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Abolitio Criminis Reddito Cittadinanza: La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30937/2024, ha stabilito che il reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza non si estingue per abolitio criminis se la legge che lo abroga ne differisce l’efficacia. La Corte ha ritenuto ragionevole la scelta del legislatore di mantenere in vigore le sanzioni fino al 31 dicembre 2023 per garantire una transizione ordinata verso il nuovo assegno di inclusione, giustificando così una deroga al principio della lex mitior.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Abolitio Criminis Reddito di Cittadinanza: L’Abrogazione con Efficacia Differita non Estingue il Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30937 del 2024, ha affrontato un tema di grande attualità e complessità giuridica: l’abolitio criminis del reddito di cittadinanza. La questione centrale verte sulla possibilità di assolvere un imputato per un reato previsto da una norma che, sebbene formalmente abrogata, vede i suoi effetti soppressivi posticipati nel tempo. La Corte ha fornito una risposta negativa, delineando i confini del principio della lex mitior di fronte a precise scelte del legislatore.

I Fatti del Processo

Il caso riguardava una cittadina straniera condannata in primo e secondo grado per il reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza, previsto dall’art. 7 del D.L. n. 4/2019. La difesa della ricorrente ha basato il ricorso in Cassazione su due motivi principali. Il primo, e più rilevante, sosteneva che la norma incriminatrice fosse stata abrogata dalla Legge di Bilancio 2023 (L. n. 197/2022) e che, pertanto, il fatto non costituisse più reato. Il secondo motivo, invece, contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo del dolo, affermando che l’imputata, una suora, si era limitata a firmare dei moduli precompilati dalla sua madre superiora.

L’Argomento sull’Abolitio Criminis del Reddito di Cittadinanza

Il cuore della difesa si concentrava su un’interpretazione specifica della successione delle leggi nel tempo. La Legge n. 197/2022 aveva stabilito che le norme sul reddito di cittadinanza, incluso l’articolo 7 che ne puniva l’indebita percezione, sarebbero state abrogate “a decorrere dal 1° gennaio 2024”.

Secondo la tesi difensiva, la legge abrogatrice era entrata in vigore il 1° gennaio 2023, pur producendo i suoi effetti soppressivi solo un anno dopo. Questa scissione tra vigenza ed efficacia avrebbe dovuto portare all’applicazione del principio della legge più favorevole (lex mitior), con conseguente assoluzione perché, al momento del giudizio d’appello, la fattispecie di reato era già stata formalmente cancellata dall’ordinamento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che, nonostante la legge abrogatrice fosse in vigore, la sua efficacia era stata espressamente e volutamente differita. Fino al 31 dicembre 2023, pertanto, il reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza era pienamente operativo e punibile.

La Corte ha inoltre valorizzato un successivo intervento normativo, il D.L. n. 48/2023, che ha confermato la piena applicabilità delle sanzioni previste dall’art. 7 per tutti i fatti commessi fino a quella data. Questa scelta legislativa, secondo la Cassazione, non è stata arbitraria, ma dettata da una precisa ratio di politica criminale e sociale.

Il legislatore non intendeva creare una “zona franca” di impunità, ma orchestrare una “staffetta” tra il reddito di cittadinanza e la nuova misura dell’assegno di inclusione. L’obiettivo era garantire la continuità della tutela penale contro le frodi in materia di assistenza sociale, semplicemente sostituendo uno strumento con un altro. Differire l’abrogazione era funzionale a evitare un vuoto normativo e un effetto criminogeno, scongiurando che per un intero anno si potessero percepire illecitamente sussidi senza temere conseguenze penali.

La sentenza si sofferma in un’approfondita analisi del principio della lex mitior, richiamando la giurisprudenza costituzionale e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sentenza Scoppola c. Italia). La Corte ribadisce che, a differenza del principio di irretroattività della norma penale sfavorevole (valore assoluto), la retroattività della norma più favorevole può essere derogata dal legislatore per ragioni sufficienti e ragionevoli. In questo caso, la ragionevolezza è stata individuata proprio nella necessità di assicurare una transizione ordinata tra regimi assistenziali, senza depenalizzare condotte fraudolente.

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, relativo all’assenza di dolo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile in quanto attinente a una valutazione di merito, non consentita in sede di legittimità.

Conclusioni

La sentenza n. 30937/2024 della Cassazione offre un importante chiarimento sul rapporto tra vigenza ed efficacia di una norma abrogatrice e i suoi effetti sul principio della legge più favorevole. Viene affermato con forza che una abolitio criminis con efficacia differita non comporta l’immediata non punibilità del fatto. Se il legislatore, in modo ragionevole e per finalità di interesse generale, sceglie di posticipare gli effetti di un’abrogazione, il reato rimane in vigore fino alla data stabilita. Questa decisione consolida la discrezionalità del legislatore nel gestire le transizioni normative, purché le sue scelte siano sorrette da una valida e trasparente giustificazione, come quella di non lasciare impunite le frodi ai danni della collettività.

L’abrogazione di una norma penale estingue sempre il reato, anche se l’efficacia dell’abrogazione è posticipata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se l’efficacia di una legge abrogatrice è espressamente differita a una data futura, il reato continua ad esistere e ad essere punibile fino a quella data. L’effetto abrogativo non è ancora operativo al momento della decisione.

Il principio della legge più favorevole al reo (lex mitior) può essere derogato dal legislatore?
Sì. Secondo la sentenza, il principio della lex mitior, a differenza del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole, non è un principio assoluto. Può essere soggetto a deroghe da parte del legislatore, a condizione che queste siano supportate da una ragione giustificativa sufficiente e ragionevole.

Qual era la ragione per cui il legislatore ha differito l’abrogazione del reato di indebita percezione del reddito di cittadinanza?
La ragione era quella di assicurare una transizione ordinata e senza vuoti di tutela penale tra il vecchio ‘reddito di cittadinanza’ e la nuova misura dell”assegno di inclusione’. L’intento era quello di realizzare una sorta di ‘staffetta’ tra le due misure, evitando di creare un periodo di impunità per le condotte fraudolente volte a ottenere prestazioni assistenziali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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