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Affidamento in prova: l’irreperibilità lo esclude

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che richiedeva l’affidamento in prova al servizio sociale. La decisione si fonda sulla continua irreperibilità del soggetto, un presupposto fondamentale per l’applicazione della misura alternativa. Secondo la Corte, la mera indicazione di un contatto telefonico di un conoscente non è sufficiente a superare lo stato di irreperibilità attestato dalle autorità, rendendo la richiesta manifestamente infondata.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova e Irreperibilità: Quando la Richiesta è Inammissibile

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle più importanti misure alternative alla detenzione, pensata per favorire il reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, l’accesso a tale beneficio non è automatico e presuppone il rispetto di requisiti ben precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la continua reperibilità del condannato è una condizione imprescindibile. Vediamo nel dettaglio il caso e le ragioni della decisione.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Misura Alternativa

Un soggetto, condannato in via definitiva, avanzava richiesta di affidamento in prova al servizio sociale presso il Tribunale di Sorveglianza. Quest’ultimo, però, dichiarava la richiesta inammissibile per manifesta infondatezza. La motivazione principale risiedeva nel fatto che l’istante non aveva fornito indicazioni precise su un’effettiva residenza o su un ambiente di inserimento, sia esso lavorativo o di altro tipo. In sostanza, il condannato risultava di fatto irreperibile.

Il Ricorso in Cassazione: un Tentativo di Difesa

Contro l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, il condannato proponeva ricorso per Cassazione. L’unica doglianza mossa riguardava il fatto che, a suo dire, il Tribunale non avrebbe tenuto in debita considerazione l’indicazione del nome e del numero di telefono di un amico disposto ad ospitarlo. Secondo il ricorrente, questo elemento sarebbe stato sufficiente a dimostrare la sua volontà di rendersi reperibile e di collaborare con la giustizia.

Le Motivazioni della Suprema Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno chiarito che l’ordinanza impugnata non era affatto superficiale, ma si basava su un dato oggettivo e documentato: un verbale di vane ricerche del 15 maggio 2023 che attestava la continua irreperibilità del condannato.

La Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (sentenza n. 22442/2019), sottolineando un principio cardine: «L’affidamento in prova al servizio sociale presuppone la continua reperibilità dell’interessato, sia prima dell’applicazione della misura alternativa alla detenzione che nel corso dell’esecuzione della stessa». La ragione è logica e stringente: solo se il soggetto è costantemente rintracciabile è possibile per l’autorità giudiziaria e per i servizi sociali valutare il suo comportamento, il rispetto delle prescrizioni e, in definitiva, l’efficacia del percorso di reinserimento. L’irreperibilità, al contrario, impedisce alla radice qualsiasi tipo di controllo e valutazione, rendendo la misura alternativa inapplicabile.

Conclusioni: L’Irreperibilità come Ostacolo Insormontabile

La pronuncia in esame conferma che la reperibilità non è un mero dettaglio formale, ma un presupposto sostanziale per accedere all’affidamento in prova. La semplice indicazione di un contatto di terze persone non può supplire alla mancanza di una residenza stabile o di un domicilio certo. Questa decisione serve da monito: chi intende beneficiare di misure alternative alla detenzione ha l’onere primario di mettersi a completa disposizione dell’autorità giudiziaria, dimostrando con fatti concreti, e non con mere indicazioni, la propria volontà di intraprendere un percorso di rieducazione. La condizione di irreperibilità è, e rimane, un ostacolo insuperabile che porta inevitabilmente alla dichiarazione di inammissibilità della richiesta.

Perché la richiesta di affidamento in prova è stata dichiarata inammissibile?
La richiesta è stata dichiarata inammissibile per manifesta infondatezza, poiché era priva dell’indicazione di un’effettiva residenza e di un ambiente di inserimento lavorativo o sociale, e si basava su una comprovata e continua irreperibilità del condannato.

È sufficiente fornire il nome e il numero di telefono di un amico per dimostrare la propria reperibilità?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. Tale indicazione non supera lo stato di irreperibilità attestato da un verbale di vane ricerche, in quanto non garantisce quella continua disponibilità necessaria per la valutazione e l’esecuzione della misura.

Qual è il presupposto fondamentale per l’applicazione dell’affidamento in prova al servizio sociale?
Il presupposto fondamentale è la continua reperibilità dell’interessato, sia nella fase che precede l’applicazione della misura, sia durante tutta la sua esecuzione. Solo così è possibile valutare il comportamento del condannato e l’osservanza delle prescrizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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