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Appello cautelare per colloqui negati ai domiciliari

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diniego di autorizzazione ai colloqui per una persona agli arresti domiciliari non può essere impugnato con ricorso diretto. Il rimedio corretto è l’appello cautelare, poiché la decisione incide sulla libertà personale. Il ricorso è stato quindi convertito e trasmesso al Tribunale del riesame.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Cautelare: La Via Corretta per Contestare il Divieto di Colloqui ai Domiciliari

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di impugnazioni delle misure cautelari. Quando a una persona agli arresti domiciliari viene negata la possibilità di incontrare i propri familiari, il ricorso diretto in Cassazione non è la strada percorribile. Lo strumento corretto è l’appello cautelare, un rimedio che garantisce un esame approfondito della questione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: La Negazione dei Colloqui Familiari

Il caso ha origine dalla richiesta di un uomo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, di essere autorizzato a ricevere visite da parte di alcuni familiari non conviventi, tra cui fratelli, cognate e nipoti. Il Tribunale di Palermo aveva rigettato l’istanza, aderendo al parere del pubblico ministero, con una motivazione ritenuta dalla difesa troppo generica e inadeguata. Secondo il legale, il provvedimento non spiegava concretamente come questi incontri potessero favorire contatti con ambienti criminali o agevolare la commissione di reati.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione.

La Conversione in Appello Cautelare: La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, ha deciso di non entrare nel merito della questione sollevata dalla difesa, ma di concentrarsi sulla correttezza procedurale dell’impugnazione. La Corte ha stabilito che il ricorso per cassazione era inammissibile e doveva essere convertito in un appello cautelare.

Di conseguenza, gli atti sono stati trasmessi al Tribunale del riesame di Palermo, l’organo funzionalmente competente a decidere su questo tipo di appello. Questa decisione, puramente processuale, è cruciale perché indica la via legale corretta da seguire in casi simili.

Le Motivazioni della Conversione in Appello Cautelare

La Corte Suprema ha basato la sua decisione su un orientamento consolidato, inaugurato da una celebre sentenza delle Sezioni Unite del 1996. Il principio chiave è che i provvedimenti che regolano le modalità di esecuzione degli arresti domiciliari, come quelli che limitano la facoltà di comunicare con l’esterno, non sono semplici dettagli accessori. Al contrario, essi incidono direttamente sul grado di afflittività della misura e, quindi, sullo status libertatis dell’individuo.

Un divieto di colloquio, infatti, aggrava la condizione restrittiva e per questo motivo deve essere considerato un provvedimento sulla libertà personale. La legge (art. 310 cod. proc. pen.) prevede che contro tali provvedimenti sia esperibile l’appello cautelare, che consente un riesame completo, anche nel merito, da parte di un giudice di secondo grado. Il ricorso diretto in Cassazione (detto per saltum) è invece un rimedio eccezionale, limitato alle ordinanze che applicano per la prima volta una misura coercitiva e non a quelle che ne modificano le modalità esecutive.

Conclusioni: L’Importanza del Corretto Mezzo di Impugnazione

Questa pronuncia della Cassazione serve come un importante promemoria sull’importanza del principio di tassatività dei mezzi di impugnazione. Scegliere lo strumento processuale errato può portare all’inammissibilità del ricorso, ritardando la tutela dei diritti. La decisione chiarisce che qualsiasi provvedimento che inasprisce o attenua le condizioni degli arresti domiciliari, inclusi i permessi di colloquio, deve essere contestato attraverso l’appello cautelare dinanzi al Tribunale del riesame. Questo garantisce all’interessato una revisione completa e nel merito della decisione, salvaguardando il diritto a un doppio grado di giudizio anche in fase cautelare.

Qual è il rimedio corretto per impugnare un provvedimento che nega i colloqui a un soggetto agli arresti domiciliari?
Il rimedio corretto è l’appello cautelare ai sensi dell’art. 310 del codice di procedura penale, da presentare al Tribunale del riesame.

Perché non è possibile proporre un ricorso diretto in Cassazione (ricorso per saltum) in questo caso?
Non è possibile perché il ricorso per saltum è un rimedio eccezionale previsto solo contro le ordinanze che dispongono per la prima volta una misura coercitiva. I provvedimenti che modificano le modalità di esecuzione di una misura già in atto, come il diniego di colloqui, sono invece appellabili.

Cosa implica la decisione della Cassazione di convertire il ricorso in appello?
Implica che la Cassazione non ha giudicato il merito della richiesta (se i colloqui dovessero essere concessi o meno), ma ha corretto l’errore procedurale. Ha quindi trasmesso gli atti al giudice competente (il Tribunale del riesame), che dovrà esaminare la questione e decidere se autorizzare o meno i colloqui.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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