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Ammissione patrocinio: reddito e ultima dichiarazione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la revoca dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. La Corte ha ribadito che, per valutare il requisito del reddito, si deve considerare l’ultima dichiarazione per cui è maturato l’obbligo di presentazione al momento della domanda, anche se non ancora depositata. Nel caso specifico, il reddito del richiedente superava la soglia di legge, giustificando la revoca del beneficio.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ammissione Patrocinio: Quale Reddito Conta? La Cassazione Fa Chiarezza

L’ammissione al patrocinio a spese dello Stato rappresenta un pilastro fondamentale del diritto alla difesa, garantendo a tutti, anche ai meno abbienti, la possibilità di essere assistiti legalmente. Tuttavia, l’accesso a questo beneficio è subordinato al rispetto di precisi limiti di reddito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7221/2024) ha fornito un’importante precisazione su quale sia la dichiarazione dei redditi di riferimento per la valutazione della domanda, un aspetto cruciale che può determinare l’accoglimento o la revoca del beneficio.

I Fatti del Caso: Una Revoca Contestata

Un cittadino aveva presentato istanza per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato il 15 gennaio 2019. Inizialmente, il beneficio era stato concesso. Successivamente, però, il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva revocato il decreto di ammissione, basandosi sulle informazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate.

Era emerso che, al momento della domanda, l’ultima dichiarazione dei redditi presentata dal richiedente era quella relativa all’anno 2016, con un reddito di quasi 21.000 euro, ben al di sopra della soglia massima consentita. Anche il reddito dell’anno successivo (2017) era superiore al limite, attestandosi a 16.000 euro. Solo il reddito del 2018, la cui dichiarazione sarebbe stata presentata mesi dopo l’istanza, rientrava nei parametri di legge.

Il Tribunale aveva quindi ritenuto che la valutazione dovesse basarsi sulla situazione reddituale certificata dall’ultima dichiarazione disponibile al momento della domanda, revocando il beneficio. Contro questa decisione, il cittadino ha proposto ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: L’”Ultima Dichiarazione” per l’Ammissione al Patrocinio

Il cuore della controversia legale ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 76 del d.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia). La norma stabilisce che il beneficio è concesso sulla base dell'”ultima dichiarazione” dei redditi. Il ricorrente sosteneva che questa interpretazione fosse troppo rigida e che si dovesse tener conto delle variazioni di reddito più recenti, anche se non ancora formalizzate in una dichiarazione depositata.

La domanda posta alla Corte era, quindi, la seguente: per l’ammissione patrocinio, si deve guardare all’ultima dichiarazione materialmente depositata, o a quella relativa all’annualità fiscale più recente per cui è già scaduto il termine di presentazione, anche se non ancora fisicamente presentata?

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno confermato la decisione del Tribunale di Sorveglianza, sposando un’interpretazione rigorosa ma consolidata della normativa.

Le Motivazioni: Il Principio dell’Obbligo di Presentazione

La Corte ha chiarito un punto fondamentale: l'”ultima dichiarazione” rilevante ai fini dell’ammissione patrocinio non è necessariamente quella già depositata, ma quella per la quale, al momento della presentazione dell’istanza, è già maturato l’obbligo di presentazione.

Nel caso specifico, l’istanza era stata presentata il 15 gennaio 2019. A quella data, l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi per l’anno 2017 (da presentarsi nel 2018) era già sorto e scaduto. Di conseguenza, era il reddito del 2017, pari a 16.000 euro e superiore ai limiti di legge, quello che doveva essere preso in considerazione per la valutazione. L’argomentazione del Tribunale, che si era basato sul reddito ancora più alto del 2016 (l’ultima dichiarazione fisicamente presentata), è stata comunque ritenuta corretta nel suo esito finale, poiché anche il reddito del 2017 escludeva il beneficio.

La Corte ha inoltre precisato che, sebbene le variazioni di reddito intervenute successivamente siano rilevanti, spetta all’istante fornire una “prova rigorosa” di tale mutamento. Nel caso di specie, questa prova non era stata fornita in modo adeguato, e la semplice prospettiva di un reddito più basso per il 2018 non era sufficiente a superare il dato consolidato dell’annualità precedente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Domanda di Patrocinio

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale per chiunque intenda richiedere il patrocinio a spese dello Stato. La valutazione della situazione economica si basa su dati oggettivi e temporalmente definiti. Il momento chiave è la data di presentazione della domanda: è a quel giorno che bisogna fare riferimento per individuare l’ultima annualità fiscale per cui l’obbligo dichiarativo è già maturato. Chi presenta la domanda deve essere consapevole che il reddito di riferimento sarà quello, a prescindere dal fatto che la dichiarazione sia stata materialmente depositata o che i redditi successivi siano inferiori. Per far valere una diminuzione del reddito, è necessario fornire prove concrete e rigorose, non essendo sufficiente una mera autodichiarazione non supportata da adeguata documentazione.

Per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, quale dichiarazione dei redditi si deve considerare?
Si deve considerare la dichiarazione dei redditi per la quale, al momento della presentazione dell’istanza, è già maturato l’obbligo di presentazione, anche se non è stata ancora materialmente depositata.

È possibile ottenere il patrocinio se il reddito diminuisce dopo l’ultima dichiarazione rilevante?
Sì, le variazioni di reddito successive sono rilevanti, ma è onere dell’istante fornire la prova rigorosa del mutamento economico avvenuto, che deve essere tale da portare il reddito complessivo al di sotto della soglia di legge.

Cosa succede se si presenta un ricorso inammissibile contro la revoca del patrocinio?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione e non si ravvisa un’assenza di colpa, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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