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Affidamento in prova: la valutazione della condotta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato avverso il diniego dell’affidamento in prova. La decisione si fonda sulla corretta valutazione del Tribunale di Sorveglianza, che ha considerato l’elevata caratura criminale e il rischio di recidiva, basando il giudizio prognostico sulla condotta complessiva del soggetto, sia antecedente che successiva ai reati in espiazione.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova: La Valutazione Globale della Condotta è Decisiva

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle più importanti misure alternative alla detenzione, mirando al reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una rigorosa valutazione da parte del Tribunale di Sorveglianza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce l’importanza di un giudizio prognostico completo, che non si limiti ai soli fatti per cui è intervenuta la condanna.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un ricorso presentato da un condannato contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano. Quest’ultimo aveva respinto la sua richiesta di essere ammesso all’affidamento in prova per scontare la pena residua. Il Tribunale aveva ritenuto insussistenti i presupposti per la concessione della misura, motivando la sua decisione con l’elevata pericolosità sociale del soggetto. Insoddisfatto, il condannato ha impugnato tale ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sull’Affidamento in Prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20310/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito che il ricorso non sollevava vizi di legittimità o errori nell’applicazione della legge, ma mirava a ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda. Questo tipo di riesame non è consentito in sede di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto, non rivalutare i fatti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto che il Tribunale di Sorveglianza di Milano avesse operato in modo corretto e con una motivazione logica e coerente. Le motivazioni principali alla base della decisione sono state:

1. Valutazione Complessiva: Il Tribunale ha correttamente esaminato tutti gli elementi a disposizione, non limitandosi ai reati in esecuzione. Ha infatti considerato l’elevata “caratura criminale” del ricorrente, un fattore che imponeva di ritenere alto il pericolo di recidiva.
2. Condotta Successiva: Un elemento decisivo è stato il fatto che il soggetto fosse stato sottoposto a una nuova misura di custodia cautelare dopo la commissione dei reati per i quali stava scontando la pena. Questo dato è stato interpretato come un indicatore di persistente pericolosità.
3. Principio Giurisprudenziale Consolidato: La Cassazione ha richiamato un orientamento consolidato secondo cui, per concedere l’affidamento in prova, è indispensabile valutare la condotta illecita del condannato nel suo complesso, sia quella antecedente sia quella susseguente ai reati in espiazione. Questo approccio è funzionale a una valutazione prognostica realistica sulla possibilità di successo della misura alternativa e sulla riduzione del rischio di nuovi reati.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale in materia di esecuzione penale: la concessione di benefici come l’affidamento in prova non si basa solo sul buon comportamento in carcere o sulla natura del reato da espiare. Il giudice deve formulare un giudizio prognostico sulla futura condotta del condannato, analizzando la sua intera personalità e il suo percorso di vita. La presenza di precedenti penali, la gravità dei reati commessi e, soprattutto, la commissione di nuovi illeciti anche dopo la condanna sono elementi che possono legittimamente portare al diniego della misura alternativa. Per chi richiede l’accesso a tali benefici, è quindi cruciale dimostrare un reale e consolidato cambiamento, che vada oltre il semplice rispetto delle regole formali.

Perché il ricorso per l’affidamento in prova è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non contestava errori di diritto nell’applicazione della legge da parte del Tribunale di Sorveglianza, ma tendeva a provocare una nuova e non consentita valutazione dei fatti, che è preclusa in sede di Cassazione.

Quali elementi ha considerato il Tribunale per negare la misura alternativa?
Il Tribunale ha basato la sua decisione sull’elevata caratura criminale del ricorrente, che faceva presumere un alto pericolo di recidiva. Ha inoltre tenuto conto di una misura di custodia cautelare applicata al soggetto dopo la commissione dei reati per i quali stava scontando la pena.

È possibile considerare la condotta del condannato successiva al reato in espiazione per decidere sull’affidamento in prova?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio consolidato secondo cui, ai fini della concessione dell’affidamento in prova, non si può prescindere dal vaglio della condotta illecita del condannato, sia antecedente che successiva alla commissione dei reati in espiazione, per effettuare una corretta valutazione prognostica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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