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Appello generico: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il motivo risiede nella presentazione di un appello generico, che si limitava a riproporre le stesse doglianze del primo grado senza criticare specificamente le motivazioni della sentenza impugnata. La sentenza sottolinea che, per essere ammissibile, un’impugnazione deve contenere censure specifiche e correlate alla decisione che si contesta, pena la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Generico: la Cassazione Spiega i Requisiti di Ammissibilità

Presentare un’impugnazione è un diritto fondamentale nel nostro ordinamento, ma deve essere esercitato secondo regole precise. Un appello generico, privo di critiche specifiche e argomentate, rischia di essere dichiarato inammissibile, con conseguenze significative per l’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 24105/2024) offre un’importante lezione sulla necessità di formulare motivi di appello chiari, pertinenti e critici verso la decisione impugnata, pena la chiusura definitiva del processo.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale di L’Aquila. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto appello chiedendo l’assoluzione per insufficienza di prove riguardo al reddito e al dolo, e in subordine, una riduzione della pena con il riconoscimento di attenuanti.

La Corte d’Appello di L’Aquila, tuttavia, ha dichiarato l’impugnazione inammissibile per difetto di specificità dei motivi. Secondo i giudici di secondo grado, l’atto si limitava a enunciazioni generiche senza un reale confronto critico con le argomentazioni della sentenza di primo grado. Ad esempio, non venivano contestati specificamente gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate né le motivazioni del Tribunale sul dolo.

Non soddisfatto, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato, utilizzando una “motivazione di stile” e ribadendo le stesse richieste già avanzate nel precedente grado di giudizio.

Il Principio dell’Appello non Generico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici d’appello. La sentenza si basa su principi consolidati in materia di ammissibilità delle impugnazioni. I Supremi Giudici hanno ribadito che un atto di appello non può essere una mera ripetizione di quanto già esposto. Deve, invece, contenere una critica specifica e argomentata delle ragioni esposte nel provvedimento che si intende contestare.

La Mancanza di Correlazione

Un punto cruciale evidenziato dalla Corte è la “necessaria correlazione” tra i motivi di impugnazione e le ragioni della decisione impugnata. Nel caso di specie, il ricorrente avrebbe dovuto contestare la valutazione di genericità espressa dalla Corte d’Appello, spiegando perché, a suo avviso, i motivi erano invece specifici. Al contrario, si è limitato a riproporre le stesse identiche doglianze, dimostrando di non aver colto (o voluto contestare) il nucleo della decisione di secondo grado.

La Funzione del Ricorso per Cassazione

La Corte ha inoltre ricordato che il ricorso per cassazione è ammissibile solo se denuncia vizi specifici previsti dall’articolo 606 del codice di procedura penale. L’omissione di indicare in quale di questi vizi rientri la propria censura si traduce in una genericità che porta inevitabilmente all’inammissibilità.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte Suprema sono state nette e in linea con il suo orientamento consolidato. Il ricorso è stato giudicato “del tutto generico” perché non ha formulato una censura espressa e specifica contro il provvedimento impugnato, ma si è limitato a riproporre i contenuti dell’originaria impugnazione di merito. La Corte ha sottolineato che i motivi di ricorso devono essere specifici non solo intrinsecamente, ma anche in relazione alle argomentazioni della sentenza che si contesta. Ripetere gli stessi argomenti già respinti motivatamente in appello, senza affrontare le ragioni di tale rigetto, rende il ricorso inammissibile. Questa circostanza, hanno concluso i giudici, determina l’inammissibilità del ricorso sia per l’insindacabilità delle valutazioni di merito logiche e motivate, sia per la genericità stessa delle doglianze così riproposte.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rappresenta un monito importante: il diritto di impugnazione non è un’opportunità per ripetere all’infinito le proprie ragioni, ma uno strumento che richiede precisione tecnica e argomentativa. La redazione di un appello generico non solo è inefficace, ma comporta anche conseguenze economiche. Infatti, alla declaratoria di inammissibilità è seguita la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questo caso dimostra che la specificità e la pertinenza dei motivi non sono meri formalismi, ma l’essenza stessa del dialogo processuale tra le parti e i giudici nei vari gradi di giudizio.

Perché un appello viene considerato ‘generico’?
Un appello è considerato generico quando i motivi presentati non contengono una critica specifica e argomentata contro le ragioni della sentenza che si impugna, ma si limitano a enunciazioni vaghe o alla mera ripetizione di richieste già avanzate, senza confrontarsi con la motivazione del giudice.

È sufficiente riproporre gli stessi motivi del primo appello nel ricorso in Cassazione?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che è inammissibile un ricorso basato sugli stessi motivi proposti in appello e motivatamente respinti in secondo grado. Il ricorrente deve, invece, criticare specificamente le ragioni per cui la Corte d’Appello ha respinto i suoi motivi originari.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, da versare alla Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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