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Trattamento economico lettori: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul trattamento economico dei lettori universitari, stabilendo i criteri per il calcolo della retribuzione equiparata a quella dei ricercatori. L’ordinanza chiarisce la natura riassorbibile dell’assegno ‘ad personam’ e i parametri di calcolo per i periodi antecedenti al 1987, accogliendo anche la richiesta di considerare l’impegno orario effettivamente svolto dal lavoratore.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Trattamento Economico Lettori: La Cassazione Fissa i Paletti per il Calcolo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene sulla lunga e complessa questione del trattamento economico dei lettori universitari, fornendo chiarimenti cruciali per il calcolo delle loro retribuzioni. La pronuncia definisce la natura e la gestione delle differenze retributive rispetto ai ricercatori confermati, bilanciando la tutela dei diritti acquisiti con la corretta applicazione delle normative succedutesi nel tempo.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia Legale

Il caso ha origine dalla vicenda di una lettrice di lingua straniera, in servizio presso un ateneo italiano dal 1982. Con una precedente sentenza passata in giudicato, le era stato riconosciuto il diritto a un contratto di lavoro a tempo indeterminato e al trattamento economico spettante ai ricercatori universitari confermati, come previsto dal d.l. n. 2/2004.

Tuttavia, l’ateneo aveva liquidato somme ritenute inferiori al dovuto, interpretando la normativa alla luce di una legge successiva (l. n. 240/2010) che, a suo dire, limitava tale equiparazione. La lavoratrice aveva quindi nuovamente adito il tribunale, ottenendo una condanna dell’università al pagamento di significative differenze retributive.

La vicenda è approdata in Corte di Cassazione una prima volta, che ha cassato con rinvio la decisione d’appello, stabilendo la necessità di applicare la nuova normativa. La Corte d’appello, in sede di rinvio, ha parzialmente accolto le ragioni dell’università, riducendo l’importo dovuto. Contro questa nuova decisione, sia l’ateneo che la lettrice hanno proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente sia il ricorso principale dell’università sia quello incidentale della lavoratrice. Di conseguenza, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’appello in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame della vertenza attenendosi ai principi di diritto enunciati.

Le Motivazioni: Riassorbimento e Criteri di Calcolo del trattamento economico lettori

Le motivazioni della Corte si concentrano su tre aspetti fondamentali che chiariscono come deve essere gestito il trattamento economico dei lettori in queste fattispecie.

L’Assegno “ad personam” e il Principio del Riassorbimento

Il primo punto chiave riguarda la natura della differenza retributiva spettante al lettore. La Cassazione ha stabilito che la tutela prevista dalla legge n. 240/2010, che garantisce la conservazione del trattamento economico più favorevole, si configura come un assegno ad personam.

Contrariamente a quanto sostenuto dalla lavoratrice e ritenuto dalla corte di merito, questo assegno non è intangibile. Esso è soggetto alla regola generale del riassorbimento. Ciò significa che l’importo extra viene progressivamente eroso e assorbito dai futuri aumenti contrattuali previsti per la categoria di inquadramento (collaboratori esperti linguistici – CEL). La Corte ha precisato che la norma sulla non riassorbibilità citata dalla difesa (art. 51 CCNL 1996) si applica solo al rapporto tra contratto nazionale e contrattazione integrativa di ateneo, e non può essere estesa a questo contesto per creare un aggancio retributivo definitivo e cristallizzato alla figura del ricercatore, che era proprio ciò che il legislatore del 2010 intendeva evitare.

Il Calcolo per il Periodo Antecedente al 1987

Il secondo motivo di ricorso dell’università, anch’esso accolto, verteva sul corretto parametro di calcolo per il periodo precedente al 1987. In quegli anni, non esisteva ancora la distinzione tra ricercatore a tempo pieno e a tempo definito. La Corte ha chiarito che, per coerenza normativa, si deve utilizzare il parametro orario previsto per l’attività didattica dei ricercatori a tempo pieno e definito introdotto successivamente dal d.l. n. 57/1987.

In pratica, il calcolo corretto non deve basarsi su un divisore generico, ma deve utilizzare il rapporto specifico: la retribuzione va divisa per 350 ore (impegno orario del ricercatore a tempo pieno) e moltiplicata per 200 ore (impegno del ricercatore a tempo definito). Questo assicura un’equiparazione parametrata e proporzionata.

L’Accoglimento del Ricorso Incidentale: L’Importanza dell’Orario Effettivo

Infine, la Corte ha dato ragione alla lettrice sul suo ricorso incidentale. La lavoratrice lamentava che la Corte d’appello avesse limitato il calcolo alle sole ore di lavoro previste contrattualmente, senza considerare l’eventuale maggiore orario effettivamente svolto.

Su questo punto, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il trattamento retributivo deve essere commisurato alla quantità di lavoro svolto e quantificato tenendo conto dell’«impegno orario assolto». Spetta naturalmente al lavoratore l’onere di provare di aver svolto un numero di ore superiore a quello contrattuale, ma non è legittimo escludere a priori tale possibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la risoluzione del contenzioso sul trattamento economico dei lettori universitari. Da un lato, protegge i diritti acquisiti tramite un assegno ad personam, evitando una reformatio in peius. Dall’altro, chiarisce che tale protezione non è statica, ma dinamica, in quanto soggetta al riassorbimento da parte dei futuri miglioramenti contrattuali.

Inoltre, stabilisce criteri di calcolo precisi e coerenti con l’evoluzione normativa, assicurando che l’equiparazione al ricercatore sia un parametro per determinare la giusta retribuzione e non una piena e automatica assimilazione di status. Infine, riafferma il principio per cui la retribuzione deve sempre corrispondere al lavoro effettivamente prestato.

L’assegno che protegge la retribuzione di un ex lettore universitario è riassorbibile nei futuri aumenti?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che la differenza retributiva, conservata a titolo di ‘assegno ad personam’, è soggetta alla regola generale del riassorbimento e viene quindi progressivamente ridotta dagli incrementi retributivi previsti dalla contrattazione collettiva.

Come si calcola la retribuzione di un lettore per il periodo precedente al 1987?
Per il periodo antecedente al 1987, quando non esisteva la distinzione tra ricercatore a tempo pieno e definito, la retribuzione va calcolata utilizzando il rapporto orario stabilito dal d.l. n. 57/1987, ossia dividendo la retribuzione per 350 ore e moltiplicando il risultato per 200 ore.

La retribuzione dell’ex lettore deve essere calcolata solo sulle ore previste dal contratto?
No, la Corte ha stabilito che il calcolo deve tenere conto dell’«impegno orario assolto», ovvero della quantità di lavoro effettivamente svolta. Se il lavoratore prova di aver lavorato più ore rispetto a quelle contrattuali, la retribuzione deve essere adeguata di conseguenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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