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Vittime del dovere: assegni anche ai figli non a carico

La Corte di Cassazione affronta il caso dei figli maggiorenni e non a carico di una vittima del dovere, i quali richiedono il riconoscimento degli assegni vitalizi. I giudici di merito avevano accolto la domanda, estendendo la disciplina prevista per le vittime del terrorismo. A causa di un contrasto giurisprudenziale sulla portata di tale estensione (se limitata ai soli benefici o estesa anche alla platea dei beneficiari), la Sezione Lavoro ha ritenuto la questione di massima importanza e ha rimesso la decisione alle Sezioni Unite per un pronunciamento definitivo sul diritto dei figli non a carico a ricevere tali provvidenze in presenza di un coniuge superstite.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Vittime del dovere: la tutela si estende ai figli non a carico? La parola alle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 8628/2024, ha rimesso alle Sezioni Unite una questione di fondamentale importanza riguardante i diritti dei familiari delle vittime del dovere. Il nodo da sciogliere è se gli assegni vitalizi spettino anche ai figli maggiorenni, non fiscalmente a carico, anche in presenza di un coniuge superstite. Questa decisione avrà un impatto significativo sulla portata della tutela offerta dallo Stato a chi ha sacrificato la vita in servizio.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso dei figli superstiti di un dipendente militare, deceduto e riconosciuto come vittima del dovere. Essi avevano richiesto il riconoscimento di due benefici: l’assegno vitalizio previsto dalla legge n. 407/1998 e lo speciale assegno vitalizio introdotto dalla legge n. 206/2004. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano accolto la loro domanda, ritenendo che le modifiche legislative, in particolare quelle della legge n. 244/2007, avessero esteso la platea dei beneficiari, includendo anche i figli non conviventi e quindi economicamente autonomi.

Il Ministero della Difesa ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo un’interpretazione più restrittiva della normativa. Secondo il Ministero, l’estensione dei benefici dalle vittime del terrorismo alle vittime del dovere sarebbe stata solo “oggettiva” (riguardante il tipo di provvidenze) e non “soggettiva” (riguardante le categorie di familiari aventi diritto).

La questione giuridica e il contrasto giurisprudenziale sulle vittime del dovere

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 2, comma 105, della legge n. 244/2007. Questa norma estende alle vittime del dovere i benefici previsti per le vittime del terrorismo dall’art. 5 della legge n. 206/2004, “come modificato dal comma 106”. Proprio il comma 106 ha ampliato la categoria dei beneficiari per le vittime del terrorismo, includendo espressamente i “figli maggiorenni superstiti, ancorché non conviventi”.

La Corte di Cassazione si trova di fronte a un proprio precedente (sentenza n. 11181/2022) che aveva sposato la tesi restrittiva del Ministero, affermando che per le vittime del dovere i familiari aventi diritto restano solo quelli indicati dalla più vecchia legge n. 466/1980 (coniuge e figli a carico). Tuttavia, il Collegio relatore dell’ordinanza in esame esprime forti dubbi su tale orientamento, ritenendo che esso “svilisca la portata innovativa della disposizione”.

Le Motivazioni della Rimessione alle Sezioni Unite

Il Collegio evidenzia che un’interpretazione letterale e teleologica della legge del 2007 suggerisce una volontà del legislatore di unificare e progressivamente estendere le tutele. Negare l’ampliamento della platea dei beneficiari anche alle vittime del dovere creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata e frammenterebbe un sistema normativo che tende all’omogeneità. Se la norma del 2007 non avesse avuto lo scopo di ampliare anche i soggetti beneficiari, il suo intervento sarebbe stato quasi privo di senso, dato che l’assegno vitalizio base era già stato esteso in precedenza.

Inoltre, la Corte sottolinea che l’introduzione esplicita della figura dei “figli maggiorenni ancorché non conviventi” ha il preciso significato di includere i figli economicamente autonomi, superando il precedente requisito della “vivenza a carico”. Per queste ragioni, ravvisando un contrasto giurisprudenziale su una questione di massima importanza, la Sezione Lavoro ha ritenuto necessario demandare la decisione alle Sezioni Unite.

Le Conclusioni

La palla passa ora al più alto consesso della Corte di Cassazione. Le Sezioni Unite dovranno stabilire in via definitiva se l’equiparazione tra le diverse categorie di vittime comporti una piena parificazione non solo dei benefici economici, ma anche dei familiari che possono accedervi. La sentenza che ne deriverà traccerà un solco decisivo, chiarendo una volta per tutte i confini della solidarietà dello Stato nei confronti delle famiglie di coloro che sono caduti nell’adempimento del proprio dovere.

A chi spettano i benefici per le vittime del dovere secondo l’interpretazione controversa?
La controversia riguarda se i benefici spettino solo ai familiari a carico (coniuge e figli), come previsto dalla vecchia normativa (L. 466/1980), oppure se, a seguito delle recenti riforme, la platea si sia allargata fino a includere anche i figli maggiorenni non a carico, come già previsto per le vittime del terrorismo.

Qual è la decisione della Corte di Cassazione nel caso di specie?
La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione definitiva. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui, ravvisando un contrasto nella propria giurisprudenza e la particolare importanza della questione, ha rimesso gli atti alle Sezioni Unite affinché queste ultime si pronuncino in modo definitivo.

Perché il parere delle Sezioni Unite è così importante in questo contesto?
Il parere delle Sezioni Unite è fondamentale perché risolverà il conflitto interpretativo esistente all’interno della stessa Corte di Cassazione. La loro decisione avrà valore di nomofilachia, stabilendo un principio di diritto vincolante che garantirà un’applicazione uniforme della legge su tutto il territorio nazionale per i casi futuri riguardanti i familiari delle vittime del dovere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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