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Appello imputato assente: mandato e domicilio decisivi

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato in assenza. L’appello dell’imputato assente è stato respinto perché privo dello specifico mandato ad impugnare con elezione di domicilio, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. La Corte ha ribadito che tale adempimento è essenziale per garantire la consapevole partecipazione al giudizio di secondo grado.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello imputato assente: la Cassazione chiarisce i requisiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20855 del 2024, ha fornito un’importante precisazione sui requisiti formali necessari per la presentazione dell’appello imputato assente. Questa decisione ribadisce la necessità di un adempimento specifico, previsto a pena di inammissibilità, volto a garantire la consapevole partecipazione dell’imputato al giudizio di secondo grado. L’analisi della Corte si concentra sull’interpretazione dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, evidenziandone la ratio e le implicazioni pratiche per la difesa.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna a tre mesi di arresto emessa dal Tribunale di Vallo della Lucania nei confronti di un imputato per reati contravvenzionali previsti dal Testo Unico Ambientale (d.lgs. 152/2006). L’imputato era stato giudicato come “libero assente”.
Successivamente, il difensore proponeva appello, ma la Corte di appello di Salerno lo dichiarava inammissibile. La ragione della decisione risiedeva nella violazione dell’articolo 581, comma 1-quater, cod. proc. pen., che impone specifici oneri formali per l’impugnazione presentata nell’interesse dell’imputato giudicato in assenza. Contro questa declaratoria di inammissibilità, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione.

L’appello dell’imputato assente e i motivi del ricorso in Cassazione

Il ricorso davanti alla Suprema Corte si fondava su due principali motivi di doglianza:

1. Violazione degli articoli 581-quater e 591 c.p.p.: La difesa sosteneva di aver validamente eletto domicilio nel corso del primo grado di giudizio e di aver indicato sia la residenza che il domicilio nell’atto di appello, ritenendo tali indicazioni sufficienti a soddisfare i requisiti di legge.
2. Violazione del diritto di difesa: Si lamentava il fatto che la Corte di appello avesse dichiarato l’inammissibilità con un provvedimento de plano, ovvero senza un’udienza in contraddittorio (inaudita altera parte), ledendo così il diritto dell’imputato a esporre le proprie ragioni.

La questione centrale, quindi, riguardava la corretta interpretazione dei requisiti formali richiesti per l’appello dell’imputato assente e la legittimità della procedura semplificata di declaratoria di inammissibilità.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e cogliendo l’occasione per consolidare il proprio orientamento in materia.

L’inammissibilità per mancanza del mandato specifico

Il cuore della decisione riguarda il primo motivo. La Corte ha chiarito che l’articolo 581, comma 1-quater, c.p.p. non ammette equipollenti. La norma stabilisce che, nel caso di appello imputato assente, il difensore deve depositare, a pena di inammissibilità, uno specifico mandato ad impugnare. Questo mandato deve possedere due caratteristiche fondamentali:

1. Essere rilasciato dopo la pronuncia della sentenza: Ciò garantisce che la volontà di impugnare sia attuale e consapevole.
2. Contenere la dichiarazione o l’elezione di domicilio: L’imputato deve indicare espressamente il luogo dove intende ricevere le notifiche per il giudizio di appello.

La Cassazione ha sottolineato che la finalità di questa norma è quella di assicurare l’effettiva e consapevole partecipazione dell’imputato al grado di appello. La mera indicazione della residenza nell’atto di appello, operata dal difensore, non è sufficiente. È necessario un atto proveniente personalmente dall’imputato, depositato contestualmente all’impugnazione, che manifesti in modo inequivocabile la sua volontà e individui un domicilio certo per le notifiche. Questo rigore formale, secondo la Corte, non è un inutile appesantimento, ma uno strumento essenziale per tutelare il diritto dell’imputato a un processo giusto.

La legittimità della procedura de plano

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ribadito la piena legittimità della procedura senza udienza (de plano) per la declaratoria di inammissibilità dell’appello, prevista dall’art. 591, comma 2, c.p.p. Si è affermato che tale procedura non viola il diritto di difesa. Quest’ultimo, infatti, è ampiamente garantito dalla possibilità per l’imputato di contestare l’ordinanza di inammissibilità attraverso il ricorso per Cassazione, come effettivamente avvenuto nel caso di specie. In questa sede, l’imputato ha la piena facoltà di far valere tutte le sue ragioni.

Le conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: i requisiti formali per l’appello dell’imputato assente sono inderogabili. La difesa ha l’onere di procurarsi e depositare, insieme all’atto di appello, uno specifico mandato rilasciato dal proprio assistito dopo la sentenza, contenente l’elezione di domicilio. L’inosservanza di tale prescrizione conduce inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità dell’impugnazione, precludendo l’esame del merito. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di una scrupolosa attenzione agli adempimenti procedurali, che non sono mere formalità, ma presidi a garanzia dei diritti fondamentali nel processo penale.

Perché l’appello di un imputato giudicato in assenza è stato dichiarato inammissibile?
Perché il difensore non ha depositato, unitamente all’atto di appello, uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza, contenente anche la dichiarazione o l’elezione di domicilio per le notificazioni del giudizio di appello.

È sufficiente indicare la residenza dell’imputato nell’atto di appello per soddisfare il requisito di legge?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la mera indicazione della residenza nell’atto di appello non è sufficiente. La legge richiede un atto distinto, di esclusiva pertinenza dell’imputato, che contenga l’elezione di domicilio e che deve essere depositato materialmente insieme all’atto di impugnazione.

La Corte d’Appello può dichiarare l’inammissibilità senza un’udienza in contraddittorio?
Sì, la Corte ha confermato la piena legittimità della procedura de plano (senza udienza) prevista dall’art. 591, comma 2, cod. proc. pen. Il diritto di difesa è considerato garantito dalla possibilità di proporre ricorso per Cassazione avverso l’ordinanza che dichiara l’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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