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Accordo in appello: nullo se basato su patto fittizio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che aveva erroneamente basato la sua decisione su un accordo in appello tra accusa e difesa. Tale accordo, tuttavia, era un fatto processuale inesistente, non risultando da alcun atto. La difesa aveva solo parzialmente rinunciato ai motivi di appello, e il giudice di secondo grado ha omesso di valutare i motivi residui. La Suprema Corte ha quindi rinviato gli atti per un nuovo giudizio d’appello.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accordo in Appello: Cosa Succede se il Giudice si Basa su un Patto Mai Esistito?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 30448 del 2024, mette in luce un principio fondamentale della procedura penale: una decisione giudiziaria non può fondarsi su presupposti fattuali non documentati. Il caso in esame riguarda un accordo in appello, previsto dall’art. 599 bis del codice di procedura penale, che la Corte d’Appello aveva posto a fondamento della sua decisione pur in assenza di qualsiasi riscontro negli atti processuali. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Un imputato, condannato in primo grado dal G.u.p. del Tribunale, aveva presentato appello. Durante il giudizio di secondo grado, la sua difesa aveva espressamente rinunciato ai motivi di ricorso relativi all’affermazione di responsabilità, insistendo però per l’accoglimento dei motivi riguardanti la determinazione della pena, in particolare il bilanciamento delle circostanze.

La Corte d’Appello, nel decidere, ha riformato parzialmente la sentenza di primo grado riducendo la pena. Tuttavia, nella motivazione, ha dato atto di un presunto accordo raggiunto tra la pubblica accusa e la difesa, ai sensi dell’art. 599 bis c.p.p. Questo accordo, però, non risultava da nessun verbale d’udienza né da alcun documento scritto. Anzi, le conclusioni verbalizzate mostravano una realtà opposta: il Procuratore Generale aveva chiesto l’accoglimento di un appello proposto dal suo stesso ufficio, mentre la difesa aveva insistito sui propri motivi residui.

L’Errore della Corte d’Appello sull’Accordo Inesistente

La difesa dell’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando un grave vizio procedurale. La sentenza impugnata si basava su un “fatto processuale inesistente”, ovvero un accordo in appello che non era mai stato né proposto né tantomeno formalizzato dalle parti. Questo errore ha portato la Corte territoriale a non considerare né valutare il contenuto effettivo dei motivi di appello presentati dall’imputato, quelli cioè relativi al trattamento sanzionatorio che non erano stati oggetto di rinuncia.

L’istituto del concordato in appello è uno strumento deflattivo che richiede una richiesta congiunta o l’adesione della controparte a una richiesta unilaterale. La sua esistenza deve essere provata da atti formali, come il verbale d’udienza, cosa che in questo caso mancava completamente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Analizzando il fascicolo processuale, i giudici di legittimità hanno confermato che non vi era alcuna traccia della richiesta di applicazione dell’art. 599 bis c.p.p. Al contrario, la progressione degli eventi processuali, come documentata nel verbale, escludeva categoricamente qualsiasi accordo.

La Suprema Corte ha sottolineato che la decisione impugnata si è pronunciata su un fatto processuale inesistente e, di conseguenza, ha omesso di valutare il contenuto del motivo di appello non rinunciato, che riguardava il giudizio di bilanciamento delle circostanze. Un errore di questa portata viola il diritto di difesa e inficia la validità della sentenza.

Conclusioni: Annullamento e Ritorno in Appello

Per questi motivi, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Napoli per un nuovo giudizio. Quest’ultima dovrà ora procedere a una corretta valutazione dell’appello, esaminando nel merito i motivi originariamente proposti dalla difesa e non coperti da rinuncia. La pronuncia ribadisce un caposaldo del giusto processo: ogni decisione deve essere ancorata a ciò che risulta formalmente dagli atti, e non a supposizioni o ricostruzioni errate della realtà processuale.

Può un giudice d’appello decidere sulla base di un accordo sulla pena se questo non risulta dagli atti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una decisione basata su un “fatto processuale inesistente”, come un accordo mai richiesto né verbalizzato, è illegittima e deve essere annullata. Il giudice deve decidere solo sulla base di quanto documentato nel fascicolo processuale.

Cosa succede se la difesa rinuncia solo ad alcuni motivi di appello?
Il giudice è tenuto a esaminare e decidere sui motivi di appello che non sono stati oggetto di rinuncia. In questo caso, la difesa aveva rinunciato ai motivi sulla responsabilità ma mantenuto quelli sulla misura della pena; il giudice d’appello avrebbe dovuto valutare questi ultimi, cosa che non ha fatto.

Qual è la conseguenza di una sentenza d’appello basata su un errore processuale così grave?
La conseguenza è l’annullamento della sentenza. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello per la celebrazione di un nuovo giudizio che valuti correttamente i motivi di impugnazione proposti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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