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Appello inammissibile: limiti e poteri del giudice

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7508/2024, ha dichiarato un appello inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: il ricorso non può limitarsi a chiedere una nuova valutazione delle prove. La Corte ha chiarito che la richiesta di rinnovazione dell’istruzione dibattimentale rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il cui diniego non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione della condanna è già logica e completa.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Inammissibile: Quando il Ricorso è solo una Rivalutazione dei Fatti

Con la recente ordinanza n. 7508 del 2024, la Corte di Cassazione torna a delineare i confini del giudizio di legittimità, dichiarando un appello inammissibile e ribadendo la netta distinzione tra la valutazione dei fatti, riservata ai giudici di merito, e il controllo sulla corretta applicazione della legge, di sua esclusiva competenza. La decisione offre spunti cruciali sul concetto di specificità dei motivi di ricorso e sul potere discrezionale del giudice riguardo all’acquisizione di nuove prove.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello, presentava ricorso per Cassazione contestando la correttezza della motivazione alla base della sua dichiarazione di responsabilità. Le censure si concentravano principalmente su due aspetti: il rigetto della richiesta di rinnovare l’istruzione dibattimentale e la valutazione delle prove che avevano portato alla condanna. In sostanza, il ricorrente proponeva una ricostruzione alternativa dei fatti e una diversa interpretazione delle fonti probatorie rispetto a quella operata dai giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che le doglianze presentate erano generiche e miravano a ottenere una nuova valutazione del materiale probatorio, un’attività preclusa in sede di legittimità. Il ricorso, per essere ammissibile, deve individuare vizi specifici della sentenza impugnata, come travisamenti evidenti delle prove o manifeste illogicità nel ragionamento, e non può limitarsi a contrapporre la propria valutazione a quella, motivata, del giudice di merito.

Le Motivazioni: la regola sull’appello inammissibile

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ruolo della Corte di Cassazione non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Il suo compito, definito ‘sindacato di legittimità’, è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di diritto e abbiano costruito un percorso argomentativo logico, coerente e completo per giustificare la loro decisione. Un ricorso che, invece di denunciare errori di diritto, tenta di ‘prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie’ si pone al di fuori di questo perimetro e risulta, pertanto, inammissibile.

Il Potere Discrezionale sulla Prova Nuova (Noviter Producta)

Un punto centrale dell’ordinanza riguarda la richiesta di nuove prove in appello. La Corte ha ricordato che, ai sensi dell’art. 603, comma 1, del codice di procedura penale, il giudice d’appello ha un potere discrezionale nell’ammettere prove non acquisite in primo grado. Questa decisione si basa sul criterio della ‘non decidibilità allo stato degli atti’, ovvero sulla valutazione se le prove già disponibili siano sufficienti o meno per decidere. Il rigetto di tale richiesta non è sindacabile in Cassazione se la motivazione della sentenza di condanna si fonda già su ‘elementi sufficienti per una compiuta valutazione in ordine alla responsabilità’. In altre parole, se il quadro probatorio è già solido, il giudice può legittimamente rifiutare di acquisire ulteriori elementi.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per chi intende presentare ricorso per Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione dei giudici di merito; è necessario articolare censure precise, che evidenzino specifici vizi di legittimità della sentenza. Tentare di ottenere una terza valutazione dei fatti si traduce in un appello inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione riafferma la necessità di una difesa tecnica rigorosa, capace di distinguere le questioni di fatto da quelle di diritto, concentrando le energie processuali sulla denuncia di reali errori giuridici e non su una sterile riproposizione delle proprie tesi difensive.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era privo di specificità e mirava a ottenere una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione alternativa dei fatti, attività che non rientrano nelle competenze della Corte di Cassazione.

Il giudice d’appello è sempre obbligato ad ammettere nuove prove?
No. Ai sensi dell’art. 603 c.p.p., il giudice d’appello ha il potere discrezionale di decidere se ammettere o meno nuove prove. Il rigetto di tale richiesta è legittimo se la motivazione della sentenza si basa già su elementi sufficienti a fondare un giudizio di responsabilità.

Cosa significa che la Corte di Cassazione svolge un ‘sindacato di legittimità’?
Significa che la Corte non riesamina i fatti del processo come un terzo giudice, ma si limita a controllare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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