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Amministrazione giudiziaria: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro l’ordinanza che aveva confermato l’amministrazione giudiziaria di un immobile sequestrato per riciclaggio. La Corte ha chiarito che i provvedimenti relativi alla gestione e all’esecuzione di un sequestro non sono autonomamente impugnabili in Cassazione, ma devono essere contestati dinanzi al giudice dell’esecuzione. Questa decisione ribadisce un principio consolidato, distinguendo tra l’impugnazione del vincolo cautelare e le questioni meramente gestionali.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Amministrazione Giudiziaria di Beni Sequestrati: I Rimedi Corretti

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un importante chiarimento sui rimedi esperibili contro i provvedimenti che riguardano l’amministrazione giudiziaria di beni sottoposti a sequestro preventivo. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra l’impugnazione del vincolo cautelare e la contestazione delle modalità di gestione del bene, indirizzando gli interessati verso il corretto percorso procedurale ed evitando ricorsi destinati all’insuccesso.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso presentato dal titolare delle quote e amministratore di una società, proprietaria di un appartamento a Latina. L’immobile era stato oggetto di un decreto di sequestro preventivo emesso nel 2018, finalizzato alla confisca, nell’ambito di un procedimento per il reato di riciclaggio.

L’interessato non contestava la legittimità del sequestro in sé, ma si opponeva alla sottoposizione del bene ad amministrazione giudiziaria. A suo avviso, questa misura era immotivata e pregiudicava l’uso gratuito dell’immobile, che gli era stato concesso. Pertanto, aveva richiesto la revoca dell’amministrazione giudiziaria, ma il Tribunale di Latina aveva rigettato la sua istanza. Contro questa decisione, l’amministratore ha proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo proposto contro un provvedimento non impugnabile con tale mezzo. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che distingue nettamente tra la natura del vincolo cautelare (il sequestro) e quella degli atti di gestione del bene sequestrato.

Le Motivazioni della Sentenza sull’Amministrazione Giudiziaria

La Corte ha spiegato che la regola generale di appellabilità delle ordinanze in materia di sequestro, prevista dall’art. 322-bis del codice di procedura penale, non si applica a quei provvedimenti che hanno una natura sostanzialmente amministrativa e che intervengono nella fase di esecuzione della misura cautelare.

Rientrano in questa categoria gli atti che riguardano la gestione ordinaria dei beni sequestrati, come le autorizzazioni al compimento di atti giuridici o, appunto, la nomina o la revoca del custode o dell’amministratore. Questi provvedimenti non incidono sull’esistenza o sulla modifica del vincolo cautelare, ma ne disciplinano unicamente le modalità esecutive e attuative.

Di conseguenza, il rimedio corretto per contestare tali atti non è il ricorso ai mezzi di impugnazione ordinari (come l’appello o il ricorso per cassazione), bensì l’opposizione dinanzi al giudice dell’esecuzione. È quest’ultimo, infatti, l’organo competente a vigilare sulla legittimità e sulla correttezza delle modalità con cui una misura cautelare reale viene eseguita.

In sintesi, la Corte ha affermato che il ricorrente avrebbe dovuto proporre opposizione al giudice dell’esecuzione del Tribunale di Latina, e non ricorrere direttamente in Cassazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’importante lezione procedurale: è cruciale distinguere l’oggetto della contestazione. Se si intende mettere in discussione il sequestro in sé (il cosiddetto an della misura), si devono utilizzare gli strumenti di impugnazione previsti dalla legge, come il riesame o l’appello. Se, invece, la doglianza riguarda il quomodo, cioè le modalità di gestione e amministrazione del bene già vincolato, la via da percorrere è quella dell’incidente di esecuzione.

La scelta di un rimedio errato, come in questo caso, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguenza non solo di non ottenere una pronuncia nel merito, ma anche di essere condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto per il ricorrente, condannato a versare 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

È possibile impugnare in Cassazione un provvedimento che dispone l’amministrazione giudiziaria di un bene sequestrato?
No, secondo la Corte, i provvedimenti relativi alle modalità esecutive e gestionali di un sequestro, come la nomina di un amministratore, non sono autonomamente impugnabili con ricorso per cassazione, in quanto considerati atti di natura amministrativa.

Qual è lo strumento corretto per contestare le modalità di gestione di un bene sotto sequestro preventivo?
Lo strumento corretto è l’opposizione dinanzi al giudice dell’esecuzione, che ha il compito di controllare la legittimità e la correttezza delle modalità con cui la misura cautelare viene attuata.

Perché la Corte distingue tra l’applicazione del vincolo cautelare e la sua gestione?
La Corte fa questa distinzione perché l’applicazione del vincolo (il sequestro) è una misura che incide sulla disponibilità del bene ed è soggetta a specifici mezzi di impugnazione. La gestione, invece, attiene all’amministrazione ordinaria del bene già sequestrato e rientra nella fase esecutiva, la cui supervisione spetta al giudice dell’esecuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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