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Appello imputato assente: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato giudicato in assenza, il cui appello era stato bloccato per mancanza di un mandato specifico al difensore, come richiesto dalla Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha stabilito che la norma sull’appello dell’imputato assente (art. 581, comma 1-quater, c.p.p.) non è incostituzionale, rappresentando un ragionevole bilanciamento tra il diritto di difesa e l’efficienza del processo, garantendo che l’impugnazione sia una scelta consapevole dell’interessato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Imputato Assente: Legittimo il Mandato Specifico Post-Sentenza

La Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nella procedura penale, una delle quali riguarda l’appello dell’imputato assente. Con la sentenza n. 6304 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato la questione della legittimità costituzionale del nuovo onere imposto al difensore: ottenere un mandato specifico per impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza. La Corte ha ritenuto la norma pienamente legittima, respingendo le censure di violazione del diritto di difesa.

I Fatti del Caso

Un imputato, giudicato in primo grado in sua assenza, si vedeva dichiarare inammissibile l’appello proposto dal suo difensore. La Corte d’Appello di Torino aveva rilevato la mancanza dello specifico mandato ad impugnare e della dichiarazione o elezione di domicilio, requisiti introdotti dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Contro questa decisione, il difensore proponeva ricorso per cassazione, sollevando una questione di legittimità costituzionale della nuova norma, ritenuta un ostacolo irragionevole al diritto di difesa.

La Questione di Legittimità Costituzionale

Il ricorrente sosteneva che i nuovi oneri processuali fossero eccessivamente gravosi e irrazionali, menomando di fatto il diritto di difesa garantito dall’art. 24 della Costituzione. Secondo la difesa, l’obbligo di un mandato specifico post-sentenza per l’appello dell’imputato assente costituiva un intralcio sostanziale, limitando la possibilità di impugnare tempestivamente e efficacemente.

L’appello dell’imputato assente secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile e ritenendo la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata. Gli Ermellini hanno chiarito che la norma si inserisce in un quadro di riforma più ampio, volto a rendere più efficiente e giusto il processo in assenza. L’obiettivo non è limitare il diritto di difesa, ma assicurarsi che l’imputato sia effettivamente a conoscenza della sentenza e che l’impugnazione sia frutto di una sua scelta consapevole e volontaria.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Corte si fonda su un bilanciamento tra diversi principi costituzionali. Il diritto di difesa, pur fondamentale, non è assoluto e deve essere contemperato con l’esigenza di un processo di ragionevole durata e con l’uso razionale delle risorse giudiziarie. La Corte ha spiegato che la norma persegue una finalità precisa: evitare la celebrazione di processi di appello “inutili”, destinati a essere travolti da successivi rimedi nel caso in cui l’imputato non avesse avuto reale conoscenza della condanna.

Il legislatore, con la Riforma Cartabia, ha voluto rafforzare le garanzie che l’assenza dell’imputato sia una scelta volontaria e consapevole. In quest’ottica, richiedere un mandato specifico post-sentenza assicura che vi sia un contatto diretto tra l’imputato e il difensore dopo la condanna, certificando la volontà del primo di procedere con l’impugnazione. Questa misura, secondo la Cassazione, non è un’irragionevole limitazione, ma una modalità di esercizio del diritto di difesa che promuove la consapevolezza e l’efficienza del sistema giudiziario, in piena armonia con i principi costituzionali.

Conclusioni

La sentenza consolida l’applicazione della Riforma Cartabia in materia di impugnazioni per l’imputato assente. Viene confermato che il difensore non può più impugnare autonomamente la sentenza di condanna basandosi sulla sola nomina iniziale, ma deve essere munito di un mandato specifico, rilasciato dopo la decisione del giudice. Questa pronuncia chiarisce che tale requisito è costituzionalmente legittimo, in quanto mira a garantire la consapevolezza dell’impugnazione e a razionalizzare lo svolgimento dei processi, evitando gravami promossi all’insaputa del diretto interessato. Per i professionisti del settore, ciò implica la necessità di attivarsi tempestivamente dopo la sentenza per ottenere dal proprio assistito assente il mandato necessario a procedere con l’appello.

È necessario un mandato specifico per l’appello dell’imputato assente?
Sì, secondo l’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia, in caso di imputato giudicato in assenza, l’atto di impugnazione deve essere accompagnato, a pena di inammissibilità, da un mandato specifico rilasciato al difensore dopo la pronuncia della sentenza.

La richiesta di un mandato specifico viola il diritto di difesa?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa norma non viola il diritto di difesa (art. 24 Cost.), ma ne regola l’esercizio in modo ragionevole. È un bilanciamento tra la garanzia di difesa e i principi di efficienza e ragionevole durata del processo, assicurando che l’appello sia una scelta consapevole dell’imputato.

Qual è la logica dietro l’introduzione di questo nuovo onere processuale?
La logica è garantire che l’imputato assente abbia effettiva contezza della sentenza di condanna e che la decisione di impugnare sia una sua scelta volontaria. Questo previene la celebrazione di processi d’appello che potrebbero rivelarsi inutili qualora l’imputato non fosse stato a conoscenza del procedimento, evitando così uno spreco di risorse giudiziarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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