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Appello imputato assente: la Cassazione conferma le regole

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello proposto nell’interesse di un imputato giudicato in assenza. La decisione si fonda sulla mancata presentazione, da parte del difensore, di un mandato specifico a impugnare rilasciato dopo la sentenza e di una dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dalle nuove norme. La Corte ha rigettato la questione di legittimità costituzionale, ritenendo che i nuovi requisiti per l’appello imputato assente siano una scelta legislativa ragionevole, volta a garantire che l’impugnazione sia frutto di una decisione personale e ponderata dell’imputato.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Imputato Assente: La Cassazione Conferma la Necessità del Mandato Specifico

Con la sentenza n. 3349/2025, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui nuovi requisiti di ammissibilità dell’appello imputato assente, introdotti dalla recente riforma del processo penale. La decisione ribadisce un principio ormai consolidato: per impugnare una sentenza di primo grado emessa in assenza, non basta il mandato generale, ma occorre un incarico specifico, rilasciato dopo la condanna. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della Corte.

Il Contesto del Ricorso: Appello Dichiarato Inammissibile

Il caso nasce da un ricorso contro un’ordinanza della Corte d’Appello di Catania, che aveva dichiarato inammissibile l’impugnazione presentata da un avvocato per conto del suo assistito. Il motivo? L’imputato era stato giudicato in assenza in primo grado e il suo difensore non aveva depositato, insieme all’atto di appello, i due documenti ora richiesti a pena di inammissibilità dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale:

1. Lo specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza.
2. La dichiarazione o elezione di domicilio dell’imputato.

Senza questi requisiti, secondo la Corte d’Appello, l’impugnazione non poteva nemmeno essere esaminata nel merito.

La Questione di Legittimità Costituzionale sull’Appello Imputato Assente

Il difensore ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando un’unica, ma fondamentale, censura: l’illegittimità costituzionale della norma.

La Tesi del Ricorrente

Secondo la difesa, le nuove formalità imposte per l’appello imputato assente rappresenterebbero una violazione del diritto di difesa (art. 24 della Costituzione) e del principio del giusto processo (art. 111 della Costituzione). Richiedere un nuovo mandato e un’elezione di domicilio dopo la sentenza, a pena di inammissibilità, creerebbe un ostacolo eccessivo all’esercizio del diritto di impugnazione, comprimendo ingiustificatamente le garanzie difensive.

L’Orientamento Consolidato della Cassazione

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, allineandosi a un orientamento già espresso in plurime pronunce. Gli Ermellini hanno chiarito che la questione di legittimità costituzionale relativa ai nuovi requisiti di ammissibilità è già stata vagliata e ritenuta, appunto, manifestamente infondata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che la scelta del legislatore non è né irragionevole né sproporzionata. L’obiettivo della norma è limitare le impugnazioni meramente dilatorie o non volute dall’imputato, garantendo che l’appello sia sempre espressione di una ‘opzione ponderata e personale della parte’.

Questo requisito, da rinnovarsi in limine impugnationis, assume un’importanza ancora maggiore quando il processo di primo grado si è svolto in assenza. La legge vuole assicurarsi che l’imputato assente sia stato effettivamente raggiunto dalla notizia della condanna e che sia sua precisa volontà contestarla in un secondo grado di giudizio.

A bilanciamento di questo onere, la stessa riforma ha previsto dei correttivi, come l’ampliamento dei termini per impugnare, proprio per dare al difensore il tempo necessario per mettersi in contatto con l’assistito e ottenere il mandato specifico. Nel caso di specie, il ricorrente non ha nemmeno addotto l’esistenza di cause di forza maggiore che gli avrebbero impedito di rispettare tali requisiti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza conferma la linea rigorosa della giurisprudenza sui nuovi adempimenti formali per l’impugnazione. Per i difensori, diventa cruciale attivarsi immediatamente dopo la sentenza di primo grado emessa in assenza per ottenere dal proprio assistito il mandato specifico ad appellare e l’elezione di domicilio.

La decisione della Corte si traduce in una condanna per il ricorrente, che non solo vede il suo ricorso dichiarato inammissibile, ma viene anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Un monito chiaro sull’importanza di rispettare scrupolosamente le nuove regole procedurali per evitare che il diritto di difesa venga vanificato da vizi di forma.

È possibile presentare appello per un imputato giudicato in assenza senza un nuovo mandato specifico rilasciato dopo la sentenza?
No. La legge, come interpretata costantemente dalla Corte di Cassazione, richiede, a pena di inammissibilità, che l’atto di appello sia accompagnato da un mandato specifico rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, oltre che da una dichiarazione o elezione di domicilio.

La regola che impone il mandato specifico per l’appello dell’imputato assente è costituzionale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, questa regola non viola la Costituzione. È considerata una scelta legislativa non irragionevole, volta a garantire che l’impugnazione sia una decisione personale e ponderata dell’imputato, specialmente quando non ha partecipato al primo grado di giudizio.

Cosa succede se l’appello viene dichiarato inammissibile per questo motivo?
L’appello non viene esaminato nel merito, la sentenza di primo grado diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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