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Abuso edilizio: quando non vale lo stato di necessità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per abuso edilizio. L’imputato sosteneva di aver agito in stato di necessità per risolvere problemi di infiltrazioni d’acqua. La Corte ha stabilito che lo stato di necessità richiede la prova rigorosa di un pericolo grave, attuale e non altrimenti evitabile, prova che l’imputato non ha fornito. Inoltre, la Corte ha escluso l’applicazione della particolare tenuità del fatto, considerando la pluralità di violazioni (edilizie, sismiche e paesaggistiche) e le dimensioni dell’opera (25 mq), che non potevano essere considerate di modesta entità.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Abuso edilizio: quando lo stato di necessità non giustifica

Affrontare problemi strutturali nella propria abitazione, come le infiltrazioni d’acqua, può essere una fonte di grande stress. Ma fino a che punto ci si può spingere per risolvere la situazione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i rigidi confini dell’abuso edilizio per necessità, stabilendo che non basta affermare un pericolo per giustificare la costruzione di un’opera illegale.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino condannato in primo e secondo grado per una serie di reati edilizi. In particolare, aveva realizzato un manufatto di circa 25 mq senza i necessari permessi, violando normative edilizie, sismiche e paesaggistiche. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali: il riconoscimento dello stato di necessità, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e una presunta eccessività della pena inflitta.

Secondo la difesa, l’opera era stata realizzata per far fronte a una grave situazione di infiltrazioni d’acqua dal solaio, che metteva in pericolo la sua famiglia. A causa delle sue precarie condizioni economiche, non avrebbe avuto altra scelta se non intervenire autonomamente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto le argomentazioni della difesa manifestamente infondate, fornendo un’analisi dettagliata del perché né lo stato di necessità né la particolare tenuità del fatto potessero essere applicati al caso di specie.

Le Motivazioni: Analisi dell’abuso edilizio per necessità

La sentenza offre spunti cruciali per comprendere i limiti delle cause di giustificazione in materia edilizia.

Lo Stato di Necessità: Un Onere Probatore a Carico dell’Imputato

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: chi invoca lo stato di necessità ha l’onere di provare tutti gli elementi che lo costituiscono. Non è sufficiente allegare una situazione di difficoltà. Nello specifico, l’imputato deve dimostrare:

1. L’esistenza di un pericolo attuale e imminente di un danno grave alla persona.
2. La non volontaria causazione del pericolo.
3. L’impossibilità di evitare il pericolo con mezzi legali alternativi.

Nel caso esaminato, l’imputato non ha mai fornito prove concrete delle infiltrazioni né ha dimostrato di aver tentato strade lecite, come sollecitare l’ente proprietario o richiedere le autorizzazioni necessarie. Inoltre, la Corte ha considerato “inverosimile” la tesi della difficoltà economica, dato che l’imputato era riuscito a realizzare un intero appartamento, completo di impianti, pavimenti e arredi, un’opera che richiede una disponibilità finanziaria non indifferente.

La Particolare Tenuità del Fatto: Quando Non si Applica?

La difesa ha tentato anche la carta dell’art. 131-bis c.p., sostenendo che l’abuso fosse di lieve entità. Anche questo motivo è stato respinto. La Corte ha sottolineato che la valutazione non può limitarsi alla sola dimensione dell’immobile (25 mq). Bisogna considerare la pluralità delle violazioni commesse: edilizie, sismiche e paesaggistiche. Questa pluralità indica una condotta non occasionale e un danno significativo al territorio, elementi che sono di per sé ostativi al riconoscimento della particolare tenuità del fatto. La realizzazione di un’opera insanabile, come in questo caso, aggrava ulteriormente il quadro, escludendo la possibilità di definire l’offesa come lieve.

La Determinazione della Pena

Infine, la Corte ha giudicato la pena congrua. I giudici di merito avevano già riconosciuto le attenuanti generiche, fissando una pena base molto vicina al minimo edittale e applicando riduzioni significative. Il trattamento sanzionatorio è stato quindi ritenuto equo e motivato.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza che lo stato di necessità non è un “salvacondotto” per l’abusivismo edilizio. La necessità di proteggere la propria famiglia da un pericolo deve essere dimostrata con prove concrete e inconfutabili di un rischio grave, attuale e inevitabile con mezzi legali. Le difficoltà economiche, da sole, non possono giustificare la violazione delle normative urbanistiche, soprattutto quando le azioni intraprese (la costruzione di un intero appartamento) contraddicono la presunta indigenza. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: prima di intraprendere qualsiasi intervento edilizio, è imperativo seguire le procedure legali, poiché le scorciatoie, anche se motivate da apparenti necessità, portano a conseguenze penali severe.

È possibile giustificare un abuso edilizio invocando lo stato di necessità?
Sì, ma solo a condizioni estremamente rigorose. L’imputato deve fornire la prova concreta di un pericolo attuale e imminente di un danno grave alla persona, e dimostrare che non esistevano alternative lecite per evitarlo. In questo caso, la mancanza di prove ha reso inapplicabile la scriminante.

La difficoltà economica può essere una scusante valida per un abuso edilizio per necessità?
No. Secondo la Corte, la difficoltà economica non è di per sé sufficiente a giustificare un illecito. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto illogica tale giustificazione, poiché l’imputato aveva sostenuto i costi per la realizzazione di un intero nuovo appartamento, dimostrando di avere una certa capacità economica.

Un abuso edilizio di piccole dimensioni è automaticamente considerato di ‘particolare tenuità del fatto’?
No. La valutazione non si basa solo sulla dimensione. La Corte ha considerato la pluralità delle violazioni (edilizie, sismiche e paesaggistiche) e la natura dell’opera per escludere la tenuità del fatto. Un intervento che compromette più beni giuridici, come in questo caso, non può essere considerato di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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