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Appello imputato assente: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità dell’appello di un imputato giudicato assente, in quanto il difensore non aveva depositato lo specifico mandato a impugnare rilasciato dopo la sentenza di primo grado. La Corte ha chiarito che, in caso di giudizio ordinario, la procura speciale per la richiesta di riti alternativi non è sufficiente a considerare l’imputato presente. Pertanto, l’appello dell’imputato assente deve rispettare i rigidi requisiti formali previsti dalla legge, pena la sua inammissibilità.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello imputato assente: la Cassazione ribadisce i requisiti di ammissibilità

La procedura penale impone regole precise per garantire il corretto svolgimento del processo e la tutela dei diritti di tutte le parti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8109/2025, ha offerto un importante chiarimento sui requisiti necessari per l’appello dell’imputato assente, confermando un orientamento rigoroso a tutela della certezza del diritto. La decisione sottolinea come la mancanza di uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dopo la condanna, renda l’appello inammissibile, anche se l’avvocato era in possesso di una procura speciale per altri fini.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una condanna per tentata truffa aggravata emessa dal Tribunale di Milano. L’imputato, giudicato in assenza, proponeva appello tramite il proprio difensore. Tuttavia, la Corte d’Appello di Milano dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione era la mancata allegazione, all’atto di appello, di un mandato specifico a impugnare rilasciato dopo la sentenza di primo grado, come richiesto dall’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale per gli imputati giudicati in assenza.

L’imputato, attraverso il suo legale, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la norma non dovesse applicarsi al suo caso. A suo dire, egli aveva precedentemente rilasciato al difensore una procura speciale per la richiesta di riti alternativi, atto che, secondo la difesa, lo qualificava come ‘presente’ ai sensi di legge, rendendo superflui gli adempimenti richiesti per l’imputato assente.

La qualifica dell’imputato assente e la sua impugnazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. Il punto centrale della decisione è la corretta qualificazione dello status dell’imputato. La Suprema Corte ha chiarito che la procura speciale per richiedere un rito alternativo (come il giudizio abbreviato) rende l’imputato ‘presente ex lege’ solo se tale potere viene effettivamente esercitato. Nel caso specifico, il processo di primo grado si era svolto con rito ordinario, poiché nessuna richiesta di rito alternativo era stata avanzata. Di conseguenza, il potere conferito dalla procura speciale non era mai stato ‘speso’, e l’imputato doveva essere considerato a tutti gli effetti ‘assente’.

Questa distinzione è cruciale, perché lo status di ‘assente’ attiva l’applicazione dell’articolo 581, comma 1-quater, c.p.p., una norma introdotta per assicurare che l’imputato non presente al processo abbia un’effettiva conoscenza della sentenza e manifesti una volontà concreta e attuale di impugnarla.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha motivato la sua decisione richiamando principi consolidati e recenti pronunce delle Sezioni Unite. In primo luogo, ha stabilito che lo status di presente o assente deve essere valutato in base alle norme processuali e agli atti del processo, a prescindere da come la sentenza di primo grado abbia formalmente qualificato l’imputato.

In secondo luogo, la Corte ha fatto riferimento a una recentissima decisione delle Sezioni Unite (dell’ottobre 2024), la quale, pur riguardando una norma diversa ma affine, ha confermato un approccio formale rigoroso per le impugnazioni. Anche se alcune di queste norme sono state recentemente abrogate (con L. 114/2024), tale abrogazione non ha effetto retroattivo e non si applica alle impugnazioni presentate prima della sua entrata in vigore.

Pertanto, al momento della presentazione dell’appello, la legge richiedeva due condizioni per l’appello dell’imputato assente:
1. Il deposito di uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza.
2. Una dichiarazione o elezione di domicilio, anch’essa successiva alla sentenza, o un richiamo espresso a una precedente elezione di domicilio presente nel fascicolo processuale.

Nel caso esaminato, mancavano entrambe le condizioni. Il difensore non aveva depositato alcun mandato post-sentenza e non vi era alcun riferimento a una valida elezione di domicilio. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha correttamente dichiarato l’inammissibilità dell’appello.

Conclusioni

La sentenza in commento rafforza un principio fondamentale della procedura penale: il formalismo nell’atto di impugnazione non è un mero capriccio legislativo, ma uno strumento essenziale per garantire la consapevolezza e la volontà dell’imputato, specialmente quando questi non ha partecipato al giudizio. Per l’imputato giudicato assente, la legge richiede una manifestazione di volontà chiara, specifica e successiva alla sentenza di condanna. La decisione della Cassazione serve da monito: la procura speciale conferita per fini diversi, come la scelta di un rito alternativo poi non richiesto, non può sostituire i requisiti specifici previsti per l’impugnazione. Gli avvocati devono prestare la massima attenzione a questi adempimenti per evitare che un’impugnazione, magari fondata nel merito, venga preclusa da vizi di forma.

Quando un imputato è considerato ‘assente’ ai fini dell’appello?
Un imputato è considerato ‘assente’ quando, pur a conoscenza del procedimento, non partecipa al giudizio di primo grado e non è rappresentato da un procuratore speciale per atti che ne implichino la presenza legale (come la richiesta di un rito abbreviato). Se il processo si svolge con rito ordinario, l’imputato è qualificato come assente.

Una procura speciale per riti alternativi è sufficiente per presentare l’appello per un imputato assente?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che una procura speciale conferita al difensore per la richiesta di riti alternativi non è sufficiente a rendere l’imputato ‘presente’ se tale rito non viene poi effettivamente richiesto. Per l’appello, l’imputato assente deve rilasciare uno specifico mandato a impugnare dopo l’emissione della sentenza.

Quali sono i requisiti essenziali per l’appello dell’imputato assente secondo la legge vigente al momento dei fatti?
Secondo l’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale (nella versione applicabile al caso), l’atto di appello dell’imputato assente deve essere accompagnato, a pena di inammissibilità, da uno specifico mandato a impugnare e da una dichiarazione o elezione di domicilio, entrambi rilasciati dopo la pronuncia della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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