LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accordo sulle misure di sicurezza: vincolante per il giudice

La Corte di Cassazione ha rettificato una sentenza di appello che aveva modificato la durata di una misura di sicurezza rispetto a quanto pattuito dalle parti. Confermato il principio per cui l’accordo sulle misure di sicurezza è vincolante: il giudice può solo accettarlo in toto o rigettare la richiesta di patteggiamento, senza poter modificare i termini dell’intesa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accordo sulle Misure di Sicurezza: La Parola delle Parti Vincola il Giudice

In un’importante pronuncia, la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2158 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale nell’ambito del patteggiamento in appello: l’accordo sulle misure di sicurezza raggiunto tra accusa e difesa è un pacchetto inscindibile che il giudice non può modificare. La decisione chiarisce i limiti del potere del giudice di fronte alla volontà concordata delle parti, specialmente quando si tratta di definire la durata di una misura come la libertà vigilata.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Roma, emessa a seguito di un accordo tra le parti ai sensi dell’art. 599 bis del codice di procedura penale. L’imputato, accusato di rapina ed estorsione, aveva concordato l’applicazione di una pena e, contestualmente, della misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata fissa di un anno.

Tuttavia, la Corte d’Appello, nel recepire l’accordo, aveva disposto la misura per una durata “non inferiore ad un anno”, alterando di fatto i termini del patto. Questa modifica, apparentemente minima, cambiava la natura della misura da una durata certa a una minima, lasciando aperta la possibilità di una proroga. Contro questa decisione, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la nullità della sentenza per difformità rispetto all’accordo raggiunto.

L’Accordo sulle Misure di Sicurezza non può essere Modificato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Il fulcro della decisione risiede nella natura stessa del patteggiamento, che si basa su un accordo globale tra le parti. La Suprema Corte ha richiamato un autorevole orientamento delle Sezioni Unite (sentenza n. 21368 del 2019), secondo cui l’accordo delle parti può estendersi anche all’applicazione delle misure di sicurezza.

Quando ciò avviene, il giudice si trova di fronte a una scelta binaria: o accogliere l’accordo nella sua interezza, così come è stato formulato, oppure rigettare l’intera richiesta di patteggiamento. Non ha, invece, un potere intermedio che gli consenta di ratificare l’accordo solo parzialmente o di modificarne i contenuti, come la durata di una misura di sicurezza. Modificare l’accordo significa violare la volontà delle parti, che costituisce il fondamento di questo rito speciale.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e si basa sulla necessità di preservare l’integrità dell’accordo processuale. La difformità tra quanto pattuito (libertà vigilata per la durata di un anno) e quanto deciso dal giudice d’appello (durata non inferiore ad un anno) non è una mera imprecisione, ma una modifica sostanziale che incide sulla libertà personale dell’imputato.

I giudici di legittimità hanno specificato che, in presenza di una simile discrepanza, non è necessario annullare l’intera sentenza. Trattandosi di una semplice difformità tra la volontà delle parti e la statuizione del giudice, è possibile applicare la procedura di rettificazione prevista dall’art. 619 del codice di procedura penale. Questo strumento consente alla Corte di Cassazione di correggere l’errore materiale, riportando la decisione alla sua corretta formulazione, in linea con l’accordo originario. Pertanto, la Corte ha rettificato la sentenza impugnata, sostituendo la dicitura “in misura non inferiore ad un anno” con la corretta espressione “per la durata di un anno”.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza la natura pattizia del concordato in appello. Stabilisce in modo inequivocabile che l’accordo sulle misure di sicurezza è parte integrante e vincolante del patto processuale. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’accordo deve essere formulato con precisione, nella consapevolezza che il giudice non potrà modificarlo. Per l’imputato, rappresenta una garanzia che i termini dell’accordo, una volta accettati dal Pubblico Ministero e sottoposti al giudice, non saranno alterati in modo peggiorativo. La decisione ribadisce che il ruolo del giudice è quello di garante della legalità dell’accordo, non di un suo revisore.

Nel patteggiamento, il giudice può modificare la durata di una misura di sicurezza concordata tra le parti?
No, il giudice non può modificare la durata. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice è tenuto a recepire integralmente l’accordo tra le parti, inclusa la parte relativa alle misure di sicurezza, oppure deve rigettare l’intera richiesta di patteggiamento.

Cosa succede se una sentenza di appello riporta una durata della misura di sicurezza diversa da quella concordata?
La sentenza è viziata da una difformità che può essere corretta. In questo caso, la Corte di Cassazione può procedere alla rettificazione della sentenza, sostituendo la previsione errata del giudice con quella originariamente pattuita tra le parti.

L’accordo tra le parti nel patteggiamento può includere anche le misure di sicurezza?
Sì, un autorevole orientamento delle Sezioni Unite citato nella sentenza afferma che l’accordo delle parti nel “patteggiamento” può avere ad oggetto anche l’applicazione delle misure di sicurezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati