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Appello in absentia: nuova elezione di domicilio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato in primo grado in absentia, confermando l’inammissibilità del suo appello. La sentenza stabilisce che, a seguito della Riforma Cartabia, per l’appello in absentia è necessaria una specifica elezione di domicilio rilasciata dopo la sentenza di primo grado, non essendo sufficiente una precedente dichiarazione presente agli atti. Questa norma, secondo la Corte, non è incostituzionale poiché mira a garantire la consapevolezza e la volontà effettiva dell’imputato di impugnare la sentenza.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello in Absentia: Perché la Nuova Elezione di Domicilio è Obbligatoria

La Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nella procedura penale, con l’obiettivo di rendere il processo più efficiente e garantire al contempo i diritti delle parti. Una delle modifiche più dibattute riguarda i requisiti per l’appello in absentia, ovvero l’impugnazione presentata per conto di un imputato processato in sua assenza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10217 del 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale, confermando la necessità di un nuovo e specifico adempimento a pena di inammissibilità.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un imputato che, dopo essere stato processato e condannato in primo grado in absentia dal Tribunale, aveva proposto appello tramite il suo difensore. La Corte di Appello di Bologna, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? Mancava la specifica dichiarazione o elezione di domicilio che, secondo la nuova normativa, deve essere rilasciata dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza e depositata contestualmente all’atto di appello. Il difensore ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sollevando dubbi sulla legittimità costituzionale di questa nuova regola.

La Questione Giuridica: I Nuovi Requisiti per l’Appello in Absentia

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dal D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia). Questa norma stabilisce che, quando si impugna una sentenza emessa nei confronti di un imputato processato in assenza, è necessario depositare, insieme all’atto di impugnazione, uno specifico mandato e una dichiarazione o elezione di domicilio per la notifica degli atti del grado successivo. La difesa sosteneva che una precedente elezione di domicilio, già presente agli atti dalle indagini preliminari e mai revocata, dovesse essere considerata sufficiente. La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere se questo nuovo onere fosse un’irragionevole limitazione del diritto di difesa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo la nuova disciplina pienamente legittima e non in contrasto con i principi costituzionali. I giudici hanno chiarito che la ratio della norma è quella di ‘innalzare il livello qualitativo’ dell’atto di impugnazione, assicurando che la scelta di appellare sia frutto di una decisione ‘ponderata e personale’ dell’imputato.

Secondo la Corte, la richiesta di una nuova elezione di domicilio successiva alla sentenza ha una duplice funzione di garanzia:

1. Verifica della Volontà Effettiva: Serve a confermare che l’imputato sia effettivamente a conoscenza della condanna e che voglia proseguire il giudizio. Questo evita i cosiddetti ‘automatismi difensivi’, ovvero appelli presentati dal legale senza un reale e consapevole mandato del proprio assistito, che magari è del tutto ignaro del processo a suo carico.
2. Garanzia di Reperibilità: Assicura che l’indirizzo per le notifiche sia attuale e valido per il giudizio di appello, favorendo così una celebrazione più celere del processo. Il fatto che l’imputato sia rimasto assente nel primo grado, nonostante le notifiche formali, giustifica la richiesta di una conferma della sua volontà di ricevere le comunicazioni a un dato indirizzo.

La Corte ha concluso che non si tratta di un restringimento del diritto di difesa, ma di una richiesta di collaborazione finalizzata a un fine comune: la serietà e la celerità del giudizio. La norma persegue lo scopo legittimo di evitare la pendenza di processi nei confronti di persone inconsapevoli.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: per presentare un appello in absentia, non è più sufficiente fare affidamento su una vecchia elezione di domicilio. È indispensabile che il difensore ottenga dal proprio assistito, dopo la condanna di primo grado, un nuovo mandato a impugnare e una nuova, specifica elezione di domicilio. Questo adempimento è un requisito di ammissibilità non sanabile. In pratica, ciò impone un contatto diretto ed effettivo tra l’avvocato e l’imputato assente dopo la sentenza, rafforzando la garanzia che l’impugnazione sia espressione di una volontà attuale, concreta e consapevole.

Dopo la Riforma Cartabia, è sufficiente una vecchia elezione di domicilio per presentare appello per un imputato assente?
No. La sentenza chiarisce che l’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. richiede espressamente una nuova dichiarazione o elezione di domicilio, rilasciata dopo la pronuncia della sentenza impugnata e depositata contestualmente all’atto di appello. Una precedente elezione di domicilio, anche se valida e non revocata, non è più sufficiente.

La nuova norma sull’appello in absentia è stata considerata incostituzionale?
No. La Corte di Cassazione ha dichiarato la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata. La norma non limita il diritto di difesa, ma persegue lo scopo legittimo di accertare che l’imputato sia a conoscenza della sentenza e voglia personalmente impugnarla, garantendo così la serietà del processo.

Qual è lo scopo principale del nuovo requisito di elezione di domicilio per l’appello in absentia?
Lo scopo principale è duplice: in primo luogo, verificare la volontà effettiva, consapevole e personale dell’imputato di impugnare la sentenza, evitando ‘automatismi difensivi’; in secondo luogo, garantire la sua reperibilità per le notifiche del giudizio di appello, favorendo la celerità del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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