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Appello imputato detenuto: domicilio non richiesto

Un imputato, detenuto per altre ragioni, ha visto il suo appello dichiarato inammissibile per non aver eletto domicilio. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che per un appello di un imputato detenuto, la notifica deve avvenire in carcere. Pertanto, l’elezione di domicilio diventa una formalità superflua che viola il diritto alla giustizia.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello dell’imputato detenuto: la Cassazione esclude l’obbligo di elezione di domicilio

Con la recente sentenza n. 30635/2024, la Corte di Cassazione ha affermato un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: l’obbligo di eleggere domicilio all’atto dell’impugnazione, previsto a pena di inammissibilità, non si applica all’ appello dell’imputato detenuto, neppure se la detenzione è dovuta ad altra causa. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che privilegia la sostanza sulla forma, garantendo l’accesso alla giustizia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza della Corte di appello di Bologna, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato avverso una sentenza di primo grado. La ragione dell’inammissibilità era formale: il mancato deposito, unitamente all’atto di impugnazione, della dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale. L’imputato, al momento della proposizione dell’appello, si trovava in stato di detenzione, sebbene per un’altra causa. Il suo difensore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo l’erronea applicazione della norma.

La questione giuridica nell’appello dell’imputato detenuto

Il nodo centrale della controversia riguarda l’applicabilità dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. a un soggetto che, sebbene non detenuto per il procedimento in corso, si trova comunque ristretto in un istituto penitenziario. La norma, introdotta dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), mira a garantire la certezza delle notificazioni nella fase dell’impugnazione, imponendo all’imputato non detenuto di indicare un luogo certo per ricevere le comunicazioni.
Il difensore ha argomentato che tale disposizione non può applicarsi all’imputato detenuto, poiché per quest’ultimo vige una regola speciale, quella dell’art. 156 c.p.p., che prevede la notifica degli atti a mani proprie direttamente nel luogo di detenzione. Di conseguenza, l’elezione di domicilio risulterebbe un adempimento superfluo.

La prevalenza delle norme sulla notifica al detenuto

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi. I giudici hanno sottolineato come l’orientamento maggioritario della giurisprudenza di legittimità sia concorde nel ritenere che l’obbligo di elezione di domicilio non operi per l’imputato detenuto al momento della proposizione del gravame. Questo perché l’adempimento sarebbe privo di effetto pratico, data la vigenza dell’obbligo di notificare gli atti a mani proprie dell’imputato presso l’istituto penitenziario.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte fonda la sua decisione su una solida base normativa e giurisprudenziale. In primo luogo, richiama la sentenza delle Sezioni Unite n. 12778 del 2020, la quale ha statuito che le notificazioni all’imputato detenuto devono sempre avvenire mediante consegna di copia alla persona, nel luogo di detenzione. Tale principio, hanno precisato le Sezioni Unite, si applica anche al detenuto ‘per altra causa’.
Questo principio è stato successivamente recepito e rafforzato dalla Riforma Cartabia, che ha modificato l’art. 156 c.p.p. specificando che tale disciplina si applica ‘anche quando dagli atti risulta che l’imputato è detenuto per causa diversa dal procedimento per il quale deve eseguirsi la notificazione’.
L’imputato detenuto è, di fatto, domiciliato ex lege presso l’istituto penitenziario. Pertanto, l’atto introduttivo del giudizio di impugnazione deve essergli notificato in quel luogo, senza alcuna possibilità di deroga derivante da un’eventuale elezione di domicilio. Imporre un adempimento formale, la cui violazione comporta la drastica sanzione dell’inammissibilità, si tradurrebbe in un’ingiustificata compressione del diritto di accesso alla giustizia, tutelato dall’art. 6 della CEDU e dall’art. 24 della Costituzione.
La Corte ha anche respinto l’argomento secondo cui l’elezione di domicilio sarebbe necessaria per prevenire problemi di notifica in caso di scarcerazione successiva all’appello. Se ciò accadesse, l’imputato potrebbe semplicemente essere invitato a eleggere domicilio al momento della sua rimessione in libertà.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando gli atti alla Corte di appello di Bologna per la celebrazione del giudizio. La sentenza riafferma un principio di civiltà giuridica: le formalità processuali, pur essendo necessarie per l’ordinato svolgimento del processo, non possono trasformarsi in ostacoli irragionevoli che compromettono diritti fondamentali. Per l’ appello dell’imputato detenuto, la certezza della sua reperibilità è già garantita dallo stato di detenzione, rendendo l’elezione di domicilio un requisito non solo superfluo, ma potenzialmente lesivo del diritto di difesa.

Un imputato detenuto per un’altra causa deve eleggere domicilio quando presenta appello?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di depositare la dichiarazione o elezione di domicilio, a pena di inammissibilità dell’appello, non si applica all’imputato detenuto, anche se la detenzione è per un’altra causa.

Perché la legge fa questa distinzione per i detenuti?
Perché le notifiche agli imputati detenuti devono sempre essere eseguite personalmente presso l’istituto di detenzione (domicilio ex lege). Richiedere un’ulteriore elezione di domicilio sarebbe una formalità superflua e irragionevole che potrebbe ostacolare il diritto di accesso alla giustizia.

Cosa succede se un imputato viene scarcerato dopo aver presentato l’appello senza eleggere domicilio?
La Corte ha chiarito che, al momento della scarcerazione, l’imputato può essere invitato a dichiarare o eleggere domicilio per quel procedimento, soddisfacendo così l’esigenza di reperibilità per le notifiche future senza precludergli il diritto di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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