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Appello contro sequestro preventivo: l’unica via corretta

Un terzo creditore, con pignoramento anteriore su un immobile, si è visto respingere l’istanza di dissequestro dal Giudice per le indagini preliminari. Ha quindi proposto ricorso immediato in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso, specificando che l’unico rimedio esperibile contro tale provvedimento è l’appello ai sensi dell’art. 322-bis c.p.p. Di conseguenza, ha riqualificato l’impugnazione e trasmesso gli atti al Tribunale competente.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnare il sequestro preventivo: perché l’appello è la via maestra e il ricorso in Cassazione un errore

Nel complesso scenario delle misure cautelari reali, la scelta del corretto strumento di impugnazione è fondamentale. Un errore procedurale può non solo ritardare la tutela dei propri diritti, ma anche portare a una declaratoria di inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile quale sia il percorso corretto da seguire quando ci si oppone a un provvedimento che nega la revoca di un sequestro. La questione centrale riguarda la corretta individuazione del rimedio: l’appello contro sequestro preventivo ai sensi dell’art. 322-bis c.p.p. è l’unica via, escludendo il ricorso diretto in Cassazione.

I fatti del caso: un creditore contro il sequestro penale

La vicenda trae origine dalla richiesta di un creditore pignoratizio. Quest’ultimo aveva avanzato un’istanza per ottenere il dissequestro di una porzione di un immobile, sottoposto a sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente. Il sequestro era stato disposto nell’ambito di un procedimento penale a carico del proprietario dell’immobile, indagato per il delitto previsto dall’art. 316-bis del codice penale.

Il creditore sosteneva la propria buona fede e l’anteriorità del suo diritto di pignoramento rispetto al vincolo penale. Il suo credito, inoltre, era totalmente estraneo ai fatti di reato contestati all’indagato. Nonostante queste argomentazioni, il Giudice per le indagini preliminari rigettava l’istanza. Ritenendo di aver subito un torto, il creditore decideva di impugnare tale decisione proponendo ricorso immediato direttamente dinanzi alla Corte di Cassazione.

La decisione della Cassazione: la corretta qualificazione dell’appello contro sequestro preventivo

La Suprema Corte, investita della questione, ha però fermato il percorso del ricorrente, concentrandosi non sul merito della richiesta (cioè se il dissequestro fosse dovuto o meno), ma sulla correttezza procedurale dell’azione intrapresa. La decisione dei giudici è stata netta: il ricorso era inammissibile.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità. L’articolo 322-bis del codice di procedura penale disciplina in modo specifico i mezzi di impugnazione avverso le ordinanze in materia di sequestro preventivo. Questa norma stabilisce che contro i provvedimenti che rigettano la richiesta di revoca di un sequestro, l’unico rimedio esperibile è l’appello. Il ricorso per cassazione è previsto solo contro la decisione emessa in sede di appello, e non direttamente contro il provvedimento del primo giudice.

Di fronte a un’impugnazione erroneamente qualificata come ‘ricorso per cassazione’, la Corte non ha chiuso la porta al ricorrente, ma ha applicato il principio di conservazione degli atti giuridici. Ha quindi provveduto a ‘riqualificare’ l’atto, convertendolo nel corretto mezzo di impugnazione, ovvero l’appello. Di conseguenza, ha ordinato la trasmissione degli atti al Tribunale competente per la decisione nel merito.

Le conclusioni

Questa pronuncia offre una lezione di fondamentale importanza pratica. Nel diritto processuale, la forma è sostanza. Scegliere un mezzo di impugnazione non previsto dalla legge per un determinato provvedimento costituisce un errore che, sebbene in questo caso sanato dalla riqualificazione, può comportare ritardi significativi. Per chiunque si trovi a dover contestare un provvedimento di rigetto di revoca di un sequestro preventivo, la strada da percorrere è una sola: l’appello secondo l’art. 322-bis c.p.p. Ignorare questa disposizione significa intraprendere un percorso errato che non porterà a una decisione sul merito della propria pretesa da parte della Suprema Corte.

Qual è il rimedio corretto per impugnare un’ordinanza che rigetta la revoca di un sequestro preventivo?
L’unico rimedio corretto previsto dalla legge è l’appello dinanzi al tribunale competente, ai sensi dell’art. 322-bis del codice di procedura penale.

È possibile proporre ricorso immediato per cassazione contro il rigetto di un’istanza di dissequestro?
No, non è possibile. Come chiarito dalla Corte, tale provvedimento non è ricorribile direttamente per cassazione, ma deve essere prima impugnato tramite appello.

Cosa accade se si presenta un ricorso per cassazione invece dell’appello previsto dalla legge?
La Corte di Cassazione non decide nel merito, ma riqualifica l’impugnazione come appello e trasmette gli atti al giudice competente per la trattazione, applicando il principio di conservazione degli atti giuridici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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