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Appello imputato assente: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello proposto nell’interesse di un imputato condannato in assenza. La decisione si fonda sulla mancata presentazione di uno specifico mandato ad impugnare, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. La sentenza chiarisce che, a seguito di una valida notifica e dell’elezione di domicilio, l’imputato è considerato “assente” e non più “irreperibile”, rendendo obbligatorio il mandato speciale per garantire la reale volontà di contestare la sentenza di primo grado. La Corte ha rigettato il ricorso, sottolineando come la norma sull’appello imputato assente serva a verificare la concreta volontà dell’interessato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello imputato assente: quando il mandato specifico è decisivo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8373 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: l’appello imputato assente. La decisione chiarisce in modo definitivo i presupposti per l’ammissibilità dell’impugnazione in caso di processo celebrato in assenza, sottolineando l’importanza del mandato specifico conferito al difensore. Questo provvedimento offre spunti fondamentali per comprendere la differenza tra la posizione dell’imputato “assente” e quella dell'”irreperibile”, e le relative conseguenze processuali.

I Fatti di Causa: Da irreperibile ad assente

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo in primo grado da parte del Tribunale per un reato fallimentare. L’imputato non aveva mai partecipato al processo. La Corte d’Appello, investita del caso, aveva dichiarato l’impugnazione inammissibile. La ragione? La violazione dell’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Secondo la Corte territoriale, l’atto di appello era stato presentato senza il deposito di uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dopo la sentenza e contenente l’elezione o dichiarazione di domicilio, un requisito essenziale quando il processo si è svolto in assenza dell’imputato.
L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che tale norma non potesse applicarsi al suo caso, in quanto egli era stato inizialmente dichiarato “irreperibile” e non “assente”.

Appello imputato assente: perché è stato dichiarato inammissibile

La questione centrale ruota attorno alla corretta qualificazione della posizione processuale dell’imputato. Dagli atti è emerso che, sebbene in una fase iniziale fosse stato dichiarato irreperibile, successivamente gli era stato notificato personalmente l’avviso di conclusione delle indagini. In tale occasione, l’imputato aveva eletto un domicilio. Il successivo decreto di citazione a giudizio era stato regolarmente notificato presso quel domicilio, a mani della madre. Di conseguenza, il Tribunale aveva correttamente dichiarato la sua “assenza” e non la sua “irreperibilità”, procedendo con il giudizio.
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso e chiarendo che la tesi difensiva era infondata. Una volta che l’imputato ha conoscenza del procedimento e sceglie un domicilio, la sua successiva mancata comparizione lo qualifica come “assente”, non più come “irreperibile”.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha articolato il proprio ragionamento su due pilastri fondamentali.

La distinzione tra assenza e irreperibilità

I giudici hanno chiarito che lo stato di irreperibilità iniziale era stato superato dalla successiva elezione di domicilio. La notifica del decreto di citazione a giudizio presso il domicilio eletto ha perfezionato la conoscenza legale del processo (vocatio in ius) da parte dell’imputato. Da quel momento, la sua mancata partecipazione è stata una scelta consapevole, che configura lo stato di “assenza”. Non rileva, pertanto, la precedente dichiarazione di irreperibilità, ormai superata dagli eventi procedurali successivi. Di conseguenza, il processo è stato legittimamente celebrato in sua assenza.

La ratio dell’art. 581, comma 1-quater, c.p.p.

La Corte ha poi spiegato lo scopo della norma che ha determinato l’inammissibilità dell’appello. L’articolo 581, comma 1-quater, c.p.p. persegue l’obiettivo di garantire che l’impugnazione di una sentenza emessa in assenza sia espressione di una volontà effettiva e ponderata dell’imputato. Richiedendo un mandato specifico, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza, il legislatore vuole evitare impugnazioni “automatiche” da parte del difensore e accertare che l’assente abbia avuto conoscenza della condanna e intenda realmente contestarla. Questo requisito serve come garanzia per verificare l’effettiva validità della precedente elezione di domicilio e la persistente volontà dell’imputato, che è rimasto assente durante il giudizio, di continuare a far valere i propri diritti.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha correttamente applicato la legge dichiarando l’inammissibilità dell’appello. Il ricorso dell’imputato non ha colto la ratio decidendi della decisione impugnata, concentrandosi erroneamente sulla sua presunta irreperibilità anziché sulla sua corretta qualificazione come assente. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel caso di appello imputato assente, il mandato specifico ad impugnare è un presupposto di ammissibilità inderogabile, finalizzato a garantire che il diritto di difesa sia esercitato in modo consapevole e personale, anche da chi ha scelto di non partecipare al processo di primo grado.

Quando un appello è considerato inammissibile se l’imputato è stato processato in assenza?
L’appello è inammissibile se, insieme all’atto di impugnazione, non viene depositato uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza di primo grado e contenente la dichiarazione o l’elezione di domicilio, come previsto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

Qual è la differenza tra imputato “assente” e imputato “irreperibile” secondo questa sentenza?
Un imputato è “irreperibile” quando non può essere rintracciato per le notifiche. Diventa invece “assente” quando, dopo aver avuto conoscenza certa del procedimento (ad esempio tramite una notifica personale e l’elezione di un domicilio), sceglie volontariamente di non partecipare al processo. La condizione di assenza, a differenza di quella di irreperibilità, presuppone la conoscenza del procedimento.

Perché la legge richiede un mandato specifico per impugnare una sentenza emessa in assenza?
La legge lo richiede per verificare l’effettiva e concreta volontà dell’imputato di impugnare la sentenza. Questo requisito serve a garantire che l’impugnazione sia una scelta personale e ponderata e non un automatismo difensivo, assicurando che l’assente abbia avuto conoscenza della condanna e intenda realmente contestarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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