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Abnormità del provvedimento: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un G.u.p. che aveva dichiarato la nullità di una richiesta di rinvio a giudizio. Il motivo della nullità era basato sulla futura abrogazione (abrogazione differita) della norma incriminatrice. La Suprema Corte ha qualificato tale decisione come un’ipotesi di abnormità del provvedimento, in quanto ha causato un’indebita stasi del procedimento, basandosi su un evento futuro e incerto. Secondo la Corte, la validità della contestazione va valutata sulla base della legge vigente al momento della richiesta, non su future modifiche legislative.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Abnormità del provvedimento: la Cassazione annulla la nullità per norma non ancora abrogata

Recentemente, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico di abnormità del provvedimento giudiziario, fornendo chiarimenti cruciali sulla gestione delle modifiche legislative nel corso di un procedimento penale. Con la sentenza n. 876/2024, la Suprema Corte ha stabilito che un giudice non può dichiarare nulla una richiesta di rinvio a giudizio basandosi sulla futura abrogazione di una norma penale, definendo tale decisione come un atto che genera un’illegittima paralisi processuale.

I fatti del caso: una richiesta di rinvio a giudizio annullata “in anticipo”

Il caso nasce da una decisione del Giudice dell’Udienza Preliminare (G.u.p.) del Tribunale di Roma. Il G.u.p. aveva dichiarato la nullità della richiesta di rinvio a giudizio formulata dal Pubblico Ministero nei confronti di un’imputata per un reato previsto da una legge del 2019.
La ragione di tale decisione era peculiare: il G.u.p. aveva rilevato che la norma incriminatrice in questione sarebbe stata abrogata a partire dal 1° gennaio 2024, per effetto di una legge successiva. Secondo il giudice, questa “abrogazione differita” rendeva nulla la richiesta di rinvio a giudizio, poiché qualsiasi eventuale riqualificazione del fatto in un altro reato avrebbe richiesto una nuova e separata contestazione da parte del P.M.

Contro questa ordinanza, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che si trattasse di un’ipotesi di abnormità del provvedimento.

La decisione della Corte di Cassazione sull’abnormità del provvedimento

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando l’ordinanza del G.u.p. e disponendo la prosecuzione del procedimento. Il fulcro della decisione risiede nella qualificazione dell’atto del G.u.p. come abnorme, in quanto ha determinato un’indebita regressione e una stasi del processo.

I criteri per definire un atto abnorme

La Cassazione ha ribadito i principi consolidati dalla sua giurisprudenza. Un provvedimento è considerato “abnorme” quando presenta due caratteristiche principali:
1. Profilo strutturale: l’atto è talmente singolare e anomalo da risultare completamente estraneo al sistema organico della legge processuale.
2. Profilo funzionale: l’atto, pur non essendo formalmente estraneo al sistema, provoca una paralisi del processo o un’impossibilità di proseguirlo, alterando la sequenza logico-cronologica prevista dalla legge.

Nel caso di specie, l’ordinanza del G.u.p. rientrava pienamente in questa seconda categoria.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la decisione del G.u.p. era viziata da diversi errori logico-giuridici. In primo luogo, la richiesta di rinvio a giudizio era stata formulata sulla base di una norma pienamente vigente ed applicabile al momento della contestazione. La futura abrogazione della norma era, ai fini della validità dell’atto, del tutto irrilevante. Il giudice, infatti, deve valutare gli atti processuali in base al quadro normativo esistente al momento del loro compimento.

In secondo luogo, anche se l’abrogazione fosse stata immediata, la strada scelta dal G.u.p. (dichiarare la nullità) sarebbe stata comunque errata. Di fronte all’abrogazione di una norma incriminatrice, il giudice ha due alternative:
* Pronunciare una sentenza di non luogo a procedere, se ritiene che il fatto non sia più previsto dalla legge come reato.
* Disporre il giudizio, se ritiene che la condotta contestata possa essere ricondotta a un’altra fattispecie di reato. Sarà poi compito del giudice del dibattimento procedere alla corretta qualificazione giuridica del fatto.

Invocare una “nullità anticipata per abrogazione posticipata” è una costruzione giuridica non prevista dall’ordinamento che, come sottolineato dalla Corte, ha l’unico effetto di creare un’indebita stasi processuale, in contrasto con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: le vicende modificative di una norma penale (come un’abrogazione, specialmente se differita nel tempo) non incidono sulla validità degli atti di accusa già formati. La competenza a valutare le conseguenze della successione di leggi penali nel tempo spetta al giudice del merito, che deve applicare i principi stabiliti dall’art. 2 del codice penale. Un provvedimento che, anticipando gli effetti di una futura modifica legislativa, blocca il corso della giustizia e fa regredire il procedimento è da considerarsi abnorme e, come tale, deve essere annullato.

Quando un provvedimento del giudice è considerato “abnorme”?
Un provvedimento è considerato abnorme non solo quando è strano o singolare nel suo contenuto, ma soprattutto quando si pone al di fuori del sistema processuale o, pur rientrandovi formalmente, determina una stasi insuperabile del procedimento o una sua indebita regressione, violando la sequenza logico-cronologica prevista dalla legge.

Un giudice può dichiarare nulla una richiesta di rinvio a giudizio basata su una legge la cui abrogazione è prevista in futuro?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale decisione è errata e abnorme. La validità della richiesta di rinvio a giudizio deve essere valutata sulla base della norma in vigore al momento della contestazione. L’abrogazione futura (o ‘differita’) è irrilevante a tal fine.

Cosa avrebbe dovuto fare il giudice dell’udienza preliminare in caso di abrogazione della norma incriminatrice?
Se la norma fosse stata abrogata, il giudice avrebbe dovuto scegliere una tra due opzioni: 1) emettere una sentenza di non luogo a procedere, se il fatto non è più considerato reato; 2) disporre il rinvio a giudizio se la condotta potesse essere ricondotta a un’altra fattispecie penale, lasciando al giudice del dibattimento il compito di definire la corretta qualificazione giuridica del fatto. La dichiarazione di nullità della richiesta è una via non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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