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Vittime del dovere: la guida della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 16669/2025, ha chiarito i requisiti per il riconoscimento dello status di ‘vittime del dovere’. Il caso riguardava un vigile del fuoco infortunatosi cadendo da un cancello mentre soccorreva un animale. La Corte ha stabilito che non è sufficiente subire un infortunio durante il servizio, ma è necessario che l’evento lesivo sia una diretta concretizzazione del rischio specifico e qualificato tipico di quella determinata attività, e non un rischio generico. La caduta, frutto di un autonomo dinamismo corporeo, non rientra in tale casistica, pertanto il ricorso è stato respinto.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Vittime del dovere: Quando un infortunio in servizio dà diritto allo status?

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 16669/2025 offre un’analisi fondamentale per comprendere i criteri di riconoscimento dello status di vittime del dovere. La pronuncia chiarisce che non ogni infortunio occorso a un dipendente pubblico durante l’orario di servizio è sufficiente a integrare questa particolare categoria, ma è necessaria la presenza di un rischio specifico e qualificato. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: Un Soccorso Finito Male

Un Vigile del Fuoco, durante il proprio turno di servizio, interviene per soccorrere un cane rimasto con la testa incastrata in un cancello. Nel tentativo di scavalcare la cancellata per liberare l’animale, il vigile cade a terra, procurandosi una grave lesione al ginocchio. In seguito a questo infortunio, egli adisce il Tribunale per ottenere il riconoscimento dello status di soggetto equiparato a vittima del dovere e i relativi benefici.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Cassazione

Il Tribunale di primo grado rigetta la domanda, accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dall’Amministrazione. La Corte d’Appello, invece, pur riconoscendo l’imprescrittibilità dello status, respinge la domanda nel merito. La questione giunge infine dinanzi alla Corte di Cassazione, con il Vigile del Fuoco come ricorrente principale e il Ministero dell’Interno come controricorrente.

Le Motivazioni: La Distinzione Cruciale per le Vittime del Dovere

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella rigorosa interpretazione della normativa sulle vittime del dovere (in particolare la L. 266/2005). La Corte sottolinea che, per ottenere tale riconoscimento, non è sufficiente che l’infortunio avvenga ‘in occasione’ di un’operazione di servizio, come un soccorso. È indispensabile, invece, che l’evento lesivo rappresenti la ‘concretizzazione di una speciale pericolosità’ o di un ‘rischio tipicamente proprio’ di quella specifica attività.

Rischio Specifico vs. Rischio Generico

I giudici chiariscono che il legislatore ha inteso differenziare le vittime del dovere dalla generalità dei dipendenti pubblici infortunati. Questa differenza risiede nell’esposizione a rischi qualificati, che vanno oltre quelli ordinari insiti in qualsiasi attività lavorativa. Nel caso di specie, il rischio tipico di un’operazione di soccorso si identifica con le conseguenze dirette della situazione di pericolo che si sta affrontando (ad esempio, essere feriti dall’animale spaventato o dalla struttura pericolante). La caduta dal cancello, al contrario, è stata considerata il frutto di un ‘autonomo dinamismo corporeo’ e, quindi, un evento riconducibile a un rischio generico, non specificamente legato alla natura dell’intervento di soccorso.

Le Conclusioni: L’Importanza del Rischio Qualificato

La Corte di Cassazione ha quindi rigettato il ricorso, stabilendo un principio di diritto chiaro: per essere considerati vittime del dovere, le lesioni riportate devono derivare da eventi che costituiscono una manifestazione diretta del rischio speciale e qualificato che caratterizza determinate attività di servizio. Un infortunio che, sebbene avvenuto durante tali operazioni, scaturisce da un rischio comune e non specifico, non è sufficiente per accedere alle tutele previste per questa categoria. La decisione riafferma la necessità di un nesso causale qualificato tra il servizio svolto e l’evento dannoso, escludendo automatismi legati al solo contesto temporale dell’infortunio.

Un infortunio avvenuto durante un’operazione di soccorso qualifica automaticamente come ‘vittima del dovere’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente che l’infortunio avvenga durante l’operazione. È necessario che la lesione sia la conseguenza diretta di un evento che rappresenta la concretizzazione del rischio specifico e qualificato tipico di quell’attività di soccorso.

Qual è la differenza tra un rischio generico e il ‘rischio specifico’ richiesto dalla legge per le vittime del dovere?
Il rischio specifico è quello strettamente connesso alla natura pericolosa dell’operazione (es. essere colpiti da un crollo durante un salvataggio). Il rischio generico è un rischio comune che può verificarsi in molteplici circostanze, anche al di fuori del servizio (es. scivolare o cadere per un movimento maldestro), e non è di per sé sufficiente per il riconoscimento dello status.

Perché la caduta del vigile del fuoco dal cancello non è stata considerata un evento qualificante per lo status di vittima del dovere?
La caduta è stata ritenuta il risultato di un ‘autonomo dinamismo corporeo’ e non una conseguenza diretta del pericolo insito nell’operazione di soccorso all’animale. La Corte ha stabilito che tale evento non rappresentava la concretizzazione del rischio tipico dell’operazione, ma piuttosto un infortunio comune, non qualificabile ai fini della normativa speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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