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Appello cautelare generico: inammissibilità e motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando che un appello cautelare generico, privo di argomentazioni specifiche a sostegno di una richiesta, viola le norme procedurali. Il caso riguardava la richiesta di inefficacia di una misura cautelare, ma il motivo d’appello non era stato adeguatamente sviluppato, portando alla sua declaratoria di inammissibilità.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Cautelare Generico: Quando la Mancanza di Specificità Conduce all’Inammissibilità

Nel processo penale, l’impugnazione di un provvedimento è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato seguendo regole precise. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: un appello cautelare generico, ovvero privo di motivi specifici, è destinato all’inammissibilità. Questo significa che non basta semplicemente contestare una decisione; è necessario spiegare in modo dettagliato e argomentato perché la si ritiene sbagliata. Analizziamo insieme questa pronuncia per comprendere le sue implicazioni pratiche.

Il Contesto Processuale

Il caso ha origine dal ricorso presentato dalla difesa di un indagato contro un’ordinanza del Tribunale di Venezia. Quest’ultimo, in funzione di giudice dell’appello cautelare, aveva dichiarato inammissibile una parte dell’impugnazione, in particolare quella relativa alla richiesta di declaratoria di inefficacia di una misura cautelare ai sensi dell’art. 27 del codice di procedura penale.

La difesa aveva inizialmente chiesto al Giudice per le Indagini Preliminari di dichiarare l’inefficacia della misura per due distinti motivi, basati sugli articoli 27 e 297 del codice di procedura penale. Al rigetto di tale richiesta, la difesa aveva proposto appello. Tuttavia, nell’atto di appello, mentre le censure relative alla violazione dell’art. 297 c.p.p. erano state ampiamente argomentate, la richiesta basata sull’art. 27 c.p.p. era stata solo menzionata, senza essere supportata da specifiche ragioni di fatto e di diritto.

I rischi di un appello cautelare generico

Il Tribunale dell’appello cautelare, rilevando la mancanza di argomentazioni a sostegno della richiesta ex art. 27 c.p.p., ha dichiarato il relativo motivo di appello inammissibile per genericità. La difesa ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la richiesta era stata comunque devoluta al giudice dell’appello e che la decisione di inammissibilità violava la legge processuale. La Suprema Corte, però, ha respinto tale tesi, confermando la correttezza della decisione del Tribunale.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha chiarito che l’appello cautelare, disciplinato dall’art. 310 c.p.p., pur essendo uno strumento specifico per le misure cautelari, non sfugge alle regole generali previste per le impugnazioni. In particolare, si applicano gli articoli 581 e 591 del codice di procedura penale, che impongono la specificità dei motivi di gravame.

Secondo la Corte, non è sufficiente indicare quale punto della decisione si intende contestare; è indispensabile “enunciare i motivi, con l’indicazione specifica delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono la richiesta”. Nel caso di specie, la difesa si era limitata a chiedere l’applicazione dell’art. 27 c.p.p. senza spendere “alcuna ragione, sia in fatto che in diritto, a sostegno della richiesta”. Tale omissione ha reso il motivo privo di specificità e, di conseguenza, giuridicamente inammissibile.

I giudici hanno sottolineato che i presupposti per l’applicazione dell’art. 27 c.p.p. (inefficacia per mancata rinnovazione della misura dopo una declaratoria di incompetenza territoriale) sono giuridicamente diversi da quelli dell’art. 297 c.p.p. (retrodatazione dei termini di custodia). Pertanto, le argomentazioni svolte per un motivo non potevano automaticamente valere anche per l’altro. La mancanza di una censura specifica contro la decisione del primo giudice ha impedito al giudice d’appello di esaminare la questione nel merito.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale della procedura penale: la diligenza e la precisione nella redazione degli atti di impugnazione. Chi intende contestare un provvedimento giudiziario, anche in materia di libertà personale, ha l’onere di articolare le proprie doglianze in modo chiaro e completo. Un appello cautelare generico non attiva il potere del giudice di riesaminare la decisione, ma ne causa solo una declaratoria di inammissibilità. Questa pronuncia serve da monito per i professionisti del diritto, ricordando che ogni richiesta avanzata in giudizio deve essere sempre supportata da solide e specifiche argomentazioni, per evitare che un diritto processuale si trasformi in un’opportunità mancata.

Perché un appello cautelare può essere dichiarato parzialmente inammissibile?
Un appello cautelare può essere dichiarato parzialmente inammissibile quando uno o più motivi di impugnazione sono generici, ovvero non sono supportati da specifiche ragioni di fatto e di diritto, mentre altri motivi sono formulati correttamente. Il giudice esaminerà solo i motivi ammissibili.

Quali requisiti deve avere un motivo di appello per essere considerato specifico?
Secondo la Corte, un motivo di appello deve non solo indicare i capi e i punti della decisione che si contestano, ma anche enunciare le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono la richiesta, in conformità con quanto previsto dall’art. 581 del codice di procedura penale.

Le norme generali sulle impugnazioni si applicano anche all’appello cautelare?
Sì, la sentenza conferma che l’appello cautelare (art. 310 c.p.p.) ha la stessa fisionomia strutturale e strumentale dei mezzi di impugnazione ordinari. Di conseguenza, ad esso si applicano le norme generali in materia, incluse quelle sulla specificità dei motivi (artt. 581 e 591 c.p.p.) che sanzionano la genericità con l’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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