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Amministratore di diritto: responsabilità e bancarotta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26874/2024, ha rigettato il ricorso di un amministratore di diritto, condannato per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. La Corte ha ribadito che la posizione di ‘testa di legno’ non esonera da responsabilità. Per la condanna è sufficiente il dolo eventuale, ovvero la consapevole accettazione del rischio che l’amministratore di fatto compia atti illeciti, derivante dalla violazione dei doveri di vigilanza e controllo.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Amministratore di Diritto: Quale Responsabilità nella Bancarotta Fraudolenta?

La figura dell’amministratore di diritto, spesso definito colloquialmente come “testa di legno”, è al centro di una recente e significativa pronuncia della Corte di Cassazione. Con la sentenza n. 26874 del 2024, i giudici hanno confermato la condanna per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale nei confronti di un soggetto che, pur ricoprendo solo formalmente la carica, aveva omesso i propri doveri di vigilanza sulla gestione effettiva della società, condotta da un amministratore di fatto. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: accettare un ruolo formale non è un’operazione priva di rischi e comporta precise responsabilità penali.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un soggetto nominato amministratore unico di una S.r.l. circa un anno prima della dichiarazione di fallimento. Le indagini avevano accertato condotte di bancarotta fraudolenta sia patrimoniale, per la distrazione di beni strumentali e scaffalature di pregio, sia documentale, per la mancata tenuta delle scritture contabili. L’imputato, nel corso del processo, si era difeso sostenendo di essere stato una mera “testa di legno”, completamente all’oscuro della gestione operativa, interamente nelle mani di un altro soggetto, il vero amministratore di fatto. Nonostante la Corte d’Appello avesse parzialmente riformato la pena, la responsabilità penale era stata confermata, spingendo l’imputato a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno colto l’occasione per consolidare l’orientamento giurisprudenziale sulla responsabilità penale dell’amministratore di diritto in concorso con quello di fatto. La condanna non deriva automaticamente dalla carica ricoperta, ma dalla condotta omissiva, ovvero dal non aver impedito gli eventi illeciti che si aveva l’obbligo giuridico di impedire, in virtù dei poteri di vigilanza e controllo connaturati alla posizione di amministratore.

Le motivazioni

La sentenza si sofferma in modo approfondito sull’elemento psicologico del reato, distinguendo tra bancarotta documentale e patrimoniale.

La Responsabilità per Bancarotta Documentale

Per quanto riguarda la bancarotta documentale, la responsabilità dell’amministratore di diritto è quasi automatica. L’obbligo di tenere e conservare correttamente le scritture contabili è un dovere personale e non delegabile. Il completo disinteresse manifestato dall’imputato, che aveva ammesso di non avere alcuna contezza della contabilità, è stato interpretato non come semplice negligenza, ma come una scelta consapevole volta a impedire la ricostruzione delle operazioni societarie, condividendo così le finalità illecite dell’amministratore di fatto.

La Responsabilità dell’amministratore di diritto per Bancarotta Patrimoniale e il Dolo Eventuale

Sulla bancarotta patrimoniale, il ragionamento è più articolato. La Corte chiarisce che non basta accettare il ruolo di “testa di legno” per essere considerati complici nella distrazione dei beni. È necessaria la prova del dolo. Tuttavia, non è richiesto il dolo specifico di ogni singola operazione distrattiva. È sufficiente il cosiddetto “dolo eventuale”: l’amministratore di diritto deve avere una generica consapevolezza delle attività illecite compiute dall’amministratore di fatto e, pur di non rinunciare alla carica, ne accetta il rischio. Nel caso di specie, l’esperienza pregressa dell’imputato (che aveva ricoperto cariche in ben 19 società) e la sua consapevolezza che i beni poi distratti erano presenti nel patrimonio aziendale al momento del suo insediamento, sono stati elementi chiave. La sua passività è stata interpretata come un’accettazione del rischio che tali beni potessero essere sottratti, integrando così il dolo eventuale.

Le conclusioni

La sentenza n. 26874/2024 lancia un monito chiaro: la carica di amministratore di diritto non è una finzione giuridica priva di conseguenze. Chi accetta questo ruolo, anche come semplice prestanome, assume un obbligo giuridico di vigilanza e controllo. Ignorare questo dovere, permettendo all’amministratore di fatto di spogliare la società, equivale a concorrere nel reato. La consapevole inerzia e l’accettazione del rischio di condotte illecite sono sufficienti a fondare una condanna per bancarotta fraudolenta, con tutte le gravi conseguenze che ne derivano.

Un amministratore di diritto, che è solo una “testa di legno”, risponde dei reati commessi dall’amministratore di fatto?
Sì. La sua responsabilità non è automatica ma deriva dalla violazione del suo obbligo giuridico di vigilare e controllare la gestione della società. Omettendo tali controlli e non impedendo gli atti illeciti dell’amministratore di fatto, concorre nel reato.

Quale tipo di dolo è necessario per condannare l’amministratore di diritto per bancarotta fraudolenta patrimoniale?
È sufficiente il dolo eventuale. Non è richiesto che l’amministratore di diritto conosca ogni singola operazione di distrazione, ma basta che abbia una generica consapevolezza delle attività illecite dell’amministratore di fatto e ne accetti il rischio come conseguenza della propria passività.

Perché l’amministratore di diritto ha una responsabilità quasi diretta per la bancarotta documentale?
Perché l’obbligo di tenere e conservare le scritture contabili è un dovere diretto e personale dell’amministratore di diritto. La sua omissione o il suo completo disinteresse verso la contabilità integra direttamente la fattispecie di reato, in quanto impedisce la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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