. 593 del codice di procedura penale, che rende ‘in ogni caso’ inappellabili tali sentenze, come una norma di portata generale applicabile a tutte le parti processuali, inclusa quella civile.

Quale strumento di tutela resta alla parte civile contro un proscioglimento per reati minori?
Pur non potendo più presentare appello, la parte civile conserva la facoltà di proporre direttamente ricorso per cassazione avverso la sentenza di proscioglimento. Tale ricorso è limitato alla contestazione di errori di diritto e non consente un nuovo esame del merito della vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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