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Trattamento economico docenti: no a parità automatica

Un docente universitario, che svolgeva anche attività assistenziale in un’azienda ospedaliera, ha richiesto un trattamento economico aggiuntivo identico a quello dei dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la normativa (D.Lgs. 517/1999) non prevede un’automatica parità. Il trattamento economico dei docenti universitari deve essere ‘congruo e proporzionato’, ma è erogato nei limiti di fondi specifici e deve essere valutato nel complesso della retribuzione totale, che include già lo stipendio universitario.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Trattamento economico docenti universitari: la Cassazione nega l’automatica parità con i medici ospedalieri

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per il personale accademico che presta servizio nel Servizio Sanitario Nazionale, chiarendo i criteri per la determinazione del trattamento economico dei docenti universitari. La Suprema Corte ha stabilito che non esiste un diritto all’automatica equiparazione economica con i dirigenti medici ospedalieri, ma si deve applicare un criterio di congruità e proporzionalità, tenendo conto dei fondi disponibili.

Il caso: la richiesta di un docente

Un professore universitario, che svolgeva anche attività assistenziale presso un’Azienda Ospedaliero-Universitaria, aveva citato in giudizio l’Azienda e l’Università. La sua richiesta era di ottenere la condanna al pagamento delle stesse indennità percepite dai dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale (indennità di esclusività, di specificità medica, di posizione e di risultato), al netto di quanto già percepito.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano rigettato la sua domanda. I giudici di merito avevano sostenuto che il trattamento aggiuntivo per i docenti universitari, pur dovendo essere parametrato a quello dei medici ospedalieri, non implica un’assoluta identità, essendo limitato dalle specifiche disponibilità finanziarie di un fondo autonomo e distinto.

L’evoluzione normativa del trattamento economico docenti universitari

Per comprendere la decisione, è necessario analizzare l’evoluzione della normativa. In passato, il sistema (art. 102 del d.P.R. 382/1980) era basato su un principio di perequazione, volto a garantire un’equiparazione del trattamento economico complessivo tra le due categorie.

Con il D.Lgs. 517/1999, il legislatore ha introdotto un nuovo modello. L’art. 6 di tale decreto prevede un “trattamento aggiuntivo” per i docenti, finanziato da risorse specifiche. Questo trattamento deve essere definito secondo criteri di “congruità e proporzione” rispetto a quello dei medici ospedalieri e adeguato agli incrementi contrattuali di questi ultimi.

La decisione della Cassazione: Congruità non significa identità

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del docente, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della sentenza è l’interpretazione dei concetti di “congruità e proporzione”.

Il principio di non automatica parità

La Suprema Corte ha chiarito che il legislatore non ha voluto estendere automaticamente la disciplina economica prevista dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) della dirigenza medica ai professori universitari. Se l’intento fosse stato quello di una totale parificazione, non sarebbe stato necessario creare un complesso meccanismo basato su fondi distinti e criteri di proporzionalità.

Il ruolo del trattamento complessivo

Il sistema è ancora finalizzato a garantire un’omogeneizzazione della retribuzione, ma questa va valutata nel suo complesso. Occorre considerare che il docente universitario percepisce già un trattamento economico dall’Università per la sua attività di didattica e ricerca. Il trattamento aggiuntivo serve a remunerare l’attività assistenziale, ma non può essere semplicemente sommato a quello base per raggiungere l’identico importo di un medico ospedaliero, voce per voce. La valutazione di adeguatezza deve considerare la retribuzione totale del docente e confrontarla con quella del medico.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una lettura sistematica delle norme. Il richiamo all’art. 102 del d.P.R. 382/1980, contenuto nel D.Lgs. 517/1999, non serve a importare il vecchio sistema, ma a ribadire il fine perequativo generale. Tuttavia, questo fine viene perseguito con strumenti nuovi: la distinzione tra le componenti del trattamento aggiuntivo e la loro erogazione nei limiti delle risorse stanziate. La Corte sottolinea che una pretesa economica può essere fondata solo se si dimostra che le risorse stanziate sono insufficienti a garantire quella finalità di perequazione complessiva, rendendo il trattamento totale del docente palesemente inadeguato rispetto a quello del medico di pari funzione.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce che il trattamento economico dei docenti universitari che svolgono attività assistenziale non deve essere identico a quello dei dirigenti medici. Il diritto del docente è a un trattamento aggiuntivo che, sommato allo stipendio universitario, risulti congruo e proporzionato. La pretesa di una parità assoluta, voce per voce, è infondata, poiché la legge ha previsto un sistema autonomo, seppur collegato, che tiene conto di fondi dedicati e della specificità del doppio ruolo, accademico e assistenziale, del professore universitario.

Un docente universitario che svolge attività assistenziale ha diritto allo stesso stipendio di un medico ospedaliero?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non ha diritto a un trattamento economico identico, ma a un trattamento aggiuntivo che, valutato insieme allo stipendio universitario, risulti complessivamente “congruo e proporzionato” a quello di un medico di pari funzioni, senza una corrispondenza automatica per ogni singola voce retributiva.

Cosa significa che il trattamento economico deve essere “congruo e proporzionato”?
Significa che il trattamento aggiuntivo non deve essere necessariamente uguale a quello previsto per i medici ospedalieri, ma deve essere ragionevole e adeguato rispetto a quel parametro. Implica un bilanciamento che tenga conto sia della finalità di equiparazione sia dei limiti delle risorse disponibili, escludendo un’automatica estensione della contrattazione collettiva della dirigenza medica.

Le risorse finanziarie disponibili possono limitare il trattamento economico dei docenti universitari?
Sì. La legge stabilisce che i trattamenti aggiuntivi sono erogati nei limiti delle risorse specificamente stanziate in un apposito fondo. Questo limite finanziario è un elemento centrale del sistema e impedisce il riconoscimento di pretese economiche che vadano oltre la capienza del fondo stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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