Appello Intempestivo: Le Conseguenze di un Ritardo secondo la Cassazione
Nel mondo del diritto, il rispetto delle scadenze non è solo una questione di buona educazione, ma un requisito fondamentale che può determinare l’esito di un intero procedimento. Un appello intempestivo, ovvero presentato oltre i termini stabiliti dalla legge, può vanificare ogni sforzo difensivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle rigide conseguenze legate al mancato rispetto dei termini processuali.
I Fatti del Caso: un Appello Presentato Fuori Termine
La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato. La ragione di tale decisione era semplice e formale: l’atto di impugnazione era stato depositato oltre il termine di quindici giorni previsto per legge. Questo termine breve si applica quando il giudice, al termine dell’udienza, legge in aula non solo il dispositivo (la decisione finale) ma anche la motivazione contestuale che lo sorregge.
Di fronte a questa declaratoria di inammissibilità, l’imputato ha deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, sostenendo che, in realtà, la lettura della sentenza in udienza fosse stata solo parziale. Secondo la sua tesi, tale circostanza avrebbe dovuto far decorrere un termine più lungo per l’impugnazione.
La Decisione della Corte sull’Appello Intempestivo
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo a sua volta inammissibile. Gli Ermellini hanno qualificato le argomentazioni del ricorrente come “generiche” e “manifestamente infondate”. La Corte ha sottolineato che, a fronte di quanto attestato nel verbale d’udienza, le semplici affermazioni di parte, prive di qualsiasi riscontro oggettivo, non sono sufficienti a scalfire la validità formale degli atti processuali.
La decisione ha quindi confermato la pronuncia della Corte d’Appello, ribadendo che l’appello era stato correttamente giudicato intempestivo. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Sentenza
La motivazione alla base della decisione della Cassazione è ancorata a un principio cardine della procedura penale: la perentorietà dei termini per impugnare. La legge stabilisce scadenze precise per garantire la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo. Quando una sentenza viene emessa con motivazione contestuale, la parte ha quindici giorni per presentare appello. Questo termine non è negoziabile né prorogabile su base discrezionale.
I giudici hanno chiarito che l’onere di provare un’eventuale irregolarità nella lettura della sentenza, come una lettura solo parziale, spetta a chi la eccepisce. In questo caso, il ricorrente non ha fornito alcun elemento concreto a sostegno della sua tesi, rendendola una mera affermazione non idonea a superare le risultanze del verbale di udienza, che fa fede fino a querela di falso.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per chiunque sia coinvolto in un procedimento legale: i termini processuali sono invalicabili. La conseguenza di un appello intempestivo è drastica: l’inammissibilità, che impedisce al giudice di entrare nel merito delle questioni sollevate. La sentenza di primo grado diventa così definitiva, con tutte le sue conseguenze.
Inoltre, un ricorso in Cassazione ritenuto manifestamente infondato comporta non solo la condanna alle spese del procedimento, ma anche il pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Ciò serve da deterrente contro impugnazioni dilatorie o pretestuose. Per gli operatori del diritto e i loro assistiti, la massima attenzione al calendario e alle scadenze processuali è, pertanto, un obbligo non solo formale, ma sostanziale per la tutela dei propri diritti.
Qual è il termine per presentare appello contro una sentenza con motivazione contestuale?
In base a quanto emerge dall’ordinanza, il termine previsto dalla legge per presentare appello avverso una sentenza con motivazione letta contestualmente al dispositivo è di quindici giorni.
Cosa succede se l’appello viene presentato dopo la scadenza del termine?
Se l’appello viene presentato oltre il termine stabilito, viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non esamina il merito della questione e la sentenza impugnata diventa definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 13431 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 13431 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 08/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a BRESCIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 24/05/2023 della CORTE APPELLO di BRESCIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata;
esaminati i motivi del ricorso di NOME COGNOME sentite le parti;
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME
Ritenuto che i motivi dedotti avverso la dichiarazione di inammissibilità dell’appello perché intempestivo sono manifestamente infondati poiché l’appello era stato proposto, a fronte dei sentenza con motivazione contestuale, oltre il termine di quindici giorni previsto per legge. Generiche, a fronte del contenuto del verbale di udienza, le affermazioni che, invece, della sentenza fosse stata data lettura parziale;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso 1’8 marzo 2024