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Affidamento in prova: la reperibilità è essenziale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva l’affidamento in prova. La decisione si fonda sulla continua irreperibilità del soggetto, requisito fondamentale per poter accedere alla misura alternativa, rendendo irrilevante la mera indicazione formale di un domicilio.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova: Perché la Reperibilità è un Requisito Non Negoziabile

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle più importanti misure alternative alla detenzione, concepita per favorire il reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, l’accesso a tale beneficio non è automatico ed è subordinato al rispetto di requisiti precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la costante reperibilità del soggetto è una condizione imprescindibile, la cui assenza rende la richiesta inammissibile. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: una Richiesta Respinta

Il caso ha origine dalla richiesta di un condannato di essere ammesso alla misura dell’affidamento in prova. Il Tribunale di Sorveglianza competente aveva dichiarato la domanda inammissibile, motivando la decisione con la manifesta infondatezza della stessa, poiché il richiedente non aveva fornito indicazioni su un’effettiva residenza o un ambiente di inserimento lavorativo e sociale.

L’interessato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di aver, in realtà, indicato il luogo dove avrebbe mantenuto la residenza. Sembrava, quindi, un contrasto basato su una presunta svista del primo giudice.

La Decisione della Cassazione e il Principio di Reperibilità nell’Affidamento in Prova

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha chiarito la vera ragione alla base della decisione del Tribunale di Sorveglianza. Il problema non era la mancata indicazione formale di un indirizzo, ma la continua irreperibilità del condannato, come attestato da un verbale di vane ricerche della polizia giudiziaria.

La Suprema Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (Sez. 1, n. 22442 del 17/01/2019), secondo cui «L’affidamento in prova al servizio sociale presuppone la continua reperibilità dell’interessato, sia prima dell’applicazione della misura alternativa alla detenzione che nel corso dell’esecuzione della stessa». Solo in questo modo, infatti, è possibile valutare il comportamento del soggetto e l’osservanza delle prescrizioni imposte.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. L’affidamento in prova non è una semplice sospensione della pena, ma un percorso di recupero che richiede un monitoraggio costante da parte delle autorità e dei servizi sociali. Se il condannato non è reperibile, l’intero impianto della misura viene meno. La valutazione del comportamento, il controllo sul rispetto delle prescrizioni (come orari, divieti di frequentazione, obblighi lavorativi) diventano impossibili.

L’indicazione di un indirizzo è un atto formale che deve corrispondere a una situazione di fatto. Se le forze dell’ordine, incaricate di verificare la presenza del soggetto, ne attestano la sistematica assenza, la richiesta non può che essere considerata infondata. La reperibilità non è un dettaglio burocratico, ma il presupposto logico e giuridico per l’attivazione e il corretto svolgimento della misura alternativa.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per chi intende richiedere l’accesso a misure alternative alla detenzione. Non basta compilare correttamente un’istanza, ma è necessario dimostrare con i fatti la propria disponibilità a collaborare con la giustizia. La reperibilità è il primo e fondamentale segno di questa disponibilità. Un condannato che si rende irreperibile comunica, di fatto, la sua indisponibilità a sottoporsi al percorso di controllo e reinserimento previsto dalla legge, rendendo la sua richiesta di affidamento in prova destinata all’insuccesso e all’inammissibilità. La decisione comporta, inoltre, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È sufficiente indicare un indirizzo di residenza per ottenere l’affidamento in prova?
No, non è sufficiente. L’ordinanza chiarisce che il richiedente deve essere concretamente e costantemente reperibile a quell’indirizzo, come dimostrato dalla verifica delle autorità.

Perché la reperibilità del condannato è così importante per l’affidamento in prova?
Perché questa misura alternativa presuppone una valutazione continua del comportamento del condannato e l’osservanza delle prescrizioni. Queste attività di controllo possono essere svolte solo se l’interessato è effettivamente rintracciabile.

Cosa succede se un ricorso per l’affidamento in prova viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale. La richiesta di misura alternativa viene così respinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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