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Abuso edilizio: no fiscalizzazione per difformità totale

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che bloccava lo sgombero di un intero immobile oggetto di abuso edilizio. La Corte ha stabilito che la procedura di “fiscalizzazione” (sanzione pecuniaria al posto della demolizione) non è applicabile in caso di difformità totale rispetto al permesso di costruire. Inoltre, ha ribadito che l’impossibilità tecnica di demolire, se causata dallo stesso responsabile dell’abuso, non è un valido motivo per evitarla. Infine, ha confermato che l’ordine di demolizione ha natura reale, ovvero segue l’immobile e si applica anche ai successivi proprietari.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Abuso edilizio: la Cassazione esclude la fiscalizzazione per difformità totale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11832 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali in materia di abuso edilizio, specificando i limiti di applicazione della cosiddetta “fiscalizzazione” e la natura dell’ordine di demolizione. La decisione interviene su un caso complesso, annullando un’ordinanza che aveva sospeso uno sgombero e riaffermando principi fondamentali per il contrasto all’illegalità urbanistica.

La vicenda processuale

Il caso trae origine da un decreto penale di condanna per diverse opere abusive realizzate su un immobile. Tra queste, un ampliamento della superficie residenziale, la trasformazione di un frangisole in tettoia e un cambio di destinazione d’uso di un locale. A seguito della condanna, la Procura aveva emesso un ordine di sgombero per l’intero immobile, basandosi su una consulenza tecnica che lo riteneva inscindibile e totalmente abusivo, anche a causa di una proroga del titolo edilizio rilasciata quando questo era già scaduto.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), tuttavia, annullava tale ordine, sostenendo che dovesse limitarsi alle sole opere specificamente condannate e che, in caso di impossibilità di demolizione parziale, si sarebbe potuta applicare la “fiscalizzazione”, ovvero la sostituzione della demolizione con una sanzione pecuniaria. Contro questa decisione, la Procura ha proposto ricorso in Cassazione.

L’analisi della Cassazione sull’abuso edilizio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura, smontando punto per punto le argomentazioni del GIP. La sentenza si concentra su tre aspetti chiave: la distinzione tra difformità parziale e totale, l’irrilevanza dell’impossibilità tecnica di demolire se causata dal reo e la natura “reale” dell’ordine di demolizione.

Inapplicabilità della fiscalizzazione in caso di abuso edilizio totale

Il primo e più importante principio affermato dalla Corte è che la procedura di fiscalizzazione, prevista dall’art. 34 del d.P.R. 380/2001, si applica esclusivamente alle ipotesi di difformità parziale dal permesso di costruire. Nel caso di specie, la condanna era stata emessa per una violazione che implicava una difformità totale, come si desumeva dalla tipologia di pena applicata (arresto e ammenda), prevista solo per le violazioni più gravi. Di conseguenza, la possibilità di monetizzare l’abuso era del tutto esclusa.

L’impossibilità di demolire e la responsabilità del costruttore

La Corte ha poi affrontato la questione della presunta impossibilità di demolire solo le parti abusive senza compromettere la stabilità dell’intero edificio. Sul punto, la giurisprudenza è costante: l’impossibilità tecnica di ripristinare lo stato dei luoghi non può essere invocata a proprio favore se è stata causata dalla condotta stessa del responsabile dell’abuso. In altre parole, chi costruisce in modo tale da rendere le opere abusive strutturalmente integrate con quelle legittime non può poi usare questa circostanza per evitare la demolizione.

Le motivazioni

La Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base della natura e della funzione dell’ordine di demolizione nel contesto dell’abuso edilizio. Questo ordine non ha una finalità punitiva, ma ripristinatoria: mira a reintegrare l’interesse pubblico leso, ovvero il corretto e ordinato assetto del territorio. Per questo motivo, l’ordine ha un “carattere reale”, cioè è legato all’immobile e non alla persona che ha commesso l’illecito. Questo significa che l’ordine si trasmette a tutti i successivi proprietari, eredi o aventi causa, i quali sono tenuti a eseguirlo anche se non sono gli autori materiali dell’abuso. La Corte ha chiarito che quando la violazione urbanistica porta alla creazione di un organismo edilizio totalmente diverso da quello autorizzato, per volume o caratteristiche, la demolizione deve riguardare tutti gli interventi che hanno contribuito a tale alterazione, e non può essere limitata a singole parti.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce la linea dura della giurisprudenza contro l’abuso edilizio grave. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:
1. Non c’è spazio per la “fiscalizzazione” quando l’abuso configura una difformità totale rispetto al titolo edilizio.
2. L’ordine di demolizione è una sanzione con carattere reale, che “insegue” l’immobile e si impone a chiunque ne abbia la disponibilità.
3. L’impossibilità di una demolizione parziale, se creata ad arte dal costruttore, non ferma l’azione ripristinatoria dello Stato.
La Corte ha quindi annullato l’ordinanza del GIP, rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo esame che dovrà attenersi a questi rigorosi principi.

Quando è possibile pagare una sanzione invece di demolire un abuso edilizio (c.d. fiscalizzazione)?
La fiscalizzazione è possibile solo per abusi che costituiscono una “difformità parziale” rispetto al permesso di costruire e solo se la demolizione delle parti abusive arrecherebbe un danno alla parte legittimamente costruita. Non è mai applicabile in caso di “difformità totale”.

Cosa succede se è tecnicamente impossibile demolire solo le parti abusive senza danneggiare il resto dell’edificio?
Secondo la Corte, l’impossibilità tecnica di demolire non è una scusante valida se questa situazione è stata creata dallo stesso responsabile dell’abuso. Se la difficoltà di separare l’opera abusiva da quella legittima dipende da una causa imputabile al condannato, l’ordine di demolizione deve essere comunque eseguito.

L’ordine di demolizione vale anche per chi acquista un immobile senza aver commesso l’abuso?
Sì. L’ordine di demolizione ha “carattere reale”, cioè è legato all’immobile stesso e non alla persona che ha commesso l’illecito. Pertanto, si trasmette agli eredi e a tutti i successivi acquirenti o soggetti che vantano un diritto sull’immobile, i quali sono tenuti a rispettarlo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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