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Abuso edilizio sismico: comunicazione sempre dovuta

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per un abuso edilizio sismico, relativo all’installazione di tiranti e piastre antisismiche senza le dovute autorizzazioni. La sentenza chiarisce che qualsiasi intervento strutturale in zona sismica, anche se di minore entità, richiede una comunicazione preventiva scritta agli uffici competenti. Viene inoltre ribadito che la sanatoria edilizia non estingue i reati legati alla violazione della normativa antisismica, data la loro natura di reati di pericolo astratto a tutela della pubblica incolumità.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Abuso Edilizio Sismico: Anche le Opere Minori Richiedono la Comunicazione

La normativa edilizia in zone ad alta sismicità è particolarmente stringente, e una recente sentenza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza. Il caso in esame riguarda un abuso edilizio sismico e chiarisce un punto fondamentale: qualsiasi intervento che modifichi la struttura di un edificio, anche se apparentemente minore come l’installazione di tiranti, richiede sempre una comunicazione preventiva agli uffici competenti. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Una proprietaria di un immobile situato in un centro storico ad alto rischio sismico veniva condannata dal Tribunale al pagamento di un’ammenda di 5.000 euro. La contestazione riguardava l’esecuzione di lavori straordinari, consistenti nell’installazione di piastre bullonate e tiranti antisismici, senza il necessario titolo urbanistico e i relativi calcoli statici. L’intervento modificava le caratteristiche architettoniche e statiche del fabbricato, configurando così un reato edilizio.

I Motivi del Ricorso

La difesa della ricorrente ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. Travisamento della prova: Si sosteneva che i tiranti fossero preesistenti, installati a seguito del terremoto degli anni ’80, e che le prove fotografiche non fossero chiare. Inoltre, si lamentava la mancata emissione da parte del Comune di un’ordinanza di ripristino, che avrebbe permesso di impugnare l’atto o chiedere una sanatoria.
2. Errata qualificazione giuridica: La difesa argomentava che l’area fosse a bassa sismicità e che, pertanto, non fosse richiesta un’autorizzazione formale ma al massimo una comunicazione informale. Si invocava, infine, la possibilità di accedere alla sanatoria edilizia prevista dall’art. 36 del d.P.R. 380/2001.

La Decisione della Corte: Analisi dell’Abuso Edilizio Sismico

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa manifestamente infondate. La decisione si basa su tre pilastri logico-giuridici che definiscono in modo netto gli obblighi in materia di costruzioni in zona sismica.

La Prova Fotografica e l’Accertamento dei Fatti

Il Tribunale di merito aveva fondato la sua decisione su una prova considerata inconfutabile: la documentazione fotografica. Le foto scattate in una data precedente ai lavori contestati (luglio 2019) mostravano l’assenza delle piastre e dei tiranti, che invece erano ben visibili durante i sopralluoghi effettuati nel 2021. La Corte ha ribadito che tale accertamento di fatto, basato su prove concrete e logicamente motivato, non è sindacabile in sede di legittimità.

L’Obbligo di Preavviso Scritto in Zona Sismica

Questo è il cuore della sentenza. La Corte ha chiarito che, ai sensi della normativa antisismica (artt. 93 e 94 del d.P.R. 380/2001), qualsiasi intervento in zona sismica – anche quelli classificati come “di minore rilevanza” o “privi di rilevanza” dall’art. 94-bis – impone l’obbligo di un preavviso scritto da trasmettere allo sportello unico comunale, con allegato il progetto.

La semplificazione introdotta dall’art. 94-bis elimina la necessità di attendere l’autorizzazione preventiva per le opere minori, ma non l’obbligo di comunicare l’intervento. Questo adempimento è fondamentale per consentire agli uffici tecnici regionali di effettuare controlli, anche a campione. L’omissione di tale comunicazione integra il reato contravvenzionale previsto dall’art. 95, che è un reato di pericolo astratto, finalizzato a garantire un controllo preventivo sulla sicurezza delle costruzioni per tutelare la pubblica incolumità.

L’Impossibilità della Sanatoria per Violazioni Antisismiche

La Corte ha respinto fermamente l’argomento relativo alla sanatoria. La giurisprudenza consolidata stabilisce che il permesso di costruire in sanatoria (art. 36 d.P.R. 380/2001) può estinguere i reati contravvenzionali prettamente urbanistici, ma non quelli disciplinati dalla normativa antisismica. Non esiste, infatti, una “sanatoria sismica” che possa regolarizzare a posteriori la violazione dell’obbligo di comunicazione e deposito dei progetti.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte risiedono nella necessità di tutelare il bene primario della pubblica incolumità. La disciplina antisismica è costruita su un sistema di controlli preventivi che non possono essere elusi. Il legislatore ha inteso assicurare che ogni costruzione in zona sismica sia soggetta alla vigilanza della Pubblica Amministrazione, indipendentemente dalla sua entità. Consentire una regolarizzazione postuma vanificherebbe lo scopo stesso della normativa, che è quello di prevenire i rischi, non di sanare le irregolarità dopo che sono state commesse. La natura di reato di pericolo astratto dell’abuso edilizio sismico rafforza questo concetto: la legge punisce la mera condotta di costruire senza le dovute comunicazioni, perché tale condotta, in sé, crea un rischio inaccettabile per la collettività.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un monito importante per cittadini, professionisti e imprese edili. In zona sismica non esistono scorciatoie: ogni intervento che abbia una valenza strutturale, per quanto minima, deve essere preceduto dalla comunicazione scritta agli uffici competenti, corredata dal relativo progetto. Confondere la semplificazione procedurale (assenza di autorizzazione preventiva per opere minori) con l’abolizione degli obblighi di comunicazione è un errore che può costare una condanna penale. La sicurezza strutturale e la pubblica incolumità sono valori non negoziabili che la legge tutela con il massimo rigore.

È sempre necessario comunicare l’inizio dei lavori per interventi strutturali in zona sismica, anche se minori?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che, ai sensi dell’art. 93 del d.P.R. n. 380/2001, vige sempre l’obbligo di dare preavviso scritto con allegato progetto agli uffici competenti per qualsiasi costruzione, riparazione o sopraelevazione in zona sismica, anche per interventi qualificabili come di “minore rilevanza” o “privi di rilevanza”.

La mancanza di un’ordinanza di demolizione da parte del Comune influisce sulla responsabilità penale per un abuso edilizio?
No. La mancata adozione da parte dell’ufficio comunale di provvedimenti amministrativi, come l’ordinanza di ripristino o demolizione, non ha alcuna incidenza sulla rilevanza penale delle violazioni edilizie commesse e sul procedimento penale che ne consegue.

È possibile ottenere una sanatoria per lavori eseguiti in violazione della normativa antisismica?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, il conseguimento del permesso di costruire in sanatoria ai sensi dell’art. 36 del d.P.R. n. 380/2001 estingue i reati contravvenzionali previsti dalle norme urbanistiche, ma non quelli disciplinati dalla normativa antisismica. Non è prevista una “sanatoria” per questo tipo di violazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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