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Aggravamento misura cautelare: nuovi reati e difesa

Un soggetto, già sottoposto a misura cautelare per furto, subisce un aggravamento della misura cautelare con la custodia in carcere a seguito di nuove accuse per estorsione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la commissione di nuovi reati, anche se non collegati ai precedenti, può giustificare un inasprimento della misura per accresciuta pericolosità sociale, senza che sia necessario un nuovo interrogatorio di garanzia.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravamento misura cautelare: legittimo anche per reati nuovi e non connessi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14580 del 2025, ha affrontato un’importante questione relativa all’aggravamento della misura cautelare. Il caso riguarda un imputato, già sottoposto a una misura restrittiva, che si è visto applicare la custodia in carcere a seguito di nuove accuse per un reato completamente slegato dal procedimento originario. Questa decisione chiarisce i presupposti per l’inasprimento delle misure e il ruolo del diritto di difesa in tali circostanze, fornendo un’interpretazione fondamentale dell’art. 299, comma 4, del codice di procedura penale.

I Fatti del Caso

L’imputato era originariamente sottoposto a misure cautelari per reati di furto aggravato, furto in abitazione e resistenza a pubblico ufficiale. La sua situazione cautelare aveva subito diverse modifiche: dalla custodia in carcere era passato agli arresti domiciliari. Successivamente, il suo datore di lavoro ha presentato una querela contro di lui per fatti, verificatisi a partire da gennaio 2024, qualificati come estorsione.

Sulla base di questa nuova accusa, la Corte d’Appello ha disposto l’aggravamento della misura in atto, sostituendo quella esistente con la custodia cautelare in carcere. Il Tribunale del riesame ha poi confermato tale decisione, rigettando l’appello dell’imputato.

Le Doglianze della Difesa

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Estraneità dei nuovi fatti: L’aggravamento sarebbe illegittimo perché basato su un fatto nuovo (l’estorsione) del tutto slegato dai reati originari (i furti) per cui era stata disposta la misura iniziale. Secondo il ricorrente, l’inasprimento poteva avvenire solo per violazioni delle prescrizioni imposte o per fatti connessi a quelli del procedimento principale.
2. Violazione del diritto di difesa: La procedura di aggravamento, non prevedendo un interrogatorio di garanzia sulle nuove accuse, priverebbe l’imputato del diritto al contraddittorio, creando una disparità di trattamento rispetto a un soggetto libero che viene accusato per la prima volta.

Analisi dell’aggravamento della misura cautelare secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, chiarendo la distinzione fondamentale tra due diverse ipotesi di aggravamento delle misure cautelari.

La Differenza tra Art. 276 e Art. 299 c.p.p.

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra:
Art. 276 c.p.p.: Si applica quando l’imputato viola le prescrizioni della misura a cui è sottoposto. In questo caso, l’aggravamento è una sanzione per un comportamento trasgressivo.
Art. 299, comma 4, c.p.p.: Si applica quando, pur in assenza di violazioni, emergono nuove circostanze che rendono le esigenze cautelari (come il pericolo di reiterazione del reato) più gravi. Questa norma si basa sul principio rebus sic stantibus, secondo cui lo status di libertà di una persona deve essere costantemente adeguato alle vicende fattuali e processuali.

Nel caso di specie, l’aggravamento è stato disposto ai sensi dell’art. 299, comma 4, c.p.p. I nuovi fatti di estorsione, sebbene non connessi ai furti, sono stati ritenuti sintomatici di un’accresciuta pericolosità sociale e di un “più intenso livello di pericolosità”, giustificando una misura più afflittiva.

Interrogatorio di Garanzia e Aggravamento

Anche la seconda censura, relativa alla mancanza dell’interrogatorio di garanzia, è stata respinta. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’interrogatorio di garanzia è un adempimento previsto solo per la prima applicazione di una misura cautelare. Non è necessario quando si procede alla sostituzione “in peius” (cioè in senso peggiorativo) di una misura già in corso di esecuzione, come nel caso di aggravamento. Questo perché la funzione dell’interrogatorio, legata all’instaurazione del rapporto cautelare, è già stata assolta in precedenza.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sulla base del principio che l’applicazione dell’art. 299, comma 4, cod. proc. pen. non richiede che i fatti nuovi siano collegati a quelli del procedimento principale. La norma mira a consentire al giudice di adeguare lo “status libertatis” dell’imputato alla sopravvenienza di qualsiasi circostanza che aggravi le esigenze cautelari. Le nuove condotte, pur essendo oggetto di un procedimento separato, sono state correttamente valutate come una “ulteriore e attuale concretizzazione del rischio di recidiva”. La Corte ha sottolineato che questi elementi rivelano un’ingravescenza del pericolo di reiterazione delittuosa, non neutralizzato dalla misura meno afflittiva in atto. Di conseguenza, il giudice è legittimato a inasprire la misura per garantire la tutela della collettività, senza che ciò comporti una violazione del diritto di difesa, poiché l’imputato può comunque contestare il provvedimento attraverso gli strumenti di impugnazione previsti, come l’appello al Tribunale del riesame.

Conclusioni

La sentenza consolida un importante orientamento giurisprudenziale: la pericolosità di un imputato va valutata in modo complessivo e dinamico. La commissione di nuovi reati, anche se del tutto estranei al procedimento in corso, può legittimamente fondare un aggravamento della misura cautelare in atto, poiché dimostra che la misura precedente non è più adeguata a contenere il rischio di recidiva. Inoltre, viene confermato che il diritto al contraddittorio in questa fase è garantito tramite i mezzi di impugnazione e non necessita di un nuovo interrogatorio di garanzia, essendo quest’ultimo previsto solo all’inizio del rapporto cautelare.

È possibile aggravare una misura cautelare per un reato nuovo e non collegato a quello per cui si procede?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’aggravamento della misura cautelare ai sensi dell’art. 299, comma 4, c.p.p. può dipendere anche da fatti non direttamente collegati alla condotta per cui si procede, qualora questi rivelino un aumento delle esigenze cautelari, come una maggiore pericolosità sociale dell’imputato.

In caso di aggravamento della misura cautelare, è necessario un nuovo interrogatorio di garanzia?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata nella sentenza, l’interrogatorio di garanzia è richiesto solo in caso di prima applicazione della misura. Non è un adempimento necessario quando una misura già in esecuzione viene sostituita con una più grave.

Qual è la differenza tra l’aggravamento previsto dall’art. 276 c.p.p. e quello previsto dall’art. 299, comma 4, c.p.p.?
L’aggravamento ai sensi dell’art. 276 c.p.p. scatta in seguito alla violazione delle prescrizioni imposte con la misura cautelare. L’aggravamento previsto dall’art. 299, comma 4, c.p.p., invece, si basa sulla sopravvenienza di nuove circostanze di fatto (come la commissione di nuovi reati) che rendono più gravi le esigenze cautelari, a prescindere da una violazione delle prescrizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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