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Appello inammissibile: motivi non dedotti prima

La Corte di Cassazione dichiara un appello inammissibile perché il ricorrente ha sollevato la questione della particolare tenuità del fatto per la prima volta in sede di legittimità, senza averla dedotta nei precedenti gradi di giudizio. La decisione sottolinea il principio secondo cui i motivi di ricorso devono essere presentati in appello per poter essere esaminati dalla Suprema Corte.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Inammissibile: L’Importanza di Presentare Tutti i Motivi sin dal Primo Grado di Giudizio

Nel complesso mondo della procedura penale, i tempi e i modi con cui vengono presentate le proprie difese sono cruciali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un errore procedurale possa portare a un appello inammissibile, precludendo di fatto l’esame nel merito delle proprie ragioni. La vicenda riguarda un ricorso avverso una condanna per il reato di danneggiamento, respinto dalla Suprema Corte non per l’infondatezza dell’argomento, ma perché l’argomento stesso è stato presentato troppo tardi. Analizziamo insieme la decisione e le sue importanti implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato per il delitto di danneggiamento, vedeva la sua sentenza confermata anche dalla Corte d’Appello di Bologna. Non dandosi per vinto, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a un unico motivo: la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale. Si tratta di un istituto che consente di evitare la condanna per reati considerati di lieve entità, che non hanno causato un danno o un pericolo significativo.

Il Ricorso e la Dichiarazione di Appello Inammissibile

L’argomentazione del ricorrente, sebbene potenzialmente valida in astratto, si è scontrata con un ostacolo procedurale insormontabile. La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato l’appello inammissibile, basando la sua decisione su principi cardine del diritto processuale penale. Il problema fondamentale non era se il fatto fosse o meno di particolare tenuità, ma se quella domanda potesse essere legittimamente posta per la prima volta davanti alla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte si fonda su tre pilastri argomentativi chiari e rigorosi.

1. La Preclusione dei Motivi Nuovi

Il punto centrale della decisione risiede nell’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che non è possibile presentare in Cassazione motivi di ricorso che non siano già stati sollevati con l’atto di appello. Nel caso di specie, dall’analisi della sentenza impugnata emergeva che la questione della particolare tenuità del fatto non era mai stata dedotta come motivo di gravame nel secondo grado di giudizio. Di conseguenza, introdurla per la prima volta in Cassazione costituisce un “motivo nuovo”, come tale vietato dalla legge.

2. Il Principio della tempestività

La Corte ha inoltre ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità se la relativa norma era già in vigore al momento della deliberazione della sentenza d’appello. Poiché nel caso concreto questa condizione era soddisfatta, il ricorrente avrebbe dovuto sollevare la questione davanti alla Corte d’Appello, e non attendere l’ultimo grado di giudizio.

3. La Genericità del Ricorso

Oltre agli aspetti procedurali, la Corte ha rilevato un ulteriore vizio: la genericità del motivo di ricorso. Ai sensi dell’articolo 581 del codice di procedura penale, un ricorso deve indicare in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta. Il ricorso in esame, invece, è stato ritenuto privo di questi requisiti, in quanto non specificava gli elementi concreti su cui si basava la censura, impedendo così al giudice di comprendere appieno i rilievi mossi alla sentenza impugnata.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento è un monito fondamentale per chiunque affronti un processo penale: la strategia difensiva deve essere completa e articolata fin dai primi gradi di giudizio. Ogni eccezione, richiesta o motivo di doglianza deve essere messo sul tavolo al momento giusto, tipicamente con l’atto di appello. Omettere un argomento significa, nella maggior parte dei casi, perderlo per sempre. La dichiarazione di appello inammissibile non è una mera formalità, ma la conseguenza di una precisa scelta legislativa volta a garantire ordine e certezza nel processo. Per il ricorrente, l’esito è stato la condanna definitiva al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro, senza che il suo argomento principale potesse nemmeno essere discusso nel merito.

È possibile presentare un nuovo motivo di ricorso per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte ha stabilito che un motivo non può essere dedotto per la prima volta in Cassazione se non è stato precedentemente presentato come motivo di appello, pena l’inammissibilità ai sensi dell’art. 606, comma 3, c.p.p.

Quando si può sollevare la questione della ‘particolare tenuità del fatto’?
Secondo l’ordinanza, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto deve essere sollevata nei gradi di merito. Non può essere introdotta per la prima volta in Cassazione se la norma era già in vigore al momento della sentenza d’appello.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Se un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente, come in questo caso, viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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