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Abnormità provvedimento: Cassazione e nullità accusa

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una parte civile contro l’ordinanza di un Giudice di Pace. Quest’ultimo aveva annullato un decreto di citazione per genericità dell’imputazione, restituendo gli atti al PM. La Cassazione ha ritenuto non sussistere alcuna abnormità del provvedimento, poiché il giudice, prima di decidere, aveva correttamente sollecitato il contraddittorio tra le parti sulla questione, legittimando così la sua decisione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’Abnormità del Provvedimento: quando il Giudice può annullare un’imputazione?

Nel processo penale, la chiarezza dell’accusa è un pilastro fondamentale. Ma cosa succede se un’imputazione è vaga o generica? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7989/2025, interviene su un caso emblematico, definendo i confini del potere del giudice e chiarendo quando si verifica una vera e propria abnormità del provvedimento che fa regredire il processo.

I Fatti del Caso

Una società, costituitasi parte civile in un procedimento per diffamazione (art. 595 c.p.), ha presentato ricorso in Cassazione contro un’ordinanza del Giudice di Pace. Quest’ultimo aveva dichiarato la nullità del decreto di citazione a giudizio emesso nei confronti dell’imputata, ritenendo il capo d’imputazione troppo vago e indeterminato. Di conseguenza, il giudice aveva ordinato la restituzione degli atti al Pubblico Ministero.
La società ricorrente sosteneva che tale decisione costituisse un’abnormità del provvedimento, sia strutturale che funzionale. Secondo la sua tesi, il giudice avrebbe errato nel qualificare la nullità come assoluta (e quindi rilevabile d’ufficio in ogni momento) e, soprattutto, avrebbe causato un’indebita regressione del procedimento, bloccandolo in una fase di stasi e violando il principio della ragionevole durata del processo.

La Questione Giuridica: I Confini dell’Abnormità

Il cuore della controversia risiede nel concetto di abnormità del provvedimento. Secondo la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite, un atto è abnorme non solo quando è bizzarro o estraneo al sistema processuale (abnormità strutturale), ma anche quando, pur essendo previsto dalla legge, viene esercitato al di fuori dei casi consentiti, provocando una paralisi insanabile del processo (abnormità funzionale).
La parte ricorrente lamentava che il giudice avesse restituito gli atti al PM senza prima sollecitarlo a integrare o precisare l’accusa. Questo comportamento avrebbe configurato, a suo dire, un’indebita regressione, alterando la sequenza logico-cronologica del procedimento.

L’analisi dell’abnormità del provvedimento nella decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la propria decisione su un elemento processuale decisivo emerso dal verbale d’udienza. Prima di dichiarare la nullità del capo d’imputazione, il Giudice di Pace aveva espressamente invitato le parti (Pubblico Ministero, difesa dell’imputata e difesa della parte civile) a discutere sulla questione della genericità dell’accusa.
Questo passaggio, apparentemente formale, si è rivelato cruciale. Avendo promosso il contraddittorio tra le parti, il giudice non ha agito in modo arbitrario o al di fuori delle sue prerogative, ma ha esercitato correttamente il suo potere di controllo sulla validità dell’atto di accusa.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione chiarisce che il dibattito giurisprudenziale sull’obbligo del giudice di sollecitare preventivamente il PM a modificare l’imputazione non è rilevante nel caso di specie. La vera discriminante è stata l’aver garantito il contraddittorio. Il Giudice di Pace ha raccolto le conclusioni di tutte le parti: la difesa dell’imputata ha aderito al rilievo di genericità, mentre il Pubblico Ministero e la parte civile hanno espresso il loro dissenso.
Solo dopo questo confronto, il giudice ha emesso la sua ordinanza. Questo corretto svolgimento procedurale esclude in radice la configurabilità di un’abnormità del provvedimento. L’atto del giudice, sebbene abbia causato una regressione del procedimento, non è stato emesso al di fuori del sistema organico della legge processuale, ma nel pieno rispetto del principio del contraddittorio. L’ordinanza impugnata, pertanto, non è avulsa dal sistema né ha determinato una stasi processuale imprevedibile, ma rappresenta l’esito di un potere esercitato in modo legittimo.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: un’ordinanza che dichiara la nullità di un’imputazione generica e restituisce gli atti al Pubblico Ministero non costituisce un abnormità del provvedimento se il giudice ha preventivamente e correttamente instaurato un contraddittorio sul punto con tutte le parti processuali. La decisione del giudice, in questo contesto, non è un atto arbitrario che paralizza il processo, ma l’esercizio legittimo di un potere di controllo volto a garantire il diritto fondamentale dell’imputato a un’accusa chiara e precisa, presupposto essenziale per un’efficace difesa.

Quando un provvedimento del giudice è considerato abnorme?
Un provvedimento è abnorme quando, per la sua stranezza, si pone al di fuori del sistema processuale (abnormità strutturale) o quando, pur essendo previsto dalla legge, viene esercitato fuori dai casi consentiti causando una paralisi insuperabile del processo (abnormità funzionale).

Un giudice può annullare un’imputazione perché troppo generica?
Sì, il giudice del dibattimento può dichiarare la nullità del decreto di citazione a giudizio se il capo d’imputazione è generico o indeterminato, in quanto lede il diritto di difesa dell’imputato.

Perché in questo caso il ricorso contro l’annullamento dell’imputazione è stato respinto?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il Giudice di Pace, prima di dichiarare la nullità dell’imputazione e restituire gli atti al PM, aveva correttamente invitato tutte le parti a discutere sulla questione. Questo contraddittorio ha reso legittimo il suo operato, escludendo l’ipotesi di un provvedimento abnorme.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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