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Appello della parte civile: quando si converte?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso proposto dalla parte civile contro una sentenza di assoluzione di primo grado deve essere convertito in appello se tra i motivi viene lamentato un vizio di motivazione. In questo caso, relativo a lesioni da sinistro stradale, il ricorso è stato qualificato come appello e gli atti trasmessi al Tribunale competente, in applicazione del principio che vieta il ‘ricorso per saltum’ per censure sulla logicità della sentenza.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello della Parte Civile: Quando il Ricorso in Cassazione si Trasforma in Appello

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 6297 del 2024, chiarisce un importante principio di procedura penale riguardo l’impugnazione delle sentenze di assoluzione. In particolare, la Corte spiega le conseguenze di un ricorso per cassazione presentato dalla parte danneggiata che lamenti vizi di motivazione. L’ appello della parte civile segue regole precise che, se non rispettate, portano alla conversione dell’atto anziché alla sua inammissibilità.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un sinistro stradale a seguito del quale un soggetto veniva imputato per il reato di lesioni personali colpose (art. 590, comma 3, c.p.), per aver violato le norme sulla circolazione stradale. Il Giudice di Pace, in primo grado, pronunciava una sentenza di assoluzione nei confronti dell’imputato. La parte civile, ovvero la persona che aveva subito le lesioni, decideva di impugnare tale sentenza, proponendo direttamente ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e le Regole dell’Appello della Parte Civile

Nel suo ricorso, la parte civile deduceva due principali motivi di doglianza:

1. Mancanza e illogicità della motivazione: si lamentava che la sentenza di primo grado fosse del tutto priva di un ragionamento logico-giuridico comprensibile a sostegno dell’assoluzione.
2. Travisamento della prova: si sosteneva che il giudice non avesse considerato un elemento di prova cruciale acquisito durante il processo, ovvero uno schizzo planimetrico del luogo dell’incidente. Secondo la parte civile, tale documento avrebbe dimostrato che l’imputato, per effettuare la manovra di sorpasso, aveva necessariamente invaso la corsia opposta, causando così l’incidente.

Entrambi i motivi, ma in particolare il primo, rientrano nella categoria del cosiddetto ‘vizio di motivazione’, previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, non entra nel merito dei motivi proposti, ma si sofferma su un aspetto prettamente procedurale. Gli Ermellini osservano che la sentenza di assoluzione di primo grado era appellabile ai soli effetti civili. Tuttavia, il ricorso proposto dalla parte civile conteneva una censura relativa al vizio di motivazione.

La legge processuale (art. 569, comma 3, c.p.p.) stabilisce chiaramente che un ricorso immediato per cassazione (il cosiddetto ricorso per saltum) non è ammissibile se tra i motivi vi è anche il vizio di motivazione. Questo tipo di censura, infatti, deve essere sottoposto al giudice dell’appello, che ha il potere di riesaminare il merito della vicenda, a differenza della Cassazione che si occupa solo di questioni di legittimità.

Di conseguenza, quando un ricorso per cassazione contiene tale motivo, non viene dichiarato inammissibile, ma deve essere ‘convertito’ in un atto di appello. La Corte ha ribadito che questo principio si applica pienamente anche quando il ricorso è proposto dalla sola parte civile avverso una sentenza di proscioglimento.

Le Conclusioni: l’Ordinanza della Cassazione

In applicazione di questo principio consolidato, la Corte di Cassazione ha disposto la conversione del ricorso in appello e ha ordinato la trasmissione di tutti gli atti al Tribunale di Piacenza, quale giudice competente per l’appello. La decisione sottolinea un’importante lezione pratica: la scelta del corretto mezzo di impugnazione è fondamentale. Se si intende contestare il ragionamento del giudice di primo grado, la strada da percorrere è quella dell’appello e non del ricorso diretto in Cassazione. La mancata osservanza di questa regola non comporta la perdita del diritto di impugnare, ma determina una ‘correzione’ del percorso processuale, con il caso che viene reindirizzato al giudice di secondo grado.

Cosa succede se la parte civile impugna una sentenza di assoluzione lamentando un vizio di motivazione?
Se la parte civile propone un ricorso per cassazione contro una sentenza di assoluzione appellabile, ma lamenta un vizio di motivazione, il suo ricorso viene convertito in un atto di appello. Gli atti vengono quindi trasmessi al giudice competente per l’appello (in questo caso, il Tribunale).

È possibile per la parte civile proporre un ricorso diretto in Cassazione (per saltum) contro una sentenza di assoluzione di primo grado?
Sì, è possibile, ma solo per motivi di pura violazione di legge e non per contestare la logicità o la completezza della motivazione della sentenza. Se si intende contestare il ragionamento del giudice, è necessario proporre appello.

Qual è la conseguenza di un ricorso per cassazione che include tra i motivi un vizio di motivazione?
La conseguenza non è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, ma la sua conversione in appello, come previsto dall’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale. Il procedimento viene quindi trasferito al giudice di secondo grado per la trattazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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