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Appello inammissibile: no a impugnazioni diverse

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo essere stato prosciolto in un giudizio abbreviato, aveva presentato appello per ottenere una diversa formula assolutoria. La Suprema Corte ha confermato che la legge, a seguito di una riforma del 2006, non consente più questo tipo di impugnazione. Di conseguenza, l’appello inammissibile è stato correttamente rigettato in secondo grado e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Inammissibile: Quando l’Impugnazione in Rito Abbreviato è Vietata

Nel complesso panorama della procedura penale, i mezzi di impugnazione sono regolati da principi rigorosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un punto cruciale riguardante il giudizio abbreviato, confermando quando un appello inammissibile non lascia spazio a riesami. Il caso in esame offre un’importante lezione sui limiti del diritto di appellare una sentenza di proscioglimento al solo fine di ottenere una formula assolutoria più favorevole.

I Fatti del Caso: Un Appello Respinto in Partenza

La vicenda processuale ha origine da una pronuncia del Tribunale di Foggia, che, all’esito di un giudizio abbreviato, aveva prosciolto un imputato. Non soddisfatto della formula assolutoria, l’imputato decideva di proporre appello. Tuttavia, la Corte di appello di Bari dichiarava l’impugnazione inammissibile.

Contro questa decisione, il difensore dell’imputato presentava ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte territoriale avesse commesso un errore di diritto nel ritenere non appellabile la sentenza di primo grado. La difesa mirava a contestare la decisione della Corte d’appello, insistendo sulla possibilità di impugnare per ottenere una diversa motivazione di proscioglimento.

La Decisione della Corte e l’Appello Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo a sua volta inammissibile. La decisione si fonda su una solida base normativa, l’articolo 443, comma 1, del codice di procedura penale. I giudici supremi hanno sottolineato come la Corte d’appello abbia agito correttamente.

Il punto centrale della questione risiede in una modifica legislativa introdotta dalla legge n. 46 del 2006. Tale legge ha abrogato la parte della norma che, in precedenza, permetteva all’imputato di appellare una sentenza di proscioglimento emessa in sede di rito abbreviato per ottenere una formula diversa. Di conseguenza, dopo tale riforma, un appello inammissibile è l’unico esito possibile per un’impugnazione di questo tipo.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte è netta e lineare. Innanzitutto, viene ribadito che la sentenza del Tribunale di Foggia, essendo una pronuncia di proscioglimento in rito abbreviato, non era appellabile per le ragioni sopra esposte. La pretesa del ricorrente si scontrava con il chiaro dettato normativo post-riforma.

In secondo luogo, la Corte ha escluso la possibilità di ‘convertire’ l’appello originario in un ricorso per cassazione. Questa operazione non era praticabile per due ragioni fondamentali: da un lato, il ricorrente non aveva sollevato specificamente questo punto; dall’altro, e in modo ancora più decisivo, l’imputato aveva espressamente dichiarato di voler proporre un ‘atto di appello’ e non un ‘ricorso per cassazione’. Questa chiara manifestazione di volontà ha precluso ogni possibilità di riqualificazione dell’atto da parte del giudice.

Infine, come diretta conseguenza della declaratoria di inammissibilità, ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: Limiti all’Impugnazione e Principio di Tassatività

La sentenza in commento rafforza il principio di tassatività dei mezzi di impugnazione nel processo penale. Non è possibile impugnare una decisione se non nei casi e con le forme espressamente previste dalla legge. La scelta del rito abbreviato comporta delle conseguenze precise, tra cui una limitazione delle possibilità di appello, specialmente avverso sentenze di proscioglimento. Questa pronuncia serve da monito: la strategia processuale deve tenere conto dei limiti normativi vigenti, poiché un appello inammissibile non solo è inefficace, ma comporta anche conseguenze economiche negative per l’imputato.

È possibile appellare una sentenza di proscioglimento emessa in un giudizio abbreviato solo per ottenere una formula di assoluzione diversa?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, a seguito della modifica legislativa del 2006, non è più proponibile l’appello avverso le sentenze di proscioglimento emesse in rito abbreviato al solo fine di ottenere una diversa formula assolutoria.

Cosa succede se si propone un appello quando la legge non lo consente?
L’appello viene dichiarato inammissibile. Come stabilito dalla sentenza, questa declaratoria comporta la condanna dell’appellante al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Un atto di appello inammissibile può essere convertito in un ricorso per cassazione?
La Corte ha specificato che, nel caso di specie, non poteva porsi il problema della convertibilità, soprattutto perché l’imputato aveva manifestato esplicitamente la volontà di proporre un appello e non un ricorso per cassazione, mancando quindi i presupposti per la conversione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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