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Appello archiviazione inammissibile: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di archiviazione emessa dal GIP. Il caso in esame ha stabilito che un provvedimento di archiviazione non è impugnabile in Cassazione, respingendo la tesi dell’abnormità del provvedimento. Di conseguenza, l’appello archiviazione inammissibile ha comportato la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Archiviazione Inammissibile: la Cassazione fissa i paletti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: non ogni provvedimento è contestabile. La decisione si è concentrata su un caso di appello archiviazione inammissibile, chiarendo quando e perché un ricorso contro un’ordinanza di archiviazione non può essere accolto. Questa pronuncia offre spunti cruciali sull’importanza del principio di tassatività dei mezzi di impugnazione e sulla nozione di ‘abnormità’ dell’atto giudiziario.

I Fatti di Causa

Quattro soggetti, indagati per il reato previsto dall’art. 640 del codice penale, si sono visti archiviare il procedimento a loro carico dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Como. Nonostante l’esito a loro favorevole, hanno deciso di ricorrere in Cassazione. Il motivo? Lamentavano l’abnormità del provvedimento di archiviazione. A loro dire, il giudice aveva inserito nella motivazione considerazioni relative a una loro possibile responsabilità civile, ritenute inconferenti rispetto alla valutazione prettamente penalistica, creando così un atto anomalo.

L’Appello Archiviazione Inammissibile: L’Analisi della Corte

La Suprema Corte ha respinto i ricorsi, dichiarandoli inammissibili. La decisione si fonda su un pilastro del nostro sistema processuale: il principio di tassatività dei mezzi di impugnazione. Questo principio stabilisce che un provvedimento può essere impugnato solo nei casi e con le forme espressamente previste dalla legge. Nel caso specifico, la normativa (in particolare l’art. 409, comma 6, del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 103 del 2017) non prevede la possibilità di ricorrere per cassazione contro un’ordinanza di archiviazione emessa dal GIP a seguito del rigetto dell’opposizione della persona offesa. Pertanto, un appello archiviazione inammissibile è la conseguenza diretta di un’azione intrapresa al di fuori dei binari legali.

L’insussistenza dell’Abnormità del Provvedimento

I ricorrenti avevano tentato di superare questo sbarramento procedurale sostenendo che l’ordinanza fosse ‘abnorme’. Tuttavia, la Cassazione ha escluso anche questa ipotesi. Un atto è abnorme solo quando è completamente al di fuori del sistema (abnormità strutturale) o quando provoca una stasi o una regressione ingiustificata del processo (abnormità funzionale). Nel caso di specie, il GIP si era limitato a esercitare i propri poteri, distinguendo tra profili di rilevanza penale (che ha escluso) e profili meramente civilistici. Tale valutazione, seppur contenuta nello stesso atto, non altera la natura del provvedimento né blocca il procedimento, rendendo infondata la doglianza dei ricorrenti.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. In primo luogo, l’ordinanza di archiviazione è un provvedimento espressamente previsto e disciplinato dal codice di procedura penale. Il fatto che il giudice abbia distinto tra responsabilità penale e civile rientra pienamente nel suo onere motivazionale e non costituisce un’anomalia. Tale distinzione, peraltro, non è vincolante per un eventuale giudice civile.

In secondo luogo, poiché il provvedimento non è impugnabile e non presenta caratteri di abnormità, il ricorso è viziato ai sensi dell’art. 591, lettera b), del codice di procedura penale. Questa norma sancisce l’inammissibilità del ricorso quando è proposto contro un provvedimento non soggetto a impugnazione. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato d’ufficio l’inammissibilità, definendo il procedimento de plano, ovvero senza udienza formale, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

Conclusioni

La decisione in commento rafforza la stabilità dei provvedimenti di archiviazione e traccia un confine netto per le impugnazioni. L’esito per i ricorrenti è stato duplice: non solo il loro ricorso è stato dichiarato inammissibile, ma sono stati anche condannati, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questo serve da monito: l’impugnazione di un provvedimento non appellabile non è solo inefficace, ma comporta anche conseguenze economiche negative. La sentenza riafferma che le vie della giustizia devono essere percorse nel rigoroso rispetto delle regole procedurali, evitando ricorsi pretestuosi o non consentiti dalla legge.

È possibile ricorrere in Cassazione contro un’ordinanza di archiviazione del GIP?
No, secondo la decisione analizzata, l’ordinanza di archiviazione emessa dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) dopo il rigetto dell’opposizione della persona offesa non è impugnabile per cassazione, in base al principio di tassatività dei mezzi di impugnazione.

Quando un provvedimento giudiziario è considerato ‘abnorme’?
Un provvedimento è considerato ‘abnorme’ quando non è previsto dal sistema giuridico (abnormità strutturale) o quando causa un’indebita stasi o una regressione del procedimento (abnormità funzionale). La semplice presenza di considerazioni su profili civilistici in un’ordinanza di archiviazione penale non è sufficiente a renderla abnorme.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, condanna la parte che lo ha proposto al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, il cui importo viene determinato equitativamente dalla Corte stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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