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Abuso edilizio: veranda abusiva e permesso di costruire

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per abuso edilizio a carico di tre persone per aver trasformato una veranda in un locale chiuso, integrandolo nell’abitazione. La Corte ha stabilito che tale intervento, creando un nuovo volume permanente, non è un’opera minore sanabile con una semplice SCIA, ma richiede il permesso di costruire. La sentenza ha inoltre ribadito che le violazioni delle norme antisismiche non sono sanabili a posteriori e ha respinto la tesi della particolare tenuità del fatto, confermando l’ordine di demolizione.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Abuso edilizio: la chiusura della veranda richiede il Permesso di Costruire

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di abuso edilizio, chiarendo in modo definitivo quando la trasformazione di un balcone o di una veranda in uno spazio abitabile cessa di essere un intervento minore per diventare una vera e propria nuova costruzione. La decisione sottolinea la necessità di ottenere il Permesso di Costruire per tali opere e le gravi conseguenze, anche penali, per chi non rispetta le normative edilizie e sismiche. Analizziamo i dettagli della vicenda e i principi di diritto affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna inflitta a tre soggetti per aver realizzato una serie di opere edilizie senza i necessari titoli abilitativi. Nello specifico, gli imputati avevano trasformato un balcone, precedentemente chiuso con una veranda in alluminio e vetro, in un loggiato rientrante, chiudendolo con muri perimetrali e inglobandolo di fatto nel volume dell’appartamento.

I condannati avevano presentato ricorso in Cassazione sostenendo, tra le altre cose, che l’intervento fosse di modesta entità e riguardasse un volume già preesistente, rendendo sufficiente una semplice SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Contestavano inoltre la violazione delle norme sismiche, ritenendo l’opera priva di rilevanza per la pubblica incolumità, e chiedevano l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

L’Analisi della Corte: quando si configura l’abuso edilizio

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno smontato punto per punto le tesi difensive, ribadendo principi consolidati in materia di diritto edilizio.

Il punto centrale della motivazione riguarda la qualificazione giuridica dell’intervento. La Corte ha stabilito che la chiusura definitiva di una veranda con opere in muratura, che la rendono stabilmente parte integrante dell’abitazione, non può essere considerata un’opera precaria o minore. Al contrario, essa determina un aumento della volumetria e una modifica della sagoma dell’edificio. Di conseguenza, un’opera di tale natura rientra nella categoria della “nuova costruzione” o, quanto meno, della “ristrutturazione edilizia pesante”, per la quale è indispensabile il Permesso di Costruire, come previsto dal d.P.R. n. 380/2001 (Testo Unico dell’Edilizia).

Le Implicazioni Sismiche e la Mancata Sanatoria

Un altro aspetto cruciale toccato dalla sentenza è quello relativo alla normativa antisismica. Gli imputati sostenevano che l’intervento fosse strutturalmente irrilevante. La Corte ha respinto questa argomentazione, evidenziando come la realizzazione di una muratura laterale avesse comportato un inevitabile incremento di carico ponderale sulle strutture portanti dell’edificio. Questo fatto, di per sé, rendeva obbligatoria la comunicazione preventiva e il deposito dei calcoli strutturali presso il competente ufficio del Genio Civile.

La Corte ha inoltre precisato un punto fondamentale: a differenza delle violazioni urbanistiche, per le quali esiste l’istituto della sanatoria, la disciplina antisismica non contempla alcuna forma di autorizzazione postuma che possa estinguere il reato. L’aver ottenuto un’autorizzazione sismica a lavori già conclusi non sana l’illecito, poiché la normativa mira a garantire un controllo preventivo sulla sicurezza delle costruzioni.

Le Motivazioni

La sentenza ribadisce con fermezza diversi principi giuridici:
1. Qualificazione dell’Intervento: La trasformazione di una veranda in un vano chiuso, attraverso l’uso di muratura, costituisce un intervento che crea un nuovo volume abitabile e permanente. Tale opera non è qualificabile come manutenzione straordinaria, ma come nuova costruzione, richiedendo il Permesso di Costruire.
2. Irrilevanza della Preesistenza: L’esistenza passata di una veranda non legittima la sua successiva trasformazione in un locale murato senza adeguato titolo edilizio. Ogni intervento va valutato per la sua natura e i suoi effetti attuali.
3. Normativa Antisismica: Qualsiasi opera che incida, anche attraverso un aumento di carico, sulla struttura portante di un edificio, richiede il rispetto degli adempimenti previsti dalla normativa sismica. L’illecito non è sanabile a posteriori.
4. Particolare Tenuità del Fatto: La non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere concessa basandosi solo sulle dimensioni dell’abuso. Occorre una valutazione complessiva che tenga conto della violazione di più normative (edilizie e sismiche), del danno all’interesse pubblico e agli interessi dei terzi.
5. Ordine di Demolizione: L’ordine di demolizione è una conseguenza diretta dell’illecito edilizio. Esso può essere disposto anche su richiesta della parte civile e la sua imposizione come condizione per la sospensione della pena non viola il divieto di reformatio in peius.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione serve da monito per chiunque intenda ampliare la propria abitazione chiudendo balconi o verande. La sentenza chiarisce che tali operazioni non sono semplici lavori di finitura, ma veri e propri interventi di abuso edilizio se realizzati senza il corretto titolo abilitativo. Le conseguenze non sono solo amministrative, ma anche penali, con il rischio concreto di una condanna e dell’obbligo di demolire quanto illecitamente costruito, ripristinando lo stato dei luoghi a proprie spese.

Chiudere una veranda con opere in muratura è considerato abuso edilizio?
Sì, la sentenza conferma che la chiusura stabile di una veranda con murature, creando un nuovo locale integrato nell’abitazione, è un intervento che aumenta la volumetria e richiede il Permesso di Costruire. La sua realizzazione senza tale titolo configura il reato di abuso edilizio.

È possibile sanare un’opera costruita in violazione delle norme antisismiche ottenendo un’autorizzazione successiva?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la normativa antisismica non prevede alcuna forma di sanatoria o autorizzazione postuma. Il reato si perfeziona con la mancata richiesta del titolo preventivo, e un’autorizzazione successiva non può cancellare l’illecito commesso.

La modesta dimensione di un’opera abusiva è sufficiente per escludere la punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, non è sufficiente. La valutazione della particolare tenuità del fatto è complessa e non si basa solo sulla dimensione dell’opera. La sentenza ha stabilito che devono essere considerati altri fattori, come la violazione di più disposizioni di legge (in questo caso edilizie e sismiche), l’impatto sul carico urbanistico e il danno arrecato a terzi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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