Vendita di Alimenti in Cattivo Stato di Conservazione: Il Reato Sussiste
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18730 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per la tutela della salute pubblica: la commercializzazione di alimenti in cattivo stato di conservazione. La decisione chiarisce in modo definitivo che, nonostante una complessa successione di interventi legislativi nel 2021, questa condotta costituisce ancora un reato a tutti gli effetti, respingendo le tesi difensive che ne sostenevano l’avvenuta abrogazione.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale di Patti a un soggetto per il reato di detenzione finalizzata alla vendita di prodotti alimentari (nello specifico, ittici) in pessimo stato di conservazione. L’imputato aveva proposto ricorso avverso la sentenza, lamentando due aspetti principali: in primo luogo, un’errata valutazione delle prove da parte del giudice, che avrebbero erroneamente desunto la destinazione alla vendita dei prodotti; in secondo luogo, e soprattutto, sosteneva che la norma penale di riferimento fosse stata cancellata dall’ordinamento giuridico, rendendo la sua condotta non più punibile.
L’Analisi della Cassazione e la questione degli alimenti in cattivo stato di conservazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, esaminando e respingendo entrambi i motivi di doglianza con argomentazioni precise.
La Valutazione dei Fatti e i Limiti del Giudizio di Cassazione
Per quanto riguarda la prima censura, relativa all’interpretazione delle prove, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso specifico, il Tribunale aveva adeguatamente motivato la propria decisione, basandosi su elementi concreti come le modalità di confezionamento e trasporto dei prodotti, che indicavano chiaramente la loro destinazione al commercio e non a un uso personale. Di fronte a un ragionamento immune da vizi logici, la Corte non ha potuto che dichiarare inammissibile la richiesta di una nuova valutazione.
La Persistenza del Reato di vendita di alimenti non conservati
Il cuore della pronuncia risiede però nella seconda questione. La difesa sosteneva che l’art. 5 della Legge n. 283/1962, che punisce la vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione, fosse stato abrogato dall’art. 18 del D.Lgs. n. 27/2021. La Cassazione ha ricostruito l’intricata vicenda normativa, spiegando come tale abrogazione sia stata, in realtà, immediatamente neutralizzata. Infatti, un successivo decreto-legge (D.L. n. 42/2021), poi convertito in legge, ha modificato proprio l’art. 18, ‘salvando’ espressamente dall’abrogazione la norma incriminatrice. Questo intervento del legislatore ha di fatto garantito la continuità della tutela penale per queste condotte, pericolose per la salute dei consumatori.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha motivato la sua decisione su due pilastri. Il primo è il rispetto dei limiti del proprio giudizio: la valutazione delle prove è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere rimessa in discussione in sede di legittimità se la motivazione è logica e completa. Il secondo pilastro è di natura puramente giuridica: attraverso una puntuale analisi delle fonti normative, la Corte ha confermato, richiamando anche un proprio precedente del 2021, che il reato previsto dalla Legge 283/1962 non è mai venuto meno. L’intenzione del legislatore del 2021 è stata quella di assicurare che la commercializzazione di alimenti non sicuri rimanesse una condotta penalmente sanzionata, senza alcuna interruzione o ‘vuoto’ normativo.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce con forza che la tutela della sicurezza alimentare è un valore primario per l’ordinamento giuridico. Gli operatori del settore devono essere consapevoli che la detenzione per la vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione è e rimane un reato. La complessa sequenza di norme del 2021 non ha prodotto alcun effetto di depenalizzazione. La decisione serve quindi come monito, confermando che i controlli e le sanzioni in questo ambito restano pienamente efficaci per proteggere la salute pubblica.
È ancora reato vendere alimenti in cattivo stato di conservazione dopo le riforme del 2021?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il reato è pienamente in vigore. Nonostante una temporanea e apparente abrogazione nel 2021, un intervento legislativo immediatamente successivo ha garantito la continuità della norma incriminatrice, che quindi non ha mai smesso di produrre i suoi effetti.
La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, l’ordinanza chiarisce che la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito (come il Tribunale). Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza, senza poter entrare nel merito delle prove raccolte.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 18730 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 18730 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a MILAZZO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 09/05/2022 del TRIBUNALE di PATTI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che COGNOME NOME – imputato del reato di detenzione per la vendita di prodotti alimentari in cattivo stato di conservazione – ha proposto appello (qualificato come ricorso per cassazione dalla Corte d’A p llo di Messina e 5 . trasmesso a questa Suprema Corte) avverso la sentenza del qui ir; COGNOME(MV con cui il Tribunale di Patti lo aveva condannato alla pena di giustizia, deducendo violazione di legge e vizio di motivazione con riferimento all’affermazione di responsabilità e alla ritenuta persistente rilevanza penale della condotta;
ritenuto che la prima censura sia inammissibile perché volta a sollecitare una diversa valutazione delle risultanze dibattimentali, in questa sede preclusa, a fronte di un percorso argomentativo del tutto immune da censure qui deducibili, con cui il Tribunale ha posto in rilievo le caratteristiche del confezionamento e trasporto (indicative della destinazione alla vendita) e le plurime anomalie riscontrate nelle modalità di conservazione e trasporto dei prodotti ittici;
ritenuto, quanto alla residua censura, che debba darsi seguito all’insegnamento di questa Suprema Corte secondo cui «la condotta di chi pone in vendita alimenti in cattivo stato di conservazione costituisce tuttora reato, sebbene l’art. 5, lett. b), della legge 30 aprile 1962, n. 283, sia stato abrogato dall’art del d.lgs. 2 febbraio 2021, n. 27, vigente a far data dal 26/03/2021, in quanto il precedente 25/03/2021 è entrato in vigore il d.l. 22 marzo 2021, n. 42, convertito, con modifiche, nella legge 21 maggio 2021, n. 71, che ha modificato l’art. 18 cit., ampliando il novero delle disposizioni delle legge n. 282 del 1962 sottratte all’abrogazione, tra le quali il suddetto art. 5» (Sez. 3, n. 34395 del 16/06/2021, Dragoti, Rv. 282365 – 01);
ritenuto pertanto che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE delle Ammende
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE delle ammende.
Così deciso in Roma, il 23 febbraio 2024 Il Consigl GLYPH stensore