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Aggravante ingente quantità: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un individuo per detenzione di un notevole quantitativo di hashish, chiarendo i criteri per l’applicazione dell’aggravante dell’ingente quantità. La sentenza stabilisce che il superamento delle soglie quantitative e la capacità diffusiva della sostanza sono elementi decisivi. Inoltre, ha ribadito che per l’aggravante della persona armata è sufficiente la mera coincidenza spaziale e temporale tra il possesso della droga e dell’arma, come un manganello trovato nello stesso veicolo.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Aggravante Ingente Quantità: Quando la Quantità di Droga Fa la Differenza

La recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sull’applicazione della aggravante ingente quantità nel reato di detenzione di stupefacenti. Questo caso non solo ribadisce i parametri quantitativi, ma approfondisce anche il concetto di offensività della condotta e l’impatto di altre aggravanti, come il possesso di un’arma. Analizziamo una decisione che definisce con rigore i confini della responsabilità penale in materia di droga.

I Fatti del Caso: Quasi 7kg di Principio Attivo e un Manganello in Auto

Il caso ha origine dal ricorso di un uomo condannato in primo grado e in appello per la detenzione e cessione di un’ingente partita di hashish. Durante un controllo, all’interno della sua autovettura erano stati rinvenuti circa 15 chilogrammi di sostanza, suddivisi in panetti, con un principio attivo pari a quasi 7 chilogrammi (per la precisione, 6.850,4515 grammi). Oltre alla droga, nel veicolo era presente anche un manganello sfollagente. I giudici di merito avevano riconosciuto la colpevolezza dell’imputato, applicando due specifiche circostanze aggravanti: quella dell’aggravante ingente quantità di stupefacente e quella dell’essere una persona armata.

Il Ricorso in Cassazione: Tre Motivi di Doglianza

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolando la sua impugnazione su tre punti principali:

1. Violazione di legge sull’ingente quantità: Si contestava che i giudici non avessero valutato concretamente l’effettiva offensività della condotta, limitandosi a un mero dato quantitativo.
2. Errata applicazione dell’aggravante dell’arma: Si sosteneva che l’aggravante fosse stata riconosciuta senza dimostrare un nesso funzionale tra il possesso del manganello e il reato di traffico di stupefacenti.
3. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Si lamentava un vizio di motivazione nel diniego di questo beneficio.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Aggravante Ingente Quantità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa generiche e prive di un reale confronto con le motivazioni della sentenza d’appello. Sul primo punto, i giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente motivato la sussistenza dell’aggravante ingente quantità. Il quantitativo di principio attivo (quasi 7 kg) superava abbondantemente la soglia di 4 kg indicata dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite per l’hashish. Inoltre, la motivazione non si era fermata al solo dato numerico, ma aveva evidenziato la rilevante offensività della condotta, data la capacità diffusiva della sostanza, potenzialmente in grado di “saturare l’intera città di Roma”.

L’Aggravante dell’Arma: Sufficiente la Coincidenza Spazio-Temporale

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Cassazione ha chiarito un principio fondamentale riguardante l’aggravante del fatto commesso da persona armata (art. 80, lett. d, d.P.R. 309/90). Per la configurazione di tale aggravante, non è necessario un rapporto causale o finalistico tra l’arma e il reato di detenzione di droga. È sufficiente un mero rapporto di coincidenza temporale e di luogo. Nel caso specifico, il manganello era detenuto dall’imputato all’interno dello stesso veicolo utilizzato per trasportare l’enorme quantitativo di stupefacente. Questa coincidenza, secondo la Corte, è sufficiente a integrare l’aggravante, in ragione del collegamento oggettivo tra i due beni.

Le Conclusioni: Rigore nella Valutazione e Diniego delle Attenuanti

Infine, la Corte ha giudicato corretta e logica la decisione di non concedere le circostanze attenuanti generiche. Il ragionamento dei giudici di merito era coerente con le risultanze processuali. La Cassazione ha ricordato che, soprattutto dopo la riforma del 2008, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche può essere legittimamente giustificato dalla semplice assenza di elementi o circostanze di segno positivo meritevoli di considerazione. La sentenza, pertanto, conferma un approccio rigoroso nella valutazione delle aggravanti e nella concessione dei benefici, ancorando la decisione a criteri oggettivi e a una motivazione logica e coerente.

Quando si configura l’aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti?
L’aggravante si configura non solo sulla base del superamento di soglie quantitative stabilite dalla giurisprudenza (per l’hashish, la soglia di riferimento è 4 kg di principio attivo), ma anche valutando la rilevante offensività della condotta, come la capacità della sostanza di essere diffusa su un vasto mercato.

Perché il possesso di un’arma è un’aggravante nel reato di droga, anche se non viene usata?
Secondo la sentenza, per l’applicazione dell’aggravante della persona armata è sufficiente un rapporto di coincidenza temporale e di luogo tra la detenzione della droga e quella dell’arma. Non è necessario dimostrare che l’arma fosse destinata a essere usata per compiere il reato.

È possibile ottenere le attenuanti generiche anche in presenza di reati gravi?
La concessione delle attenuanti generiche non è automatica e può essere legittimamente negata se mancano elementi positivi da valutare a favore dell’imputato. La sola assenza di tali circostanze favorevoli è una motivazione sufficiente per il diniego.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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