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Alimenti in cattivo stato: reato ancora punibile

Un operatore del settore alimentare, condannato per aver detenuto per la vendita prodotti ittici in cattivo stato di conservazione, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo, tra l’altro, che la norma incriminatrice fosse stata abrogata. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il reato di commercio di alimenti in cattivo stato di conservazione è tuttora in vigore, nonostante una complessa successione di leggi nel 2021 che aveva inizialmente abrogato la norma per poi reintrodurla.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Vendita di Alimenti in Cattivo Stato di Conservazione: Il Reato Sussiste

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18730 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza per la tutela della salute pubblica: la commercializzazione di alimenti in cattivo stato di conservazione. La decisione chiarisce in modo definitivo che, nonostante una complessa successione di interventi legislativi nel 2021, questa condotta costituisce ancora un reato a tutti gli effetti, respingendo le tesi difensive che ne sostenevano l’avvenuta abrogazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dal Tribunale di Patti a un soggetto per il reato di detenzione finalizzata alla vendita di prodotti alimentari (nello specifico, ittici) in pessimo stato di conservazione. L’imputato aveva proposto ricorso avverso la sentenza, lamentando due aspetti principali: in primo luogo, un’errata valutazione delle prove da parte del giudice, che avrebbero erroneamente desunto la destinazione alla vendita dei prodotti; in secondo luogo, e soprattutto, sosteneva che la norma penale di riferimento fosse stata cancellata dall’ordinamento giuridico, rendendo la sua condotta non più punibile.

L’Analisi della Cassazione e la questione degli alimenti in cattivo stato di conservazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, esaminando e respingendo entrambi i motivi di doglianza con argomentazioni precise.

La Valutazione dei Fatti e i Limiti del Giudizio di Cassazione

Per quanto riguarda la prima censura, relativa all’interpretazione delle prove, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso specifico, il Tribunale aveva adeguatamente motivato la propria decisione, basandosi su elementi concreti come le modalità di confezionamento e trasporto dei prodotti, che indicavano chiaramente la loro destinazione al commercio e non a un uso personale. Di fronte a un ragionamento immune da vizi logici, la Corte non ha potuto che dichiarare inammissibile la richiesta di una nuova valutazione.

La Persistenza del Reato di vendita di alimenti non conservati

Il cuore della pronuncia risiede però nella seconda questione. La difesa sosteneva che l’art. 5 della Legge n. 283/1962, che punisce la vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione, fosse stato abrogato dall’art. 18 del D.Lgs. n. 27/2021. La Cassazione ha ricostruito l’intricata vicenda normativa, spiegando come tale abrogazione sia stata, in realtà, immediatamente neutralizzata. Infatti, un successivo decreto-legge (D.L. n. 42/2021), poi convertito in legge, ha modificato proprio l’art. 18, ‘salvando’ espressamente dall’abrogazione la norma incriminatrice. Questo intervento del legislatore ha di fatto garantito la continuità della tutela penale per queste condotte, pericolose per la salute dei consumatori.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione su due pilastri. Il primo è il rispetto dei limiti del proprio giudizio: la valutazione delle prove è di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere rimessa in discussione in sede di legittimità se la motivazione è logica e completa. Il secondo pilastro è di natura puramente giuridica: attraverso una puntuale analisi delle fonti normative, la Corte ha confermato, richiamando anche un proprio precedente del 2021, che il reato previsto dalla Legge 283/1962 non è mai venuto meno. L’intenzione del legislatore del 2021 è stata quella di assicurare che la commercializzazione di alimenti non sicuri rimanesse una condotta penalmente sanzionata, senza alcuna interruzione o ‘vuoto’ normativo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce con forza che la tutela della sicurezza alimentare è un valore primario per l’ordinamento giuridico. Gli operatori del settore devono essere consapevoli che la detenzione per la vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione è e rimane un reato. La complessa sequenza di norme del 2021 non ha prodotto alcun effetto di depenalizzazione. La decisione serve quindi come monito, confermando che i controlli e le sanzioni in questo ambito restano pienamente efficaci per proteggere la salute pubblica.

È ancora reato vendere alimenti in cattivo stato di conservazione dopo le riforme del 2021?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il reato è pienamente in vigore. Nonostante una temporanea e apparente abrogazione nel 2021, un intervento legislativo immediatamente successivo ha garantito la continuità della norma incriminatrice, che quindi non ha mai smesso di produrre i suoi effetti.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, l’ordinanza chiarisce che la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito (come il Tribunale). Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza, senza poter entrare nel merito delle prove raccolte.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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