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Acquisto merce contraffatta: reato o illecito?

Un soggetto viene condannato in appello per ricettazione per aver acquistato un orologio contraffatto. La Corte di Cassazione annulla la sentenza, chiarendo che l’acquisto merce contraffatta per uso personale non costituisce reato, ma un illecito amministrativo. La Corte sottolinea la prevalenza della norma amministrativa su quella penale per l’acquirente finale, a condizione che non vi sia prova di una successiva destinazione alla vendita. Di conseguenza, il fatto non è previsto dalla legge come reato e la competenza passa al Prefetto per l’applicazione della sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Acquisto Merce Contraffatta: Quando è Reato e Quando No? La Cassazione Chiarisce

L’acquisto merce contraffatta è una pratica diffusa, spesso percepita come un’infrazione minore. Tuttavia, le conseguenze legali possono essere complesse, oscillando tra una semplice multa e una grave accusa penale come la ricettazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11760 del 2024, fa luce su questo confine sottile, stabilendo un principio fondamentale per distinguere la responsabilità dell’acquirente finale da quella di chi partecipa alla filiera della contraffazione.

Il Caso in Esame: Un Orologio Falso e l’Accusa di Ricettazione

La vicenda giudiziaria ha origine dal ritrovamento di un orologio di una nota marca, palesemente contraffatto, durante una perquisizione domiciliare. L’imputato aveva ammesso di aver acquistato l’oggetto da un venditore ambulante per una cifra irrisoria, tra i 15 e i 20 euro.

Inizialmente, il Tribunale lo aveva assolto dall’accusa di commercio di prodotti falsi (art. 474 c.p.), riconoscendolo come acquirente finale. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, condannandolo per il più grave reato di ricettazione (art. 648 c.p.), sostenendo che non si potesse escludere una futura cessione a terzi. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il suo era un acquisto per uso strettamente personale.

La Decisione della Suprema Corte sull’Acquisto di Merce Contraffatta

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la condanna senza rinvio. La decisione si fonda su un principio di diritto consolidato: l’acquirente finale di un prodotto contraffatto, che non partecipa in alcun modo alla catena di produzione o distribuzione e acquista per uso personale, non commette ricettazione, ma un illecito amministrativo.

Questo significa che il fatto, così come si è verificato, non è previsto dalla legge come reato. La condotta rientra invece nell’ambito di applicazione del D.L. 14 marzo 2005, n. 35, che punisce l’acquirente finale con una sanzione amministrativa pecuniaria.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato il proprio ragionamento sul principio di specialità. La legge che sanziona l’acquirente finale di prodotti contraffatti (D.L. 35/2005) è una norma specifica che prevale sulla norma generale e più grave della ricettazione (art. 648 c.p.).

I giudici hanno evidenziato che, per condannare per ricettazione, l’accusa avrebbe dovuto provare che l’imputato non era un semplice acquirente finale, ma che deteneva l’orologio con l’intenzione di rivenderlo o cederlo ad altri. Nel caso di specie, non solo mancava tale prova, ma la stessa sentenza di primo grado aveva escluso questa ipotesi. Le circostanze dell’acquisto (prezzo bassissimo, venditore sconosciuto) e l’assenza di altri beni illeciti confermavano la tesi dell’uso personale.

La Corte ha ribadito che, una volta eliminata dal testo di legge la clausola di riserva “salvo che il fatto non costituisca reato”, la norma amministrativa si applica a prescindere dalla consapevolezza (dolo) o meno (colpa) dell’acquirente, rendendola l’unica disciplina applicabile a chi compra per sé un prodotto falso.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza conferma un orientamento cruciale per i consumatori: l’acquisto merce contraffatta per uso personale non porta a una condanna penale per ricettazione. Le conseguenze sono di natura amministrativa. Nello specifico, la Corte ha annullato la sentenza penale e ha disposto:

1. La confisca e la distruzione del bene contraffatto.
2. La trasmissione degli atti al Prefetto competente, che avvierà il procedimento per irrogare la sanzione amministrativa pecuniaria prevista dalla legge.

In conclusione, sebbene l’acquisto di falsi resti un comportamento illecito e sanzionato, questa pronuncia chiarisce che le conseguenze per il consumatore finale si fermano a livello amministrativo, evitando le ben più gravi implicazioni di un processo e di una condanna penale.

Comprare un prodotto contraffatto per uso personale è reato di ricettazione?
No. Secondo la sentenza, l’acquirente finale di un prodotto con marchio contraffatto, che lo acquista per uso strettamente personale, non commette il reato di ricettazione ma un illecito amministrativo, punibile con una sanzione pecuniaria.

Qual è la differenza tra illecito penale e illecito amministrativo in questo contesto?
L’illecito penale, come la ricettazione, è un reato che può comportare conseguenze gravi, inclusa la reclusione e una macchia sulla fedina penale. L’illecito amministrativo, invece, è una violazione di legge punita con una sanzione pecuniaria (una multa) e non ha conseguenze penali.

Cosa succede al bene contraffatto dopo la sentenza?
La sentenza ha disposto la confisca e la distruzione dell’orologio sequestrato. Inoltre, ha ordinato la trasmissione degli atti al Prefetto competente, il quale si occuperà di applicare la sanzione amministrativa prevista dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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