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Abuso edilizio prescritto: la demolizione è totale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37245/2024, ha stabilito che l’ordine di demolizione per nuove opere abusive deve estendersi all’intero immobile, anche se il reato per la costruzione originaria è stato dichiarato estinto. La Corte chiarisce che un abuso edilizio prescritto non equivale a un condono o a una sanatoria, e qualsiasi intervento successivo, anche di manutenzione, costituisce una ripresa dell’attività illecita, giustificando la demolizione totale come misura ripristinatoria dello stato dei luoghi.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Abuso edilizio prescritto: la Cassazione conferma la demolizione totale

Un abuso edilizio prescritto rende un immobile ‘intoccabile’? E cosa succede se su tale immobile vengono realizzate nuove opere abusive? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 37245 del 2024, torna su un tema di grande rilevanza pratica, confermando un principio consolidato: la prescrizione del reato edilizio originario non sana l’immobile, e ogni intervento successivo fa scattare l’ordine di demolizione per l’intera struttura. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I fatti del caso

La vicenda giudiziaria ha origine da un manufatto abusivo di tre piani realizzato nel Comune di Napoli. Inizialmente, una sentenza del 1989 aveva dichiarato estinti per prescrizione i reati relativi alla costruzione originaria. Tuttavia, anni dopo, la proprietaria veniva nuovamente condannata per aver eseguito ulteriori opere abusive sullo stesso immobile. Di conseguenza, il Procuratore della Repubblica emetteva un ordine di demolizione che, però, non si limitava alle sole opere recenti ma si estendeva all’intero edificio.

La ricorrente si opponeva, sostenendo che l’ordine dovesse riguardare esclusivamente le opere di completamento, dato che il reato per la struttura principale era ormai prescritto. Il Tribunale di Napoli rigettava l’istanza, e la questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La decisione sull’abuso edilizio prescritto e nuove opere

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità dell’ordine di demolizione esteso a tutto l’immobile. I giudici hanno ribadito che la prescrizione di un reato edilizio non ha un effetto ‘sanante’ sull’opera abusiva. L’immobile, infatti, rimane privo dei titoli abilitativi necessari e, pertanto, la sua stessa esistenza continua a rappresentare un illecito permanente.

Secondo la Corte, qualsiasi intervento successivo effettuato su una costruzione abusiva – anche se si tratta di semplice manutenzione – costituisce una ripresa dell’attività criminosa originaria e integra un nuovo reato. Questo perché ogni opera edilizia presuppone la legittimità della struttura su cui si interviene.

Le motivazioni

La motivazione della sentenza si fonda su principi giuridici consolidati.

In primo luogo, l’ordine di demolizione non è una sanzione penale con finalità punitiva, ma una sanzione amministrativa con funzione ripristinatoria. Il suo scopo è la restitutio in integrum, ovvero il ripristino dello stato dei luoghi alterato dall’illecito edilizio. Per questo motivo, non può che avere ad oggetto l’edificio nel suo complesso, comprese le parti originarie oggetto di un abuso edilizio prescritto.

In secondo luogo, la Corte sottolinea che l’abuso prescritto non è equiparabile a un abuso sanato. La sentenza di prescrizione non crea un ‘giudicato favorevole’ che legittima l’immobile. Al contrario, la realizzazione di ulteriori interventi costituisce la prosecuzione della condotta abusiva originaria. Continuare a costruire o completare un’opera abusiva, magari dopo la violazione di sigilli, è una chiara indicazione della volontà di portare a termine l’illecito.

La Corte si allinea così al proprio orientamento maggioritario, prendendo le distanze da una pronuncia isolata che in passato aveva suggerito una soluzione diversa. Viene affermato il principio di diritto secondo cui: «L’ordine di demolizione conseguente alla sentenza di condanna […], pur se relativo ad interventi edilizi di prosecuzione e/o di completamento di un pregresso abuso dichiarato estinto per prescrizione […], deve comunque essere eseguito sull’immobile considerato nella sua interezza».

Le conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro: la prescrizione non è una scappatoia per legalizzare un immobile abusivo. Chiunque esegua nuovi lavori su una struttura nata illegalmente, anche decenni prima, rischia di vedersi notificare un ordine di demolizione per l’intero fabbricato. L’unico modo per regolarizzare un immobile abusivo è attraverso gli strumenti previsti dalla legge, come il condono edilizio, quando consentito. In assenza di sanatoria, l’immobile rimane contra legem e qualsiasi nuovo intervento non fa che aggravare la situazione, riportando l’attenzione della giustizia sull’illecito originario e determinandone la demolizione integrale.

Se il reato per la costruzione originale di un immobile è prescritto, l’edificio diventa legale?
No. La sentenza chiarisce che la prescrizione del reato estingue la punibilità della condotta, ma non ‘sana’ l’immobile, che rimane privo dei prescritti titoli abilitativi e quindi materialmente abusivo.

Cosa succede se si eseguono nuovi lavori su un immobile il cui abuso edilizio originario è prescritto?
Qualsiasi nuovo intervento, anche di manutenzione ordinaria, su una costruzione realizzata abusivamente costituisce una ripresa dell’attività criminosa originaria e integra un nuovo reato, poiché presuppone la legittimità dell’edificio su cui si agisce.

L’ordine di demolizione per i nuovi lavori riguarda solo le nuove opere o l’intero immobile?
L’ordine di demolizione riguarda l’intero immobile. Essendo una sanzione amministrativa con funzione ripristinatoria dello stato dei luoghi, deve necessariamente avere ad oggetto l’edificio nel suo complesso, comprese le parti originarie il cui reato è prescritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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