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Appello del PM e tempus regit actum: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto di impugnare una sentenza è regolato dalla legge in vigore al momento della sua pronuncia, secondo il principio ‘tempus regit actum’. Nel caso specifico, un appello del Pubblico Ministero contro una sentenza di assoluzione, emessa prima dell’entrata in vigore di una nuova legge che ne limitava l’ammissibilità (L. 114/2024), è stato ritenuto valido. La Corte ha quindi annullato la decisione della Corte d’Appello che aveva erroneamente dichiarato inammissibile l’appello, rinviando gli atti per la celebrazione del giudizio di secondo grado.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello del PM: la Cassazione ribadisce il principio tempus regit actum

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18117 del 2025, offre un importante chiarimento sul regime delle impugnazioni penali in caso di successione di leggi nel tempo. La Corte ha stabilito che la legge applicabile è quella in vigore al momento dell’emissione della sentenza, non quella vigente al momento della proposizione dell’appello. Questa decisione si fonda sul consolidato principio del tempus regit actum, garantendo certezza giuridica e stabilità al sistema processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Salerno del 14 giugno 2024, con la quale un imputato veniva assolto dalle accuse di detenzione per la vendita di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) e di ricettazione aggravata. Il Tribunale aveva ritenuto che il fatto non sussistesse.

Contro questa sentenza di assoluzione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno proponeva appello, lamentando una violazione di legge e un’erronea interpretazione delle norme da parte del giudice di primo grado. Tuttavia, nel frattempo, era entrata in vigore la Legge n. 114 del 9 agosto 2024, che, a partire dal 25 agosto 2024, modificava l’art. 593 del codice di procedura penale, rendendo inappellabili da parte del pubblico ministero le sentenze di proscioglimento per alcuni reati, tra cui quelli contestati.

Di conseguenza, la Corte d’Appello di Salerno, investita del gravame, riteneva l’appello inammissibile alla luce della nuova normativa e lo qualificava come ricorso per cassazione, trasmettendo gli atti alla Suprema Corte.

La Successione di Leggi e il principio Tempus Regit Actum

Il nodo cruciale della questione era determinare quale disciplina dovesse applicarsi all’impugnazione: quella in vigore al momento della pronuncia della sentenza (14/06/2024), che consentiva l’appello del PM, o quella sopravvenuta al momento della trattazione del gravame (post 25/08/2024), che lo escludeva?

La Corte di Cassazione ha risolto il dubbio riaffermando con forza la validità del principio tempus regit actum. Secondo questo brocardo latino, l’atto giuridico è regolato dalla legge del tempo in cui esso si perfeziona. In materia di impugnazioni, il momento rilevante che fa sorgere il diritto a impugnare è quello della pronuncia della sentenza.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha annullato senza rinvio il provvedimento della Corte d’Appello, ordinando la ritrasmissione degli atti affinché questa proceda con la celebrazione del giudizio di appello. I giudici di legittimità hanno spiegato che, in assenza di una specifica disciplina transitoria, la successione di leggi processuali nel tempo deve essere risolta applicando il principio del tempus regit actum. Poiché la sentenza di proscioglimento era stata emessa il 14 giugno 2024, ovvero prima dell’entrata in vigore della nuova legge restrittiva del 25 agosto 2024, il regime impugnatorio applicabile era quello precedente, che consentiva pienamente l’appello da parte del Pubblico Ministero.

La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, incluse le sentenze delle Sezioni Unite (come la nota sentenza ‘Lista’ del 2007), che avevano già stabilito come il riferimento normativo debba essere quello vigente al momento di emissione del provvedimento impugnato, e non quello della sua effettiva proposizione. Questa interpretazione garantisce che le parti del processo non vedano mutate le proprie facoltà processuali a causa di modifiche legislative sopravvenute dopo la definizione di un grado di giudizio.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio fondamentale di procedura penale: il diritto di impugnazione si cristallizza al momento dell’emissione della sentenza. Le modifiche normative successive, che possano ampliare o restringere tale diritto, non hanno effetto retroattivo su situazioni già consolidate. La decisione della Cassazione assicura quindi la stabilità del sistema e la prevedibilità delle regole processuali, elementi essenziali per la tutela dei diritti di tutte le parti coinvolte nel processo penale. Il caso tornerà ora alla Corte d’Appello di Salerno, che dovrà esaminare nel merito i motivi di appello proposti dal Pubblico Ministero.

Quando sorge il diritto di impugnare una sentenza?
Il diritto di impugnare una sentenza sorge nel momento in cui la sentenza stessa viene pronunciata, essendo questo il momento che perfeziona l’atto giuridico.

Quale legge si applica alle impugnazioni se la normativa cambia dopo l’emissione della sentenza?
Si applica la legge in vigore al momento della pronuncia della sentenza, in base al principio ‘tempus regit actum’. Le modifiche legislative successive non influiscono sul regime di impugnabilità di quella specifica sentenza.

L’appello del Pubblico Ministero contro un’assoluzione, emessa prima del 25 agosto 2024 per reati a citazione diretta, è ammissibile anche dopo l’entrata in vigore della Legge n. 114/2024?
Sì, è ammissibile. Poiché la sentenza è stata emessa prima dell’entrata in vigore della nuova legge che limita l’appello, il diritto del Pubblico Ministero a impugnare è sorto sotto la vigenza della vecchia normativa, che lo consentiva, e tale diritto rimane valido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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