LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trattamento di fine servizio: la Cassazione decide

Un dipendente pubblico, riammesso in servizio presso la stessa amministrazione dopo un’interruzione, ha contestato il calcolo separato del suo TFR per i due periodi lavorativi. La Corte di Cassazione ha confermato che il rapporto di lavoro deve essere considerato unitario e, di conseguenza, il trattamento di fine servizio non può essere frazionato, ma va calcolato sull’intera anzianità di servizio maturata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Trattamento di Fine Servizio Unico per Carriere Interrotte: La Cassazione Conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24184/2024, ha ribadito un principio cruciale per i dipendenti pubblici in materia di trattamento di fine servizio (TFS). La pronuncia chiarisce che, in caso di riammissione in servizio presso la medesima amministrazione, il rapporto di lavoro deve considerarsi unitario e, pertanto, il TFS non può essere calcolato separatamente per i diversi periodi lavorativi. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole al lavoratore, garantendo un calcolo più vantaggioso della liquidazione.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguardava un dipendente di un’amministrazione comunale. La sua carriera si era articolata in due distinti periodi: un primo, lungo arco temporale dal 1975 al 2000, al termine del quale era stato collocato a riposo su sua richiesta; e un secondo periodo, a seguito di riammissione in servizio, dall’inizio del 2001 fino alla cessazione definitiva nel 2006.

L’ente previdenziale, al momento della liquidazione finale, aveva calcolato il trattamento di fine servizio in modo frazionato, considerandoli come due rapporti di lavoro separati. Questa modalità di calcolo risultava penalizzante per il lavoratore. Di conseguenza, il dipendente aveva agito in giudizio per ottenere il riconoscimento del suo diritto alla riliquidazione del TFS, basata sulla totalità degli anni di servizio prestati presso lo stesso ente.

La Corte d’Appello aveva dato ragione al lavoratore, ma l’ente previdenziale aveva deciso di ricorrere in Cassazione, sostenendo la legittimità del calcolo frazionato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. I giudici di legittimità hanno ritenuto il motivo di ricorso infondato, richiamando un solido e consolidato orientamento giurisprudenziale, inaugurato dalla storica sentenza delle Sezioni Unite n. 24280/2014.

Il principio cardine è quello della non frazionabilità (o “infrazionabilità”) dell’indennità premio di servizio. Secondo la Corte, il rapporto di lavoro non può essere spezzettato ai fini del calcolo del TFS, a meno che non si verifichi una condizione specifica: la cessazione del rapporto originario e la costituzione di un nuovo rapporto di lavoro con un ente diverso. Poiché nel caso di specie il lavoratore era stato riammesso in servizio presso la stessa amministrazione comunale, con il riconoscimento dell’anzianità maturata, il rapporto doveva essere considerato unitario.

Le Motivazioni della Sentenza sul Trattamento di Fine Servizio

Le motivazioni della Corte si fondano su argomentazioni giuridiche precise. In primo luogo, viene ribadito che il diritto alla riammissione in servizio con salvezza dell’anzianità non può incidere in senso negativo sul calcolo del trattamento di fine servizio. L’unitarietà del rapporto con il medesimo datore di lavoro pubblico impone un calcolo complessivo basato sulla totalità degli anni di iscrizione al regime previdenziale, fino alla cessazione definitiva.

In secondo luogo, la Corte sottolinea come la tesi della frazionabilità, sostenuta dall’ente previdenziale, sia stata superata dall’evoluzione normativa, in particolare dalla riforma delle pensioni introdotta con la legge n. 335 del 1995. Tale riforma ha avviato un processo di “armonizzazione” dei trattamenti di fine servizio dei dipendenti pubblici, avvicinandoli alla disciplina privatistica del TFR (art. 2120 del codice civile). Questo ha fatto venir meno il presupposto su cui si basava la tesi della frazionabilità, ossia la natura prevalentemente previdenziale e non retributiva dell’indennità.

Di conseguenza, anche se il rapporto di lavoro è stato modificato nel tempo, la sua essenza unitaria prevale, rendendo illegittimo un calcolo separato che penalizzerebbe il lavoratore.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma a tutela dei diritti dei lavoratori del settore pubblico. La decisione stabilisce con chiarezza che la continuità del rapporto di lavoro con lo stesso ente, anche se interrotta e poi ripresa tramite riammissione, garantisce un calcolo unitario del trattamento di fine servizio. Questa pronuncia offre certezza giuridica ai dipendenti che si trovano in situazioni analoghe, assicurando che la loro anzianità di servizio venga pienamente valorizzata al momento della liquidazione finale e impedendo agli enti previdenziali di applicare metodi di calcolo penalizzanti e non conformi ai principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità.

È possibile dividere il calcolo del Trattamento di Fine Servizio (TFS) se un dipendente pubblico viene riammesso in servizio dallo stesso datore di lavoro?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che in caso di riammissione in servizio presso lo stesso ente, il rapporto di lavoro è considerato unitario e il TFS non è frazionabile. Il calcolo deve basarsi sulla totalità degli anni di servizio.

Qual è il principio chiave applicato dalla Corte in questa decisione?
Il principio fondamentale è quello dell’infrazionabilità dell’indennità premio di servizio, come stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 24280/2014), salvo il caso in cui il rapporto originario cessi e ne venga costituito uno nuovo con un ente diverso.

Come ha influito la riforma delle pensioni (legge 335/1995) su questo tipo di controversie?
La riforma ha “armonizzato” i trattamenti di fine servizio dei dipendenti pubblici, assoggettandoli a una disciplina più vicina a quella privatistica. Questo ha indebolito la tesi della natura puramente previdenziale del TFS, che era alla base della richiesta di frazionabilità avanzata dall’ente previdenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati