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Valutazione titoli selezione: la laurea è prioritaria

Un lavoratore ha contestato la graduatoria di una selezione pubblica in cui il suo titolo di laurea non era stato valutato correttamente. L’ente datore di lavoro aveva basato il punteggio sul diploma di scuola media superiore. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del lavoratore, stabilendo che la valutazione titoli selezione deve rispettare la gerarchia dei requisiti indicata nel bando e nel CCNL di riferimento, i quali identificavano la laurea come titolo d’accesso prioritario. Di conseguenza, il punteggio doveva essere calcolato partendo dalla laurea e non dal diploma.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Valutazione Titoli Selezione: La Cassazione Sottolinea la Prevalenza della Laurea sul Diploma

In un contesto lavorativo sempre più competitivo, la corretta valutazione titoli selezione pubblica è fondamentale per garantire equità e meritocrazia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale: come interpretare i requisiti di accesso quando un bando prevede sia la laurea sia il diploma come titoli validi? La Suprema Corte ha chiarito che il bando di concorso e il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) sono le fonti primarie da seguire, stabilendo una chiara gerarchia tra i titoli.

I Fatti del Caso: Una Graduatoria Contestata

La vicenda ha origine dal ricorso di un lavoratore che aveva partecipato a una selezione indetta da un ente di formazione professionale per la posizione di “responsabile dei processi”. Il bando di concorso specificava come requisito d’accesso il possesso di “laurea o diploma di scuola secondaria di secondo grado con esperienza professionale diversificata”.

All’esito della selezione, la commissione esaminatrice, nel calcolare il punteggio, aveva considerato il diploma come titolo base da valutare, penalizzando di fatto il candidato laureato. Il lavoratore, ritenendo leso il proprio diritto, si rivolgeva al Tribunale, che gli dava parzialmente ragione, riconoscendogli il diritto a un punteggio superiore e al conseguente risarcimento del danno.

Tuttavia, la Corte d’appello ribaltava la decisione, accogliendo il reclamo dell’ente e sostenendo che la commissione avesse agito correttamente. Secondo i giudici di secondo grado, il titolo da valutare prioritariamente era il diploma. Contro questa sentenza, il lavoratore ha proposto ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Come Funziona la Valutazione Titoli Selezione?

Il nodo centrale della controversia riguardava l’interpretazione dei criteri per la valutazione titoli selezione. Bisognava stabilire se, in presenza di una dicitura come “laurea o diploma con esperienza”, i due titoli dovessero essere considerati perfettamente equivalenti ai fini del punteggio o se esistesse una priorità.

Il ricorrente sosteneva che sia il CCNL di settore sia lo stesso bando di concorso indicavano la laurea come requisito prioritario per la figura professionale richiesta. L’ente, al contrario, difendeva l’operato della commissione, basato sull’applicazione di un decreto assessoriale regionale che, a suo dire, stabiliva criteri di punteggio ancorati al diploma come titolo minimo.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a definire se le regole specifiche del bando (lex specialis) e del CCNL dovessero prevalere sulle norme di carattere più generale.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla Valutazione dei Titoli

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, ritenendolo fondato. I giudici hanno sottolineato che l’interpretazione della Corte d’appello era errata perché non aveva tenuto conto della natura gerarchica dei requisiti d’accesso.

Analizzando il CCNL di riferimento (Allegato 11) e il bando, la Corte ha osservato che la laurea era indicata come il requisito principale per la posizione di “responsabile dei processi”. Il diploma di scuola secondaria, invece, poteva consentire l’accesso solo se accompagnato da un quid pluris, ovvero una “esperienza professionale diversificata”.

Questo significa che il diploma non è un titolo equipollente in toto alla laurea, ma un’alternativa subordinata, valida per l’accesso ma non per definire la base di calcolo del punteggio. La valutazione titoli selezione deve quindi partire dal titolo considerato prioritario dalla normativa di settore e dal bando.

Le Motivazioni della Decisione

Nelle motivazioni, la Corte di Cassazione ha spiegato che la Corte d’appello ha commesso un errore di esegesi considerando il diploma come “requisito minimo d’accesso” e la laurea come un mero titolo aggiuntivo. Al contrario, per la specifica area funzionale, è la laurea a rappresentare il requisito prioritario.

Il diploma, per consentire l’accesso, deve essere necessariamente corredato da requisiti esperienziali aggiuntivi che lo rendano funzionalmente equivalente alla laurea ai soli fini dell’ammissione, ma non della valutazione. Di conseguenza, il calcolo del punteggio spettante al candidato doveva iniziare dalla base prevista per i concorsi in cui è richiesta la laurea (48 punti, secondo il decreto assessoriale), e non da quella del diploma.

La Corte ha quindi affermato che il giudice d’appello avrebbe dovuto interpretare le norme del decreto assessoriale alla luce del CCNL e del bando, fonti normative specifiche e prevalenti per quella determinata selezione.

Conclusioni: L’Importanza del Bando e del CCNL

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale nel diritto del lavoro e nelle selezioni pubbliche: il bando di concorso e il contratto collettivo di riferimento costituiscono la lex specialis della procedura e devono essere rispettati scrupolosamente. Le loro disposizioni prevalgono su normative di carattere più generale, soprattutto quando definiscono con chiarezza i requisiti e la loro gerarchia.

Per gli enti che indicono selezioni, questa decisione serve da monito a non interpretare in modo restrittivo o errato le clausole dei bandi. Per i candidati, invece, rappresenta una tutela importante, confermando che il loro percorso formativo deve essere valutato correttamente in base alle regole stabilite. La sentenza impugnata è stata cassata, e la causa è stata rinviata alla Corte d’appello per un nuovo esame che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione.

In una selezione pubblica, quale documento prevale per la valutazione dei titoli: il bando di concorso o un decreto generale?
Secondo la Corte di Cassazione, il bando di concorso e il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) sono le fonti primarie e specifiche (lex specialis) che regolano la procedura. Un decreto generale deve essere interpretato alla luce di queste fonti e non può contraddirle.

Se un bando richiede “laurea o diploma con esperienza”, i due titoli sono equivalenti ai fini del punteggio?
No. La Corte ha chiarito che non sono equivalenti per il punteggio. La laurea, in questo caso, è il requisito prioritario. Il diploma è un’alternativa valida per l’accesso solo se accompagnato da specifica esperienza, ma il calcolo del punteggio deve basarsi sul titolo prioritario, ovvero la laurea.

Cosa succede se un ente applica criteri di punteggio che penalizzano il titolo di studio superiore indicato come prioritario?
L’operato dell’ente è illegittimo. Il candidato ha il diritto di ottenere la rettifica del punteggio in base alla corretta interpretazione delle regole del bando e del CCNL, nonché di richiedere il risarcimento per i danni subiti a causa della mancata assunzione o del ritardo nella stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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