LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trattamento retributivo: come tutelarlo nel passaggio

Un dipendente pubblico, trasferito da un ente a un altro, subiva una riduzione dello stipendio a causa della sostituzione di una voce retributiva con un’altra di importo inferiore. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito, stabilendo che in caso di passaggio diretto di personale, il lavoratore ha diritto a conservare il trattamento retributivo globale precedente. L’eventuale eccedenza deve essere erogata come assegno ‘ad personam’ riassorbibile, garantendo la protezione della retribuzione acquisita.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Trattamento Retributivo: Come Tutelarlo nel Passaggio tra Amministrazioni

Il passaggio di un dipendente da una Pubblica Amministrazione a un’altra è un evento che solleva importanti questioni sulla continuità del rapporto di lavoro, in particolare riguardo al trattamento retributivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 24289/2024, ha chiarito un principio fondamentale: il lavoratore ha diritto a conservare il livello retributivo complessivo maturato, anche se cambiano le singole voci che compongono lo stipendio. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso: Trasferimento tra Enti e Stipendio Ridotto

La vicenda riguarda un lavoratore, inizialmente dipendente di un ente di sviluppo agricolo, che viene trasferito a un’agenzia regionale per i rifiuti e le acque. Nel suo precedente impiego, il dipendente percepiva una specifica indennità legata all’anzianità nel settore edile (Anzianità Professionale Edile o APE), prevista dal contratto collettivo di provenienza.

Al momento del passaggio al nuovo ente, quest’ultimo ha smesso di corrispondere l’APE, sostituendola con una diversa indennità di anzianità (Retribuzione Individuale di Anzianità o RIA), prevista dal nuovo contratto collettivo applicato. Poiché la RIA era di importo inferiore all’APE, il lavoratore ha subito una decurtazione del suo stipendio complessivo. I giudici di merito avevano dato ragione all’amministrazione, ritenendo che l’APE fosse una voce accessoria e specifica del precedente rapporto, non trasferibile nel nuovo.

La Tutela del Trattamento Retributivo Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione, accogliendo il ricorso del lavoratore. I giudici hanno affermato che la normativa sul passaggio di personale tra amministrazioni pubbliche (in particolare l’art. 31 del D.Lgs. 165/2001, che richiama l’art. 2112 del Codice Civile sul trasferimento d’azienda) è finalizzata a garantire due elementi cruciali:

1. La continuità giuridica del rapporto di lavoro.
2. Il mantenimento del trattamento economico acquisito.

Il principio cardine non è la conservazione di ogni singola voce retributiva, ma la salvaguardia del livello retributivo globale. Se il trattamento economico previsto dal nuovo contratto è inferiore a quello precedentemente goduto, la differenza deve essere compensata attraverso l’erogazione di un assegno ad personam, destinato a essere progressivamente assorbito dai futuri aumenti contrattuali.

Le motivazioni

La Corte ha specificato che l’errore dei giudici di merito è stato quello di analizzare la natura della singola voce retributiva (l’APE), anziché confrontare il trattamento retributivo complessivo prima e dopo il trasferimento. Il criterio corretto non è distinguere tra voci fondamentali e accessorie, ma verificare se la corresponsione di un elemento sia certa nell’ammontare e nella debenza. Nel caso di specie, l’APE era un beneficio certo, connesso all’anzianità di servizio e non aleatorio.

La Cassazione ha inoltre sottolineato che la Costituzione (art. 36) impone che la retribuzione sia proporzionata ed adeguata, e tale valutazione va fatta sulla globalità dello stipendio, non sulle sue singole componenti. Pertanto, eliminare una voce retributiva senza un’adeguata compensazione viola il principio di irriducibilità della retribuzione, che si applica all’importo totale e non alle singole indennità.

Il fatto che il nuovo contratto prevedesse un’indennità analoga (la RIA), seppur di importo inferiore, non giustificava la riduzione dello stipendio. Anzi, confermava l’esistenza di un istituto omogeneo, rendendo ancora più evidente la necessità di quantificare correttamente il compenso spettante al lavoratore per mantenere il livello precedente.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per tutti i dipendenti pubblici coinvolti in processi di mobilità o trasferimento. Le implicazioni pratiche sono chiare: un’amministrazione non può ridurre lo stipendio complessivo di un lavoratore trasferito semplicemente perché il nuovo contratto collettivo non prevede una specifica indennità che prima percepiva. Il diritto acquisito riguarda il monte retributivo totale. La soluzione prevista dalla legge è l’assegno ad personam riassorbibile, uno strumento che bilancia la necessità di applicare il nuovo contratto con il diritto del lavoratore a non subire un peggioramento economico (divieto di reformatio in pejus). La decisione riafferma che la tutela del lavoratore deve essere effettiva e basata su una valutazione complessiva e non atomistica della sua retribuzione.

Cosa accade allo stipendio di un dipendente pubblico trasferito a un’altra amministrazione con un contratto collettivo diverso?
Il dipendente ha diritto a conservare il suo trattamento economico complessivo. Se il nuovo contratto prevede una retribuzione inferiore, la differenza deve essere erogata tramite un assegno ‘ad personam’ riassorbibile, per garantire che lo stipendio totale non diminuisca.

È legittimo che la nuova amministrazione sostituisca una specifica indennità con un’altra di importo inferiore?
No, se questo comporta una riduzione del trattamento retributivo globale. La Corte di Cassazione ha chiarito che non bisogna guardare alle singole voci retributive, ma all’importo totale dello stipendio, che non può essere ridotto a seguito del trasferimento.

Qual è il ruolo dell’assegno ‘ad personam’ in questi casi?
L’assegno ‘ad personam’ serve a compensare la differenza tra il vecchio e il nuovo stipendio, garantendo al lavoratore il mantenimento del livello retributivo acquisito. È definito ‘riassorbibile’ perché il suo importo diminuirà progressivamente con i futuri aumenti di stipendio previsti dal nuovo contratto, fino ad azzerarsi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati