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Appello imputato assente: la Cassazione e il principio

La Corte di Cassazione conferma l’inammissibilità di un appello proposto da un imputato giudicato in absentia. La difesa sosteneva l’applicazione retroattiva di una norma più favorevole (Riforma Cartabia), che avrebbe qualificato l’imputato come ‘presente’. La Corte ha rigettato il ricorso, riaffermando il principio ‘tempus regit actum’, secondo cui gli atti processuali sono regolati dalla legge in vigore al momento del loro compimento. Poiché la dichiarazione di assenza era anteriore alla riforma, l’appello imputato assente richiedeva uno specifico mandato, che non è stato prodotto.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Imputato Assente: Quando la Nuova Legge Non Salva il Ricorso

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 9163 del 2025, offre un importante chiarimento sul tema dell’appello imputato assente e sull’applicazione delle norme processuali nel tempo. Il caso in esame riguarda la corretta applicazione del principio tempus regit actum a fronte delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, sottolineando come le nuove, e talvolta più favorevoli, disposizioni non possano sanare situazioni processuali già consolidate sotto la vigenza della legge precedente.

I Fatti del Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda trae origine da un provvedimento della Corte di appello di Torino, che aveva dichiarato inammissibile l’atto di appello presentato nell’interesse di un imputato. La ragione della decisione risiedeva nella mancata allegazione di un mandato specifico a impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza e contenente la dichiarazione o elezione di domicilio. Questo requisito, previsto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, è una condizione di ammissibilità specifica per l’impugnazione proposta dal difensore di un imputato giudicato in assenza.

L’Appello Imputato Assente e la Difesa in Cassazione

Contro questa decisione, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, basando la propria argomentazione su un punto cruciale: lo status processuale del suo assistito. Secondo la difesa, l’imputato non avrebbe dovuto essere considerato ‘assente’, ma ‘presente’. Ciò in virtù di una norma introdotta dalla Riforma Cartabia (art. 420, comma 2-ter, c.p.p.), la quale stabilisce che si considera ‘presente’ l’imputato che abbia richiesto l’ammissione a un procedimento speciale, come nel caso di specie era avvenuto con l’istanza di messa alla prova.

Se l’imputato fosse stato considerato ‘presente’, le rigide condizioni previste per l’appello imputato assente non si sarebbero applicate, rendendo sufficiente il mandato difensivo originario e, di conseguenza, ammissibile l’impugnazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte: il Principio ‘Tempus Regit Actum’

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Il cuore della motivazione risiede nell’applicazione del principio generale tempus regit actum (il tempo regola l’atto). I giudici hanno sottolineato che, trattandosi di norme di carattere processuale, la successione delle leggi nel tempo è governata da questo criterio, e non dalla retroattività della norma più favorevole, tipica invece del diritto penale sostanziale.

La Corte ha accertato che la dichiarazione di assenza dell’imputato era avvenuta nel corso del 2021, ovvero prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022). La nuova disposizione dell’art. 420 c.p.p., che equipara alla presenza la richiesta di un rito speciale, non poteva quindi retroagire e modificare uno status processuale – quello di ‘assente’ – che si era già consolidato correttamente sotto l’impero della legge precedente.

Di conseguenza, al momento del deposito dell’appello, l’imputato era a tutti gli effetti ‘assente’. La Corte di appello ha quindi correttamente applicato la normativa vigente per l’appello imputato assente, richiedendo il mandato speciale a impugnare. La sua mancanza ha determinato, inevitabilmente, la declaratoria di inammissibilità dell’appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce un caposaldo del diritto processuale: le riforme procedurali, di regola, non hanno effetto retroattivo. Gli atti del processo devono essere valutati secondo le norme in vigore al momento del loro compimento. La decisione ha importanti implicazioni pratiche per gli avvocati, che devono prestare la massima attenzione alla successione delle leggi nel tempo. Non è possibile invocare una norma successiva più vantaggiosa per ‘sanare’ una carenza formale relativa a un atto compiuto quando quella norma non era ancora in vigore. La distinzione tra imputato ‘presente’ e ‘assente’ rimane cruciale, poiché da essa dipendono adempimenti e condizioni di ammissibilità fondamentali, come quelle relative alla proposizione dell’appello.

Una nuova legge processuale più favorevole può cambiare retroattivamente lo status di un imputato da ‘assente’ a ‘presente’?
No. La Corte di Cassazione, in questa sentenza, ha stabilito che vige il principio ‘tempus regit actum’. Lo status processuale dell’imputato è determinato dalla legge in vigore al momento in cui viene accertata la sua assenza e non può essere modificato da una legge successiva, anche se più favorevole.

Perché l’appello dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
L’appello è stato dichiarato inammissibile perché l’imputato era stato correttamente giudicato in assenza secondo le norme all’epoca vigenti. Di conseguenza, il suo difensore avrebbe dovuto depositare, insieme all’atto di appello, uno specifico mandato a impugnare rilasciato dopo la sentenza, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. per gli imputati assenti. Tale mandato mancava.

La richiesta di messa alla prova rende sempre l’imputato ‘presente’ ai fini del processo?
Sì, ma solo per i procedimenti in cui la questione si è posta dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022). La sentenza chiarisce che questa regola, introdotta dall’art. 420, comma 2-ter, c.p.p., non si applica retroattivamente a situazioni in cui l’assenza era già stata dichiarata prima di tale data.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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