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Vittima del dovere: lo status è imprescrittibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9449/2024, ha stabilito un principio fondamentale riguardo lo status di vittima del dovere. Il caso riguardava la richiesta di una madre per il figlio militare, deceduto durante un’esercitazione. La Corte ha confermato che il diritto al riconoscimento dello status è imprescrittibile, in quanto condizione giuridica permanente. Tuttavia, i singoli ratei dei benefici economici maturati oltre il decennio anteriore alla domanda amministrativa sono soggetti a prescrizione. Il ricorso del Ministero della Difesa è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Vittima del dovere: la Cassazione conferma l’imprescrittibilità dello Status

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di riconoscimento dello status di vittima del dovere, distinguendolo nettamente dalla prescrizione dei relativi benefici economici. La pronuncia chiarisce che, mentre la qualifica giuridica è per sua natura imprescrittibile, i diritti patrimoniali che ne derivano sono soggetti al termine di prescrizione decennale. Analizziamo la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Una madre agiva in giudizio contro il Ministero della Difesa per ottenere il riconoscimento dello status di vittima del dovere per il figlio, un militare deceduto nel 2006 durante un’esercitazione di tiro con un carro armato. La domanda mirava a ottenere i conseguenti benefici assistenziali previsti dalla legge.

La Corte d’Appello aveva parzialmente accolto la richiesta. I giudici di secondo grado avevano riconosciuto che il decesso, avvenuto durante una “missione di qualunque tipo” e a causa di un grave errore organizzativo dell’amministrazione, integrava i presupposti per la concessione del beneficio. La Corte d’Appello aveva inoltre stabilito che lo status di vittima del dovere non fosse soggetto a prescrizione, ma che lo fossero i ratei economici maturati prima del decennio anteriore alla presentazione della domanda amministrativa, avvenuta nel 2017.

Il Ministero della Difesa ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo principalmente che anche lo status, in quanto diritto soggettivo, dovesse essere soggetto alla prescrizione decennale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, confermando la decisione dei giudici d’appello e consolidando un importante orientamento giurisprudenziale.

Lo status di vittima del dovere è imprescrittibile

Il cuore della decisione si fonda sulla distinzione tra la condizione di vittima del dovere e i diritti economici che ne conseguono. La Corte ha ribadito che la qualifica di vittima del dovere ha natura di “status”, ovvero una condizione giuridica permanente e non un mero diritto di credito. In quanto tale, l’azione volta al suo accertamento non può estinguersi per il solo trascorrere del tempo e, pertanto, è imprescrittibile. La famiglia può quindi chiedere il riconoscimento di tale status in qualsiasi momento, anche a distanza di molti anni dall’evento.

La prescrizione dei benefici economici

Diversamente dallo status, i benefici economici (come assegni e altre provvidenze) che da esso derivano sono considerati diritti soggettivi di natura patrimoniale. Questi diritti, come la maggior parte dei diritti di credito, sono soggetti alla prescrizione ordinaria di dieci anni. La Corte ha quindi confermato la correttezza della decisione d’appello: la domanda presentata nel 2017 ha interrotto la prescrizione, ma non ha potuto “salvare” i ratei maturati prima del decennio precedente a tale data. In pratica, la famiglia ha diritto a ricevere i benefici economici maturati a partire dal 12 maggio 2007, mentre quelli anteriori sono andati persi per prescrizione.

L’inammissibilità del motivo sulla legittimazione passiva

La Corte ha dichiarato inammissibile il terzo motivo del ricorso, con cui il Ministero contestava la propria competenza a erogare alcuni specifici benefici, sostenendo che fossero a carico del servizio sanitario nazionale. Tale motivo è stato respinto perché l’amministrazione non ha dimostrato di aver sollevato questa eccezione nei precedenti gradi di giudizio, rendendola una doglianza nuova e, come tale, inammissibile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si allinea alla sua giurisprudenza consolidata. La distinzione tra status e diritti patrimoniali è fondamentale. Lo status è una qualità intrinseca della persona in relazione a un evento specifico (in questo caso, il sacrificio nell’adempimento del dovere), e la sua funzione è prima di tutto morale e di riconoscimento. L’azione per ottenerne l’accertamento non si consuma con il tempo. I diritti economici, invece, sono la conseguenza patrimoniale di tale status. La loro erogazione periodica genera singoli diritti di credito che, se non esercitati entro il termine di legge, si estinguono. Questa separazione logica e giuridica garantisce da un lato il perpetuo diritto al riconoscimento del sacrificio e dall’altro la certezza dei rapporti giuridici di natura economica.

Le Conclusioni

Questa ordinanza fornisce un’importante conferma per i familiari delle vittime del dovere. L’imprescrittibilità dello status garantisce che il diritto al riconoscimento non venga mai meno, indipendentemente dal tempo trascorso. Tuttavia, evidenzia anche l’importanza di agire tempestivamente per richiedere i benefici economici, poiché il ritardo può comportare la perdita definitiva delle prestazioni economiche più risalenti nel tempo. La decisione rafforza la tutela per chi ha subito gravi perdite al servizio dello Stato, bilanciando il diritto al riconoscimento con i principi generali sulla prescrizione dei diritti di credito.

Il diritto al riconoscimento dello status di “vittima del dovere” è soggetto a prescrizione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la condizione di vittima del dovere è uno “status” e, in quanto tale, l’azione per ottenerne il riconoscimento è imprescrittibile e può essere esercitata in qualsiasi momento.

I benefici economici che derivano dallo status di vittima del dovere si prescrivono?
Sì. I singoli ratei delle prestazioni assistenziali e i benefici economici sono diritti di credito soggetti alla prescrizione ordinaria decennale. Questo significa che il diritto a percepire le singole somme matura nel tempo e si estingue se non richiesto entro dieci anni.

Cosa succede se la richiesta dei benefici viene presentata dopo più di dieci anni dall’evento lesivo?
La presentazione della domanda interrompe la prescrizione. Tuttavia, si perdono definitivamente i ratei dei benefici economici maturati nel periodo antecedente al decennio che precede la data della domanda. Verranno quindi corrisposti solo i benefici maturati negli ultimi dieci anni e quelli futuri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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