LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Tutela lavoratore precario: Danno anche senza contratto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2992/2024, ha stabilito un principio fondamentale per la tutela del lavoratore precario nel settore pubblico. Un lavoratore, impiegato per anni da un’amministrazione regionale con una serie di contratti a termine, si è visto negare il risarcimento per l’abusiva reiterazione dei rapporti perché i contratti erano nulli per mancanza di forma scritta. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la nullità del contratto, imputabile al datore di lavoro pubblico, non esclude, ma anzi rafforza, il diritto del lavoratore alla tutela risarcitoria prevista dalla normativa europea contro l’abuso dei contratti a termine. La mancanza di un contratto scritto valido non può tradursi in un indebolimento della protezione del lavoratore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Tutela Lavoratore Precario: Il Diritto al Risarcimento Prevale sulla Nullità del Contratto

La Corte di Cassazione, con una recente e significativa sentenza, ha riaffermato un principio cruciale per la tutela del lavoratore precario nel pubblico impiego. Anche in assenza di un contratto scritto valido, e quindi in presenza di un rapporto di lavoro nullo, il lavoratore ha comunque diritto a un risarcimento se l’amministrazione pubblica ha abusato della reiterazione di contratti a termine. Questa decisione chiarisce che la colpa del datore di lavoro pubblico nel non formalizzare correttamente il rapporto non può ritorcersi contro il lavoratore, privandolo delle tutele previste dalla normativa europea.

Il Fatto: Anni di Precariato senza un Contratto Valido

Il caso esaminato riguarda un lavoratore forestale impiegato per anni alle dipendenze dell’Amministrazione Regionale della Sicilia. Il suo rapporto di lavoro era regolato da una successione di incarichi a tempo determinato, basati su una specifica normativa regionale che prevede l’inserimento in appositi elenchi. Il lavoratore ha agito in giudizio per ottenere il risarcimento del danno derivante dalla reiterazione abusiva di tali contratti, una pratica vietata dalla Direttiva Europea 1999/70/CE.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva respinto la domanda. La motivazione dei giudici di secondo grado si fondava su un presupposto formale: i contratti stipulati erano radicalmente nulli per mancanza della forma scritta, requisito essenziale (ad substantiam) per tutti i contratti della Pubblica Amministrazione. Secondo la Corte territoriale, la nullità totale del contratto assorbiva e superava qualsiasi questione relativa all’illegittimità del termine, rendendo inapplicabile la specifica tutela risarcitoria, nota come “danno comunitario”, prevista per l’abuso del precariato pubblico.

La Tutela del Lavoratore Precario secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha completamente ribaltato questa impostazione, accogliendo il ricorso del lavoratore. I giudici di legittimità hanno chiarito che l’obiettivo della Direttiva Europea è prevenire gli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di “contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato”. L’uso del termine “rapporti” indica chiaramente l’intenzione del legislatore europeo di proteggere il lavoratore a prescindere dalla validità formale del contratto.

La mancanza della forma scritta, che determina la nullità del contratto, è una violazione imputabile esclusivamente al datore di lavoro pubblico. Sarebbe contrario a ogni logica e al principio di effettività della tutela giuridica se proprio questa ulteriore illegittimità, commessa dall’amministrazione, finisse per attenuare o annullare la protezione del lavoratore.

Le Motivazioni: Il Principio di Effettività della Tutela Europea

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione basandosi su un delicato equilibrio tra diritto europeo e principi costituzionali interni. Il diritto dell’Unione Europea impone agli Stati membri di prevedere misure efficaci per prevenire e sanzionare l’abuso dei contratti a termine. Nel settore privato, la sanzione principale è la conversione del rapporto in un contratto a tempo indeterminato.

Nel settore pubblico, tuttavia, questa soluzione è preclusa dal principio costituzionale (art. 97 Cost.) che impone l’accesso agli impieghi pubblici tramite concorso. Per contemperare le due esigenze, la giurisprudenza italiana, a partire dalla storica sentenza delle Sezioni Unite n. 5072/2016, ha individuato la sanzione in una tutela risarcitoria agevolata per il lavoratore. Si tratta di un’indennità forfettaria (compresa tra 2,5 e 12 mensilità dell’ultima retribuzione), che esonera il lavoratore dal difficile onere di provare il danno specifico subito.

Secondo la Corte, condizionare questa tutela risarcitoria agevolata alla stipulazione di un contratto scritto valido sarebbe una contraddizione. La nullità per difetto di forma non rende il rapporto di lavoro “intrinsecamente impossibile” da convertire più di quanto non lo sia già a causa del divieto di conversione nel pubblico impiego. Anzi, la mancanza di un contratto scritto rappresenta un’elusione delle norme interne anti-abuso (come quelle sulla causale o sulla durata massima), che sono proprio l’attuazione della direttiva europea. Pertanto, la violazione formale non può che rafforzare il diritto alla tutela.

Le Conclusioni: Un Messaggio Chiaro alle Pubbliche Amministrazioni

La sentenza invia un messaggio inequivocabile: la tutela del lavoratore precario non ammette scorciatoie formali. La Pubblica Amministrazione è doppiamente responsabile: sia quando reitera abusivamente contratti a termine, sia quando omette di stipularli nella forma scritta richiesta dalla legge. Il lavoratore, parte debole del rapporto, non può subire le conseguenze negative di queste illegittimità.

Questa decisione consolida la protezione dei lavoratori precari del settore pubblico, garantendo che il diritto al risarcimento per l’abuso subito non venga vanificato da vizi formali imputabili al datore di lavoro. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello, rinviando la causa a un nuovo giudice che dovrà decidere applicando il principio secondo cui la tutela risarcitoria facilitata spetta al lavoratore anche in caso di nullità dei contratti per mancanza di forma scritta.

Un lavoratore pubblico con contratti a termine nulli per mancanza di forma scritta ha diritto al risarcimento per l’abuso di precariato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la nullità del contratto dovuta alla mancanza della forma scritta, essendo una violazione imputabile al datore di lavoro pubblico, non esclude il diritto del lavoratore a ottenere la tutela risarcitoria agevolata per l’abusiva reiterazione dei rapporti di lavoro.

Perché la nullità del contratto non impedisce la tutela del lavoratore precario?
Perché la tutela prevista dalla normativa europea mira a proteggere il “rapporto di lavoro” anche a prescindere dalla validità del contratto. Inoltre, la mancanza di forma scritta rappresenta un’ulteriore violazione da parte del datore di lavoro che elude le norme anti-abuso. Negare il risarcimento a causa di questo vizio sarebbe contrario al principio di effettività della tutela e premierebbe il comportamento illegittimo dell’amministrazione.

Qual è la misura del risarcimento riconosciuta in questi casi?
La sentenza conferma l’applicazione della tutela risarcitoria forfettaria, che esonera il lavoratore dalla prova del danno. Tale tutela consiste in un’indennità onnicomprensiva che, secondo la normativa di riferimento (art. 32, comma 5, L. 183/2010), è compresa tra un minimo di 2,5 e un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, ferma restando la possibilità per il lavoratore di provare un danno maggiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati